La Nato potrebbe avere un approccio più proattivo. Le parole dell’ammiraglio Cavo Dragone aprono a uno scenario inedito per i paesi occidentali. Ne abbiamo discusso con il sen. Giulio Terzi di Sant’Agata, Presidente della IV Commissione Politiche dell’Unione europea del Senato
Negli ultimi giorni hanno tenuto banco le reazioni della politica italiana alle parole dell’ammiraglio Cavo Dragone, presidente del Comitato militare della NATO, nella sua intervista al Financial Times. “Stiamo studiando tutto… Nel cyber siamo in qualche modo reattivi. Essere più aggressivi o essere proattivi invece che reattivi è qualcosa a cui stiamo pensando”, ha detto l’ammiraglio al quotidiano britannico.
L’AGGRESSIVITÀ RUSSA E LA PROATTIVITÀ DELLA NATO
Ma è davvero possibile immaginare che la Nato, un’alleanza creata con scopi difensivi, possa mutare il proprio orientamento?
“Il sistema del comitato militare è un sistema di funzionari internazionali che presiedono un organismo che risponde alla sua organizzazione – ha detto a Policymakermag il sen. Giulio Terzi di Sant’Agata, Presidente della IV Commissione Politiche dell’Unione europea del Senato -. Quindi, in linea di principio e a prescindere che si tratti dell’Ammiraglio Cavo Dragone o da altri, i funzionari rispondono alla Nato. Questo per inquadrare i termini della questione”.
La rinnovata aggressività russa ha sottoposto l’ordine mondiale a una pressione di cui la Nato non può non tener conto. “Che in seno all’Alleanza atlantica, già dal vertice di Madrid del 2022, ci sia grande attenzione e si stia lavorando a concetti strategici è vero – ci ha detto il senatore Terzi di Sant’Agata -. Già in quell’anno si individuava nella Cina e nella Russia degli antagonisti, oltre che dei partner, parlo della Cina. Gli elementi di rischio sono numerosi e di diversa natura. Per esempio, l’utilizzo di apparecchiature informatiche o la raccolta abusiva di dati abusiva per fare attività di spionaggio”.
ATTACCHI IBRIDI E INFLUENZA COGNITIVA
Negli ultimi anni “gli attacchi ibridi, nel senso che sono di origine sconosciuta o, per lo meno, che cercano di essere di origine sconosciuta, nei paesi europei hanno fatto saltare depositi di carburante, di materiale militare, hanno minacciato le infrastrutture civili, hanno bloccato sistemi adi controllo aeroportuali”.
Ma non solo. “C’è un altro aspetto molto sofisticato, diffuso e con tantissimi campi di applicazione. Sto parlando dell’influenza cognitiva”. Un pericolo con tante facce. “Può essere la deviazione degli orientamenti dei giovani, la disinformazione circa il valore della democrazia”. Oppure le fake news. “Ricordo nel 2016 la falsa notizia di alcuni concorrenti alle elezioni statunitensi accusati di bere sangue di bambini. Ecco QAnon è un’organizzazione, pilotata dall’esterno, da un paese non facente parte del blocco occidentale, che raccontava queste falsità”.
ATTACCHI CYBER: LA CRESCITA DI CONSAPEVOLEZZA
Oggi abbiamo una consapevolezza molto più ampia. “Cito il rapporto pubblicato dal Ministro della Difesa Guido Crosetto. Ecco questo è un tema che nel mio lavoro è diventato centrale, è oggetto di ogni consultazione e di ogni audizione che facciamo con i Commissari europei. In particolare, gli ultimi due, il Commissario ai trasporti Maros Sefcovic e il Commissario europeo per la Giustizia McGrath”.
Quest’ultimo ha parlato dello scudo per la democrazia che si articola su tre pilastri principali:
- salvaguardare l’integrità dello spazio di informazione;
- rafforzare le nostre istituzioni, elezioni eque e libere e media liberi e indipendenti; e
- rafforzare la resilienza della società e l’impegno dei cittadini.
“Quando si parla di attacchi ibridi lo sviluppo della capacità di attribuzione rientra in alcuni libri bianchi dei paesi europei e nel libro bianco della cyber security della prima presidenza Trump”. La ratio della strategia americana prevede che quando si sottraggono dei dati “dall’occidental pipeline” la risposta non si limita a “distruggere i server i sistemi operativi degli attanti ma era riuscito anche a recuperare dati sottratti”.
LA DIFESA PROATTIVA
Da questa angolazione assume un significato preciso la strategia di “difesa proattiva”. Un’azione, dunque, “di difesa, di recupero e di deterrenza”. In questo senso “una strategia di difesa cyber non può essere soltanto difensiva. Esattamente come per gli armamenti. Il cyber è un’arma”.

