La riforma degli ammortizzatori ottiene l’ok anche dei professionisti. Sul collegamento tra politiche attive e passive però “dovrebbero essere coordinate da un unico soggetto istituzionale, per evitare gli errori del passato”, mentre si sollecita inoltre “la creazione di una banca dati per il tracciamento dei percorsi professionali del lavoratori”
“Sì all’universalità delle tutele con contribuzione differenziata per categorie e classi dimensionali, ma resta da chiarire quali sono gli oneri a carico del datore di lavoro”. Sono i dubbi relativi alla riforma degli ammortizzatori sociali che il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, ha espresso al titolare del dicastero del Lavoro, Andrea Orlando, sottolineando la necessità di introdurre “modalità di accesso e di gestione con procedure snelle ed efficienti, evitando sovrapposizioni delle competenze con le Regioni”.
LO STATO DELLA RIFORMA DEGLI AMMORTIZZATORI
La riforma prevede una serie di incentivi, da quelli per chi assume lavoratori in Cigs agli sconti-premio per chi non usa a lungo la cassa. L’idea è quella di tre anni di transizione, dal 2022 al 2024, con la copertura a carico della fiscalità generale. “Di fondi – sottolineano però da Confcommercio – ne serviranno parecchi (circolano stime tra i 6 e i 10 miliardi) per dare la cassa a tutti i lavoratori, anche quelli nelle aziende da 1 a 5 dipendenti. Ma si tratta di una necessità non più rinviabile, come ha dimostrato l’emergenza Covid. I conti però li deve ancora fare il ministro dell’Economia, Daniele Franco, che condivide l’impianto della riforma ma ha chiesto a tutti, così come per la riforma del fisco, di attendere settembre quando saranno aggiornate le stime di Pil e deficit”.
Per i più precari si potenzierebbe la Dis-Coll (tanti mesi quanti i contributi versati, posticipo del decalage, contributi figurativi). Anche la Naspi verrebbe rafforzata (con un trattamento di maggior favore per i più anziani che più difficilmente ritrovano un impiego). Per gli autonomi arriverebbero più tutele per la maternità e più giorni di malattia, in attesa di valutare l’impatto dell’Iscro, da rendere semmai permanente. La platea dei beneficiari della Cig, invece, sarebbe estesa a tutti i lavoratori subordinati, e ci sarebbe un aumento del beneficio. Verrebbero anche introdotte due nuove causali, “prospettata cessazione dell’attività” e “liquidazione giudiziale” oltre a specificare che la riorganizzazione aziendale potrà essere invocata anche in caso di “processi di transizione”. Verrebbe anche rafforzato il contratto di solidarietà ed esteso ulteriormente il contratto di espansione. La riforma azzererebbe l’attuale contatore sia per la Cig che per la Cigs. La cassa in deroga sarebbe superata con la creazione di un Fondo emergenziale intersettoriale, finanziato con un contributo a carico dei fondi bilaterali.
“Occorre chiarire in che modo l’inclusività delle prestazioni dei nuovi ammortizzatori si concilierebbe con la sostenibilità contributiva da parte delle imprese e in che modo verrebbe concretamente tradotto il principio dell’evoluzione assicurativa delle tutele”. È il commento di Donatella Prampolini, vicepresidente di Confcommercio”. Così pure va chiarito quale sarebbe l’effettivo concorso della finanza pubblica in una necessaria fase di transizione, che tenga particolarmente presente l’impatto profondo dell’emergenza Covid19 su tanta parte del terziario di mercato”.
CONFPROFESSIONI: EVITARE ERRORI DEL PASSATO
Positivo il giudizio sul collegamento tra politiche attive e passive che però “dovrebbero essere coordinate da un unico soggetto istituzionale, per evitare gli errori del passato”, aggiunge Stella, che sollecita inoltre “la creazione di una banca dati per il tracciamento dei percorsi professionali del lavoratori”.
Sul fronte delle tutele ai lavoratori autonomi l’impianto della riforma “è condivisibile – afferma Stella – ma resta da definire la partecipazione ai corsi di aggiornamento obbligatori per chi usufruisce dell’indennità Iscro”.
Non si è parlato esclusivamente della riforma degli ammortizzatori. Confprofessioni giudica positivo anche il richiamo del ministro Orlando all’equo compenso per i liberi professionisti che, secondo Stella, “dovrebbe essere agganciato ad un automatismo che obblighi la P.A. ad applicarlo sulla base dei parametri ministeriali, sanzionando quelle amministrazioni che non rispettino l’equo compenso”. Infine, Stella accoglie con favore anche la proposta di un credito d’imposta per il welfare dei professionisti gestito dalle casse di previdenza private.