Il presidente del Consiglio aggiorna il Parlamento sull’invasione del territorio ucraino da parte di Vladimir Putin
Com’è noto, da Kiev passa oltre il 37% del gas naturale diretto dalla Russia verso Occidente (dati del 2021): una percentuale che negli ultimi anni si è ridotta, di pari passo con la realizzazione di nuovi gasdotti che hanno permesso l’apertura di rotte alternative, ma che comunque non consente ai Paesi europei di prescindere dalle forniture in arrivo dalla nazione al momento sotto attacco russo. Tanto meno all’Italia, che dipende da Mosca per il 40% delle proprie importazioni di gas naturale. Parlerà probabilmente anche e soprattutto della questione energetica, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, rendendo comunicazioni al Parlamento (stamattina in Senato, nel pomeriggio alla Camera).
Perché l’arma di ricatto formidabile che Vladimir Putin esercita nei confronti dell’Europa è oramai innegabile. E infatti il presidente russo ha da tempo iniziato a chiudere i “rubinetti” in direzione di Kiev, dato che i flussi di gas in transito dall’Ucraina sono ai minimi degli ultimi anni. L’Italia, negli ultimi giorni, ha così iniziato a guardarsi attorno, cercando fornitori in Africa: ieri il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, è volato in Algeria per rafforzare la cooperazione energetica.
Ma Mario Draghi parlerà anche della situazione sul campo, tanto più che i negoziati non stanno fermando l’invasione russa. L’ambasciata italiana ha appena raccomandato ai connazionali ancora presenti a Kiev e dintorni di utilizzare i mezzi tuttora disponibili, inclusi i treni, per lasciare la capitale ucraina, negli orari in cui non c’è il coprifuoco.
COSA HA DETTO DRAGHI SULL’INVASIONE DELL’UCRAINA DA PARTE DELLA RUSSIA
In apertura di seduta il Presidente del Consiglio dei Ministri Draghi ha dichiarato che l’invasione dell’Ucraina segna una svolta decisiva nella storia europea e obbliga a scelte impensabili fino a qualche mese fa. La decisione senza precedenti di fornire armi all’Ucraina rappresenta anche una spinta verso una maggiore integrazione europea, l’istituzione di una difesa comune per l’autonomia strategica complementare all’Alleanza atlantica, la revisione delle politiche migratorie ed energetiche.
Il piano russo di invasione rapida e conquista del Paese sembra fallire grazie alla resistenza ucraina e all’unità dimostrata dall’Europa, ma le truppe russe proseguono l’avanzata per prendere possesso delle principali città. La decisione di Mosca di allertare il sistema di difesa, anche nucleare, dimostra l’efficacia delle sanzioni e della resistenza. L’Italia è impegnata a sostenere l’Ucraina dal punto di vista umanitario e migratorio: si stimano milioni di rifugiati verso Polonia e Romania, che potranno contare sul nostro aiuto. Al Consiglio dei Ministri europei si è discusso di corridoi umanitari e di applicazione della direttiva sulla protezione internazionale.
L’Italia ha già inviato un contributo di 110 milioni di euro al Governo di Kiev e ha programmato l’invio di beni e materiale sanitario a sostegno della popolazione. Per questo impegno di solidarietà il Governo ha decretato lo stato di emergenza umanitaria fino dicembre, che non cambia però la fine di stato di emergenza per il Covid. Sul piano militare, il Consiglio Nato ha attivato i cinque piani di risposta graduale; l’Italia contribuisce con 239 unità in Lettonia; sono disponibili ulteriori unità, circa 3.400, le forze aeree in Romania saranno raddoppiate.
L’Unione europea ha dato prova di fermezza e unità varando sanzioni senza precedenti, fino ad impedire alla Banca centrale russa di intervenire per ridurre l’impatto delle sanzioni; sono in approvazione misure anche nei confronti della Bielorussia che ha votato l’eliminazione dello status di Paese denuclearizzato.
L’Italia è pronta ad adottare ulteriori misure contro gli oligarchi, ma al tempo stesso va mantenuta aperta la via del dialogo. Il Governo è al lavoro per contrastare le ricadute del conflitto su diversi piani: protezione di obiettivi sensibili, nucleo per la cybersicurezza, problemi di fornitura energetica. Al momento non ci sono segnali di interruzione della fornitura di gas: nel breve termine non ci sono problemi grazie alle riserve stoccate, ma si lavora alle forniture da altri paesi, incrementi temporanei della produzione a carbone e a petrolio, maggiore flessibilità sui consumi, diversificazione delle fonti di approvvigionamento, semplificazione delle procedure di rinnovabili, investimenti sul biometano.