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Snam, Italgas, Aspi, ARERA, Fincantieri, Sace, Simest, CNR: tutto sulle nomine di primavera

Quali sono i nomi che il Governo sta prendendo in considerazione per i vertici delle partecipate che si decidono in primavera. Tutto sulle nomine

Il governo Meloni si prepara ad affrontare la complessa partita delle nomine ai vertici delle grandi partecipate pubbliche. Una tornata di scelte strategiche che vedrà Fratelli d’Italia rivendicare la guida delle aziende con la nomina degli amministratori delegati, mentre Lega e Forza Italia, in ragione del loro peso, si divideranno le presidenze e i posti nei consigli d’amministrazione. In ballo ci sono i vertici di Snam, Italgas, Fincantieri, Invitalia, Sace, Simest e soprattutto l’Autorità per l’energia (Arera), dove si aprirà una partita decisiva per il settore. Il dossier è delicato: il governo vuole evitare i pasticci del passato e per questo Mef e Cdp inizieranno nei prossimi giorni il lavoro con gli head hunter (sembra in totale tre che si divideranno le società da seguire), a cui sarà affidata la prima selezione dei profili. La parola d’ordine è evitare imbarazzi, come nel passato recente di qualche nomina del settore energia.

NOMINE: SNAM E ITALGAS, I GIOCHI SONO APERTI; MANAGER IN CERCA DI VISIBILITA’

Per Snam la situazione resta incerta. Il governo è freddo sulla gestione di Stefano Venier, considerato non di casa nell’area del centro-destra, non si vede la svolta industriale attesa, dopo la gestione Alvera’. A pesare sulla sua ipotesi di riconferma c’è un elemento costituito anche dall’aumento dei costi del rigassificatore di Ravenna. In alternativa al manager emiliano potrebbe spuntare Fabrizio Palermo, ex Cdp e oggi alla guida di Acea. Ma questa indiscrezione sembra molto lontana dalla realtà, perché Palermo è determinato a concludere il suo mandato in Acea, dove è impegnato, tra l’altro, ad attuare il piano industriale e a portare a termine il progetto del termovalorizzatore di Roma.
 
Su Italgas, invece, la riconferma di Paolo Gallo è al centro della discussione perché sarebbe al suo quarto mandato, un’ipotesi che non scalda il governo e azionisti, nonostante la qualità riconosciuta al manager torinese. Sul tema della presidenza di Italgas invece, la Lega potrebbe puntare su Lorenzo Parola, esperto di settore e già nel board della società, sponsorizzato da Claudio Borghi e Alberto Bagnai e molto attivo ultimamente nei giri romani. Tra i nomi in circolazione per Snam o Italgas emergono anche Emanuela Trentin (Veolia) e Monica Iacono (Engie), due manager in cerca di visibilità, come dimostra il loro attivismo sui social e la presenza a eventi pubblici, nell’ultimo periodo. Trentin, in particolare, ha partecipato al Forum in Masseria di Bruno Vespa (organizzato anche con Comin&Partners), in cui si è parlato di infrastrutture con Matteo Salvini, Benedetto Levi (Iliad) e Roberto Tomasi (Aspi). Un dettaglio da non trascurare: la moglie di Bruno Vespa, Augusta Iannini siede nel CdA di Snam. Nessuna delle due manager, Trentin e Iacono, ha esperienza nel settore delle infrastrutture ma certamente sono molto lanciate e con piglio che suscita molto interesse. La Iacono campeggia in copertina nell’ultimo numero di Fortune Italia (La transizione energetica non è più un’opzione, è imprescindibile- Fortune Italia) dove spiega in un’intervista l’energia di domani.
Per la presidenza di Snam, Forza Italia potrebbe puntare su Guido Bortoni, ex presidente Arera e oggi consulente di molte aziende (anche di molte del perimetro pubblico) che gode di buoni rapporti con l’AD di Enel Flavio Cattaneo e con Matteo Renzi. Bortoni sarebbe spinto dal Ministro Pichetto Fratin, e non dispiace a Giuseppina Di Foggia, AD di Terna, che lo ha apprezzato nella sua esperienza al Cesi.

FINCANTIERI, SACE E SIMEST: TRA CONFERME E NODI DIPLOMATICI

Per Fincantieri, vista la delicatezza del settore, il governo sembra orientato verso la continuità di nomine, evitando scossoni che potrebbero destabilizzare il comparto della difesa. Più intricata la situazione di Sace e Simest, dove si cerca un nuovo presidente. Pasquale Salzano, attuale presidente di Simest, non vorrebbe lasciare il ruolo, nonostante il suo prossimo incarico come ambasciatore in Marocco. Sugli AD si attendono esiti dello scouting degli head hunter per vagliare la qualità dei pochi nomi del set. 
 
Invitalia, invece, resta un nodo da sciogliere. L’attivismo dell’attuale AD Bernardo Mattarella ha creato più di una frizione all’interno della maggioranza, e non è escluso un cambio ai vertici. Particolare attenzione, naturalmente, si dovrà prestare a questo caso. Si starebbe pensando di individuare anche un dg interno vicino all’area governativa

ASPI: BRACCIO DI FERRO TRA CDP E I FONDI BLACKSTONE E MACQUARIE

Tensione ai massimi livelli su Autostrade per l’Italia (Aspi). Il CdA dei giorni scorsi ha visto contrapporsi due visioni opposte: da un lato Cdp, che controlla la società col 51%, dall’altro i fondi Blackstone e Macquarie (24,5% ciascuno). In mezzo c’è l’AD Roberto Tomasi, che ha presentato un PEF da 36 miliardi di euro da realizzare in cinque anni, 15 miliardi in più rispetto al piano iniziale. Tomasi vorrebbe un nuovo mandato o, in alternativa, potrebbe puntare a Snam o Italgas, forte della sua esperienza nelle infrastrutture energetiche. Il suo attivismo nelle stanze della politica è stato notato. Tra i possibili successori si fa anche il nome di Amedeo Gagliardi, soluzione interna che potrebbe mettere d’accordo i soci.
 
NOMINE: ARERA, BATTAGLIA APERTA SUL NUOVO PRESIDENTE
 
Sul fronte Arera, la scelta del successore di Stefano Besseghini è un dossier caldissimo. La Lega vorrebbe Paolo Arrigoni (GSE), mentre Forza Italia punta su Massimo Beccarello. Nel totonomine compare anche Federico Boschi, Capo Dipartimento Energia (DiE) del Mase e vicino a Pichetto Fratin, ma autore del discusso decreto energia che avrebbe fatto infuriare Giorgia Meloni. Tra i candidati interni emerge Massimo Ricci (attuale direttore della Divisione Energia), tecnico che negli ultimi mesi si è fatto spazio nelle stanze del governo.
 
Un’altra ipotesi valutata da Giorgia Meloni sarebbe quella di Lorena De Marco, attualmente in Arera con un lauto distacco da altra società del gruppo GSE, considerata vicina a Fabio Rampelli e all’area romana di Fratelli d’Italia. Un profilo che potrebbe mettere d’accordo le varie anime del partito. La De Marco è da tempo di casa negli uffici del governo e viene vista come esperta del settore a cui rivolgersi. Per lei le porte di Arera o in alternativa del GSE potrebbero aprirsi a breve. Per alcuni, bene informati, ci sarebbe il suo zampino dietro il recente intervento di FDI sul tema del deflatore ad opera di Arera; questo tema ha scatenato polemiche politiche, con il deputato di FdI Riccardo Zucconi che ha annunciato un’interrogazione in Parlamento, parlando di un impatto da 1,5 miliardi di euro e attaccando frontalmente l’attuale presidente di Arera Besseghini. A proposito di quest’ultmo Stefano Besseghini alla scadenza del suo mandato in Arera aspirerebbe a guidare il CNR (l’attuale presidente Maria Chiara Carrozza dovrebbe scadere tra un mese, con poche chance di conferma) o il alternativa la nascente Autorità per il Nucleare.
 
NOMINE, UN BANCO DI PROVA PER IL GOVERNO MELONI
 
Questa tornata di nomine rappresenta una prova di maturità per il governo Meloni. La Premier dovrà dimostrare di saper scegliere in base al merito, senza lasciarsi condizionare da pressioni di lobbisti o manager in cerca di visibilità. La situazione internazionale richiede scelte serie e competenti, soprattutto nel settore energetico e infrastrutturale. Ma il vero banco di prova arriverà l’anno prossimo, quando si aprirà la partita delle grandi controllate pubbliche come Eni, Enel, Leonardo e Poste. Un boccone ancora più grande, su cui si giocherà una battaglia politica ed economica senza precedenti. Meloni sa che non può permettersi errori.
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