La telefonata con Putin è stata un fallimento per Trump, secondo la stampa Usa
La telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin, attesa come un possibile momento di svolta nella guerra in Ucraina, si è rivelata – almeno secondo i media statunitensi – un clamoroso buco nell’acqua. “La parola più usata è fallimento”, ha osservato Paolo Mieli, riprendendo i titoli di testate americane autorevoli. “Una sconfitta di Trump”, prosegue, che ora starebbe valutando un passo indietro nel suo ruolo di aspirante mediatore per la pace.
.@paolomieli: "Sono molto impressionato, sui giornali americani scrivono che la telefonata Trump-Putin è stata un fiasco di dimensioni colossali, la parola più diffusa è "fallimento". Si parla di una sconfitta di Trump che, ora, potrebbe fare un passo indietro"
— 24 Mattino (@24Mattino) May 20, 2025
“Putin – scrive il New York Times – ottiene una vittoria diplomatica con Trump, ma con un avvertimento economico. Il Cremlino ha resistito alle pressioni per un cessate il fuoco immediato come precondizione per i colloqui di pace, ma la spinta del presidente russo per la normalizzazione delle relazioni con gli Stati Uniti sembra in sospeso”.
TRUMP: “PAPA LEONE XIV PUO’ AIUTARE”
Ma c’è di più. Il presidente americano ha dichiarato che “sarebbe fantastico” se i negoziati tra Kiev e Mosca si svolgessero in Vaticano. Un eventuale coinvolgimento diretto di Papa Leone XIV avrebbe un “significato extra” e potrebbe contribuire a placare “amarezza e rabbia”. Una frase che suona come una delega simbolica al Pontefice, e che in molti leggono come una ritirata strategica da un ruolo che Trump aveva inizialmente rivendicato per sé.
Trump ha poi sottolineato più volte che il conflitto ucraino “non è la mia guerra”, spiegando che il suo obiettivo è solo “aiutare” a porre fine alle ostilità. Ma nei fatti, la sua posizione sembra sempre più sfumata e contraddittoria: da un lato dichiara di fare “del nostro meglio per fermare la guerra”, dall’altro rimanda ogni valutazione concreta (“Vi dirò tra due settimane se Kiev sta facendo abbastanza”) e afferma di avere una “linea rossa” nei negoziati che però non vuole rivelare, per non complicare la situazione.
PUTIN IN VANTAGGIO?
Il vero beneficiario della chiamata? Secondo Mieli e gran parte degli osservatori internazionali, è stato Vladimir Putin. Nessuna condanna netta, nessuna nuova pressione da parte americana, nessun passo avanti reale. Il presidente ucraino Zelensky parla apertamente di una Russia che “vuole solo prendere tempo per continuare la guerra”, mentre l’alto rappresentante Ue Kaja Kallas denuncia l’assenza di “serie pressioni sul Cremlino”.
Quanto agli strumenti concreti, Trump ha lasciato aperta la porta alle sanzioni, ma ha chiarito che finora non ha voluto inasprirle per “non peggiorare le cose”. Ha anche riconosciuto le difficoltà diplomatiche, parlando di “grandi ego” ai tavoli negoziali – incluso quello del presidente ucraino, definito “forte, ma non facile”.
VATICANO NUOVO EPICENTRO DIPLOMATICO?
Mentre l’Unione europea chiede con forza di essere coinvolta in eventuali colloqui diretti tra Kiev e Mosca, il Vaticano potrebbe diventare – almeno nelle intenzioni di Trump – un nuovo epicentro simbolico e diplomatico del processo di pace. Per ora resta l’impressione che, più che costruire ponti, Trump stia cercando un’uscita elegante da un ruolo che non riesce a giocare fino in fondo.