Il governo riapre il dibattito sulla caccia. Tra fucili, cinghiali e spiagge: ecco perché il Ddl fa già discutere
Altro che stagione chiusa: con la bozza del nuovo Ddl Caccia firmata dal ministro Francesco Lollobrigida, il mondo venatorio torna prepotentemente al centro del dibattito pubblico. Siamo ancora nella fase di predisposizione, il provvedimento non è ancora neppure stato approvato in Consiglio dei ministri, ma i 18 articoli del testo – trapelati dopo essere stati condivisi con Regioni e associazioni di categoria – stanno già accendendo gli animi. Da un lato le federazioni dei cacciatori, che parlano di riforma attesa e necessaria. Dall’altro ambientalisti e animalisti, che gridano allo scandalo e denunciano un ritorno indietro di 60 anni nella tutela della fauna selvatica.
CALENDARIO VENATORIO PIU’ LUNGO E ISPRA MESSA DA PARTE
Uno dei punti caldi della bozza è l’allungamento di fatto del calendario venatorio. Se oggi la caccia si interrompe a gennaio per la stagione migratoria, con la nuova proposta le Regioni potranno decidere autonomamente eventuali proroghe, senza più bisogno del parere vincolante dell’Ispra, l’Istituto per la protezione ambientale. Si introduce anche un limite massimo di tre giornate di caccia a settimana, ma con libertà per le Regioni di scegliere quali. Restano comunque off-limits i martedì e i venerdì.
ADDIO VINCOLI SUI RICHIAMI VIVI E SUGLI APPOSTAMENTI
Torna anche un tema controverso: i richiami vivi. Il Ddl prevede la riapertura degli impianti di cattura e l’ampliamento delle specie utilizzabili, da 7 a ben 47. E non finisce qui: si potranno detenere più esemplari allevati senza limiti, mentre decade il divieto di costruzione di nuovi appostamenti fissi. Sotto accusa anche la possibilità, ventilata nella bozza, di cacciare in aree demaniali, che includono spiagge, boschi e dune.
FUCILI, ARCHI E FALCHI, COSA DICE IL TESTO SULLE ARMI
All’articolo 8 del disegno di legge si elenca l’arsenale venatorio autorizzato. Si va dal classico fucile a due colpi (calibro non oltre il 12) ai fucili rigati semiautomatici (minimo 5,6 mm), passando per archi e persino falchi. Nella caccia al cinghiale, i fucili a ripetizione potranno contenere fino a cinque cartucce. Un via libera che amplia la dotazione del cacciatore tipo, suscitando preoccupazioni anche sul piano della sicurezza.
CINGHIALI ABBATTUTI? GLI AGRICOLTORI POTRANNO TENERLI
L’articolo 12 introduce una misura inedita: imprenditori agricoli, proprietari o conduttori di fondi, muniti di licenza e formazione adeguata, potranno essere autorizzati a cacciare i cinghiali e – novità assoluta – trattenere gli animali abbattuti, previa analisi igienico-sanitaria. L’obiettivo dichiarato è compensare i danni subiti e i costi della gestione della fauna, ma per le associazioni ambientaliste è l’ennesimo favore a un settore che, secondo loro, non tutela davvero l’equilibrio ecologico.
IL FRONTE AMBIENTALISTA: “E’ UNA BOMBA NORMATIVA”
Le reazioni non si sono fatte attendere. Legambiente, Lipu, WWF, ENPA, LAV e LAC hanno parlato di “un attacco ai principi costituzionali” e di un provvedimento che “normalizza il bracconaggio”. Durissime anche le parole di Stefano Ciafani (Legambiente): “Si calpesta l’articolo 9 della Costituzione e si torna indietro di decenni”. La deputata Eleonora Evi (Pd) parla di “follia ideologica” e denuncia un accanimento contro gli animali selvatici, mentre Luana Zanella (Verdi-Sinistra) annuncia un’iniziativa per abolire l’articolo 842 del Codice civile, che consente ai cacciatori di entrare nei fondi privati.
Tra gli oppositori spiccano anche volti noti: è virale il video di Giovanni Storti (di Aldo, Giovanni e Giacomo), che si chiede come si possa “dare fiducia a un governo che vuole ampliare la caccia”. Il suo appello ha innescato una valanga di reazioni social, amplificate da decine di influencer e pagine ambientaliste che si schierano contro il Ddl, con hashtag e petizioni online.
I CACCIATORI: “LA RIFORMA E’ NECESSARI, VOGLIAMO DIALOGO”
Non manca la voce dei sostenitori. Massimo Buconi, presidente di Federcaccia, difende la proposta: “Non c’è nulla di ufficiale, ma serve una riforma per gestire le criticità, come l’emergenza cinghiali. La caccia è anche tutela del territorio”. E rilancia: “Non vogliamo cacciare in spiaggia. C’è troppa ideologia. Serve dialogo e un confronto serio con chi si oppone”. Per Buconi, il testo è compatibile con le direttive europee: “La normativa europea va interpretata in modo condiviso, non imposto da un solo ente come l’Ispra”.
LIPU: “L’UE LO BOCCERA'”
Sull’eventuale scontro con Bruxelles è netto Danilo Selvaggi, presidente della Lipu: “Questa è una bomba normativa, e l’Unione Europea la fermerà”. Il riferimento è chiaro: la direttiva “Uccelli” dell’Ue vieta la caccia durante la migrazione e limita fortemente l’uso di richiami vivi. Se il testo dovesse andare avanti senza correzioni, è probabile una nuova procedura d’infrazione a carico dell’Italia.