Riservisti, comunicazione e più peso nella Nato: ecco le novità in arrivo
Una riforma silenziosa: il nuovo piano del Ministero della Difesa, guidato da Guido Crosetto, e datato 8 maggio 2025, propone la creazione di una riserva militare ampia e flessibile. La novità? Potrà includere anche personale privo di esperienze militari pregresse. L’obiettivo è far fronte all’invecchiamento del personale in servizio e aumentare la capacità di risposta delle forze armate. Una “riserva allargata”, dunque, pensata per potenziare l’organico in caso di necessità, senza dover contare solo su ex militari o richiamati.
DIECI MILIARDI PER RAGGIUNGERE IL 2% DEL PIL
Altro punto chiave del piano del Ministero della Difesa, anticipato dal Fatto quotidiano e dal Messaggero: l’aumento delle spese militari per raggiungere il famoso target del 2% del Pil, come richiesto da tempo in ambito Nato. Una cifra che si traduce in circa 10 miliardi di euro da stanziare nei prossimi anni. Il ministro Crosetto riconosce che si tratta di un impegno “sfidante”, ma sostiene che sia possibile “scorporando” tali spese dai vincoli di bilancio europei.
PIÙ ITALIA NELLA NATO: NON SOLO TRUPPE, MA DECISIONI
Non si tratta solo di soldi e mezzi. Il Ministero della Difesa vuole anche garantire più peso politico per l’Italia nelle missioni internazionali. Il piano invita a uscire dalla semplice logica del “troops contributing nation” — cioè un Paese che manda truppe ma non decide — per diventare un attore centrale nelle scelte strategiche dell’Alleanza Atlantica. L’Italia, insomma, dovrebbe contare di più, non solo contribuire.
NASCE LA ‘CULTURA DELLA DIFESA’
Il documento prevede anche un ampio piano di comunicazione pubblica per diffondere quella che viene definita una vera e propria “Cultura della Difesa”. Il progetto punta su: eventi pubblici, iniziative editoriali, campagne TV e social, collaborazioni con il mondo della scuola, dello sport e del cinema.
L’obiettivo dichiarato è rendere la spesa militare socialmente accettabile. L’obiettivo politico? Far percepire l’investimento in armi come un dovere civile verso chi indossa la divisa.
IL M5S ATTACCA: “PROPAGANDA MILITARISTA”
Non si è fatta attendere la reazione delle opposizioni. I capigruppo M5S in commissione Difesa, Marco Pellegrini e Bruno Marton, parlano apertamente di “propaganda militarista”. Il vero nemico da sconfiggere – accusano – non sarebbe una minaccia esterna, ma il dissenso dei cittadini contrari a spendere miliardi in armamenti invece che in ospedali, scuole e welfare. “La battaglia culturale è appena iniziata – avvertono – e sarà durissima”.