Il caso Meloni accende il dibattito, la premier: “Vado, ma non ritiro la scheda” risultando, quindi, non votante
Nel giorno della Festa della Repubblica, la premier Giorgia Meloni ha preso posizione sul referendum dell’8 e 9 giugno con una dichiarazione che ha infiammato il dibattito politico: “Vado a votare, non ritiro la scheda. È una delle opzioni”. Una frase semplice ma esplosiva, pronunciata ai Fori Imperiali, che ha subito generato reazioni da tutte le opposizioni. Il riferimento è ai cinque quesiti del referendum, per i quali è necessario raggiungere il quorum affinché l’esito sia valido
COSA SUCCEDE SE NON SI RITIRA LA SCHEDA. LE ISTRUZIONI DEL VIMINALE
In occasione dei referendum, è importante conoscere le regole che determinano chi viene effettivamente conteggiato come votante. Secondo quanto stabilito dal Ministero dell’Interno, chi si presenta al seggio ma rifiuta di ritirare la scheda referendaria non viene considerato votante e, di conseguenza, non contribuisce al raggiungimento del quorum.
Affinché questo rifiuto sia valido, è necessario che l’elettore esprima la propria volontà prima ancora di prendere in mano la scheda. In tal caso, il presidente del seggio dovrà annotare il rifiuto nel verbale ufficiale e segnalare l’episodio accanto al nome dell’elettore nella lista sezionale. Diversa è invece la situazione in cui l’elettore accetta la scheda ma, senza entrare in cabina, la restituisce immediatamente al presidente di seggio senza esprimere alcun voto. In questo caso, l’elettore viene comunque conteggiato come votante, anche se la scheda verrà annullata. Il suo gesto, dunque, avrà comunque un impatto sul calcolo del quorum.
Queste disposizioni sono contenute nelle ‘Istruzioni per le operazioni degli uffici di sezione’, elaborate dal Ministero dell’Interno per i referendum popolari del 2025. Il documento, articolato in 27 capitoli per un totale di 224 pagine, dedica particolare attenzione a queste casistiche nel paragrafo 17.7, intitolato: “Rifiuto di ritirare la scheda. Restituzione della scheda prima di entrare in cabina. Reclami e dichiarazioni di astensione o protesta”.
In presenza di più quesiti referendari, l’elettore può decidere di votare solo per alcuni, rifiutando le schede relative agli altri. In tal caso, gli scrutatori annoteranno puntualmente, sia nel registro elettorale sia nella lista sezionale, per quali quesiti l’elettore ha deciso di non votare. Per questi ultimi, non sarà conteggiato come votante. Infine, qualora un elettore rifiuti tutte le schede, non sarà incluso nel totale dei votanti. Se fosse già stato registrato per errore, sarà necessario rettificare l’annotazione specificando chiaramente la dicitura: “Non votante”.
LE REAZIONI POLITICHE E LE ACCUSE DI SABOTAGGIO
L’affermazione di Meloni ha scatenato una raffica di critiche. Per Angelo Bonelli (AVS), “la lista dei sabotatori del referendum è completa: prima La Russa, poi i ministri, ora anche la premier”. Bonelli accusa la maggioranza di temere l’esito referendario e di ricorrere all’astensionismo per evitare che i quesiti superino il quorum.
Duro anche Riccardo Magi, segretario di Più Europa, che definisce quella della premier “un’indicazione furba e falsa”, denunciando il tentativo di confondere i cittadini e invitandoli invece a partecipare in massa. Il senatore del Pd Dario Parrini parla apertamente di “presa in giro degli italiani”, ricordando che chi non ritira la scheda è a tutti gli effetti un astenuto. Secondo Giuseppe Conte, si tratta di “un messaggio vergognoso” proprio nel giorno in cui si celebra la Repubblica nata da un referendum.
ASTENSIONE ATTIVA O PASSIVA? LA QUESTIONE DEL QUORUM
Al centro della discussione c’è una domanda chiave: che valore ha il gesto di recarsi al seggio e non ritirare la scheda? Come abbiamo visto la normativa è chiara: solo chi ritira e deposita la scheda (anche bianca o nulla) viene conteggiato. Chi rifiuta formalmente la scheda, no. Questa possibilità, tecnicamente prevista, è oggi diventata uno strumento politico. Ma molti osservatori la considerano una forma mascherata di astensione, dal forte valore simbolico, sì, ma con lo stesso effetto numerico di chi resta a casa.