In arrivo in Consiglio dei ministri un nuovo decreto legislativo correttivo, con il ritorno del ravvedimento speciale
Il governo torna a puntare sul concordato preventivo biennale con un nuovo decreto legislativo correttivo, atteso mercoledì sul tavolo del Consiglio dei ministri. L’obiettivo dichiarato è renderlo più attrattivo per partite Iva, professionisti e piccoli imprenditori, ampliando la platea degli aderenti e aumentando il gettito fiscale, fondamentale per sostenere misure come il taglio dell’Irpef sul ceto medio. La misura, fortemente voluta dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo, ha finora ottenuto risultati deludenti: solo 600mila adesioni su 4,5 milioni di potenziali beneficiari.
IL RITORNO DEL RAVVEDIMENTO SPECIALE
Tra le novità principali del decreto, come ricostruisce l’Ansa – spicca il ritorno del “ravvedimento speciale”, esteso al biennio 2025-2026 e con ogni probabilità anche all’anno fiscale 2023. Questa misura, già introdotta lo scorso settembre durante l’esame parlamentare del decreto Omnibus, era stata inizialmente pensata per coprire gli anni 2018-2023, ma poi ridotta fino al 2022. Il reintegro del 2023 mira a incentivare l’adesione al concordato da parte di chi non aveva ancora regolarizzato la propria posizione fiscale.
Il decreto dovrebbe inoltre introdurre un meccanismo di maggiore tolleranza in caso di mancato pagamento. Se il contribuente rientra nei termini entro 60 giorni dalla ricezione dell’avviso bonario, non decadrà dal beneficio del concordato. Si tratta di un tentativo di rendere lo strumento meno rigido e più vicino alle reali possibilità operative dei soggetti coinvolti, puntando a recuperare credibilità e consenso attorno a una misura che, finora, non ha prodotto gli effetti sperati.
LE ALTRE MODIFICHE FISCALI SUL TAVOLO
Oltre al decreto sul concordato, il Consiglio dei ministri potrebbe esaminare anche un nuovo decreto legge che prevede l’ennesimo rinvio della sugar tax e una revisione dell’IVA sulle opere d’arte. Sul fronte della concorrenza, è invece atteso un disegno di legge che dovrebbe recepire alcune indicazioni dell’Antitrust, in particolare sui servizi pubblici locali, con un rafforzamento del monitoraggio comunale e interventi correttivi in caso di inefficienze o perdite. Le novità toccano anche l’installazione delle colonnine elettriche, per evitare concentrazioni di mercato, e i contratti tra aziende sanitarie e soggetti accreditati, con gare differenziate per vecchi e nuovi operatori. Infine, viene previsto il divieto di uso di esche e veleni in spazi pubblici.
LE CRITICHE: “UN FALLIMENTO ANNUNCIATO”
Non mancano le critiche, soprattutto dal Movimento 5 Stelle. Mario Turco, vicepresidente M5S, parla di “fallimento totale del concordato”, definendolo uno “strumento sgangherato” che ha portato un gettito ben al di sotto delle aspettative: solo 1,6 miliardi in due anni, pari al 13% del potenziale. Turco denuncia anche l’aumento della pressione fiscale nel 2024 e accusa il governo di non aver mantenuto le promesse sull’Irpef al ceto medio. “Le promesse fiscali del governo Meloni sono carta straccia – dichiara – e persino la proposta di potenziare la digital tax per finanziare il taglio dell’Irpef è stata respinta”.