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rutte nato

Cosa verrà deciso al prossimo vertice Nato

Il target del 5% sarà raggiunto entro il 2035. Ma il premier Pedro Sanchez continua a opporsi, mentre crescono le pressioni da parte degli Stati Uniti

C’era una volta il 2%, oggi si parla già di 5. A dieci anni dal vertice del Galles – quando le capitali firmarono l’impegno mai rispettato di portare al 2% del PIL la spesa in difesa – ora i Paesi Nato sono a un passo dall’accordarsi su un obiettivo ancora più ambizioso: il 5% entro il 2035. Un target che riflette la nuova realtà europea, sospesa tra la fine delle illusioni pacifiste e l’inizio di un’era di incertezza geopolitica. Un mondo dove, come si dice a Bruxelles, “non siamo in guerra ma nemmeno in pace”.

L’ITALIA C’E’, IL REGNO UNITO PURE. MA LA SPAGNA DICE NO

Grazie alla spinta congiunta di Italia e Regno Unito, il compromesso è quasi cucito su misura: niente tappe intermedie, piena flessibilità e una revisione al 2029 per valutare lo stato delle capacità operative. Ma non basta per convincere Pedro Sanchez: il premier spagnolo ha scritto nero su bianco al neo segretario generale Mark Rutte che il 5% “non solo è irragionevole, ma anche controproducente”. Mentre gli altri avanzano, Madrid tiene il freno tirato.

In realtà, il famoso 5% è diviso in due: il 3,5% andrà alla difesa classica – carri armati, artiglieria, armi convenzionali – mentre l’1,5% coprirà infrastrutture, cybersicurezza, minacce ibride e resilienza. In questo secondo paniere potrebbe rientrare addirittura anche un’opera come il Ponte sullo Stretto di Messina. “Tutto ciò che concorre alla sicurezza nazionale”, spiegano fonti diplomatiche. Una soluzione che piace anche alla Spagna, ma che non basta a risolvere il nodo principale: le armi.

Secondo le stime di Madrid gli obiettivi Nato sarebbero raggiunti con il 2,1%. Andare oltre è una scelta politica, non una necessità tecnica. Per questo Sanchez chiede una deroga, ma il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto non ha usato giri di parole: “Aumentare le spese è inevitabile, a meno che non si voglia uscire dalla Nato”. Il messaggio è chiaro: o dentro, o fuori, e la Spagna rischia di rimanere da sola sulla graticola del vertice.

ANCHE FRANCIA, CANADA E BELGIO FANNO I CONTI. E RUTTE MEDIA..

Madrid non è l’unica ad annaspare. Tra chi fatica ci sono anche il Canada, il Belgio, il Lussemburgo e persino la Francia, che però evita di ammetterlo pubblicamente. In molti, insomma, sognano più margini di manovra per evitare tagli dolorosi o manovre impopolari.

Gli Stati Uniti, nel frattempo, aumentano la pressione: vogliono l’accordo entro la settimana – meglio ancora, entro domani – altrimenti Donald Trump potrebbe disertare il vertice dell’Aja. Un’assenza che suonerebbe come uno schiaffo all’unità atlantica. Per salvare il compromesso, si pensa a un comunicato finale che affianchi al target del 5% un richiamo agli obiettivi di capacità, offrendo così a Sanchez una via d’uscita elegante. Quello che è certo è che, a discapito dei pacifisti nostrani ed europei, se l’accordo andrà in porto sarà un passo storico per la Nato.

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