Preoccupazioni crescenti per il futuro del bilancio europeo, il ruolo del vicepresidente italiano Raffaele Fitto
Con l’avvicinarsi della proposta ufficiale della Commissione europea sul nuovo bilancio pluriennale post-2027, crescono le tensioni tra gli Stati membri. La bozza, attesa nelle prossime settimane, potrebbe prevedere tagli significativi ai fondi destinati all’agricoltura e alla coesione territoriale, due pilastri storici della politica europea. L’ipotesi di un nuovo modello di allocazione, ispirato al Next Generation EU e basato su stanziamenti unici per Paese, sta suscitando allarme in molte capitali europee.
QUATTORDICI STATI, TRA CUI L’ITALIA, ALZANO IL MURO
A reagire con decisione sono stati 14 Stati membri – tra cui l’Italia – che hanno diffuso un documento congiunto, un cosiddetto non paper, per difendere la struttura attuale dei fondi di coesione. Secondo i firmatari, la coesione deve restare una politica autonoma, dotata di un budget distinto e basata su criteri regionali che tengano conto dei diversi livelli di sviluppo all’interno dell’Unione. Solo così, sostengono, sarà possibile garantire convergenza, competitività e unità a lungo termine tra le Regioni europee.
Particolarmente incisivo è stato l’intervento della Polonia, che ha diffuso un proprio documento aggiuntivo per sottolineare la necessità di salvaguardare anche la Politica agricola comune (Pac). Varsavia chiede esplicitamente che le risorse destinate a coesione e agricoltura non siano inferiori a quelle attualmente previste, né in termini assoluti né di metodo di assegnazione. Allo stesso tempo, però, riconosce che il bilancio complessivo dell’Unione debba aumentare sensibilmente per affrontare le sfide attuali e future, come la sicurezza e la difesa.
DIFESA EUROPEA, AMBIZIONI E NUOVE TENSIONI
Il nodo centrale rimane quindi la dotazione complessiva del nuovo bilancio. Le sfide globali e le nuove priorità – prima fra tutte la difesa – richiedono investimenti maggiori, ma per superare il tradizionale tetto dei mille miliardi di euro serviranno contributi aggiuntivi da parte degli Stati. E su questo punto le divisioni si fanno più marcate: chi dovrà pagare la differenza?
Intanto, il dibattito si accende anche a Bruxelles. I Socialisti europei hanno inviato una lettera alla presidente von der Leyen, dichiarando inaccettabile l’idea di un fondo unico che assorba i finanziamenti di coesione. Dura anche la presa di posizione della presidente del Comitato delle Regioni, Kata Tutto, che ha definito il piano della Commissione un “Big Ugly Bill”, riprendendo un’espressione usata da Donald Trump.
L’Italia, firmataria del non paper e attenta alle ricadute dei fondi di coesione sul Mezzogiorno, gioca un ruolo strategico nella partita. La delega sul dossier è affidata al vicepresidente esecutivo della Commissione, Raffaele Fitto, che dovrà mediare tra interessi divergenti e urgenze comuni.