Lunghe file e disorganizzazione imperante all’Ukraine Recovery Conference di Roma. Di chi è la colpa? La Farnesina ha provato a metterci una pezza…
I giornalisti di mezzo mondo (ma anche diplomatici, funzionari esteri, manager di grandi imprese e lobbisti accorsi in gran numero) sono inviperiti, e continuano a chiedere: “Ma a chi è stata affidata l’organizzazione della Ukraine Recovery Conference di Roma?”.
IL PERCORSO A OSTACOLI PER SEGUIRE L’UKRAINE RECOVERY CONFERENCE DI ROMA
Se lo chiedono, in particolare, mentre aspettano due ore in fila per ottenere il badge. Solo il primo passo per poter seguire i lavori della conferenza di Roma. Perché una volta ottenuto il pass, bisogna aspettare che gli addetti lo stampino e lo consegnino agli accreditati con una procedura che assomiglia molto ad una sorta di contrattazione al borsino nero.
LA DISORGANIZZAZIONE NEGLI ACCREDITI DEI GIORNALISTI: LA FARNESINA È INNOCENTE
A pagare il prezzo più alto di questa disorganizzazione sono stati i giornalisti. A decine, da tutto il mondo, hanno scoperto solo una volta arrivati ai desk che la loro procedura di accreditamento non era completa, nonostante le conferme ricevute via email. Solo l’eroico sforzo degli addetti dell’ufficio stampa del Ministero degli Esteri (fermi ma pazienti e professionali) ha evitato una figura ancora peggiore. E, mentre sono in fila, tanti sospirano: “Peccato non sia la stessa società di organizzazione eventi del G7 in Puglia, li era filato tutto cosi liscio”.
L’INTERVENTO DELLA POLIZIA DI STATO PER CHI ERA IN FILA ALL’UKRAINE RECOVERY CONFERENCE
Intanto la coda è diventata così lunga che la Polizia di Stato ha dovuto montare decine di gazebo per regalare almeno un po’ di ombra a chi è in fila. Ma perchè non è stato fatto prima? Una volta tanto la sensazione (confermata dai presenti, ma anche da fonti molto vicine a Palazzo Chigi) è che i privati che hanno seguito gli aspetti organizzativi dell’evento abbiano “fatto il guaio”, e i funzionari pubblici, con grandi sacrifici, ci abbiano messo una pezza.