Il Ponte sullo Stretto di Messina è l’opera più discussa e contrastata della storia repubblicana potrebbe vedere la luce (tra non prima di 10 anni). Tra i tanti detrattori c’è qualcuno che fa passi indietro (e di lato)
Ieri pomeriggio è arrivato il via libera al progetto definitivo del Ponte sullo Stretto dal Cipess. L’obiettivo, come enunciato dal ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, è avere i primi cantieri già in autunno. “Un’opera strategica per lo sviluppo di tutta la nazione” spiega la Premier Meloni. 3.600 metri per un investimento di 13,5 miliardi garantiti dalla manovra. Come discusso nel corso di un vertice a porte chiuse tra la Premier, i ministri Tajani, Crosetto e Giorgetti, e le principali partecipate del settore (Fincantieri, Gruppo FS, Cup, Invitalia e Leonardo), un contributo potrebbe qualcosa potrebbe arrivare dalle spese per la difesa perché la struttura può essere usata anche per fini militari (dual use). Dopo il passaggio del Cipess si aspetta la pubblicazione della delibera in Gazzetta e la registrazione della Corte dei Conti.
FUKSAS SALE SUL CARRO DEL PONTE SULLO STRETTO
L’opera, osteggiata da buona parte del campo progressista italiano, sta raccogliendo i primi, timidi, ripensamenti. L’archistar Massimiliano Fuksas si imbarca nel progetto affidando a La Stampa le sue impressioni “Sono stato sempre d’accordo alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, come italiani siamo in grado di farlo, ne abbiamo tutte le capacità ingegneristiche” aggiungendo che “non si deve rinunciare a priori all’opportunità di realizzare una grande opera. Ponti dalla struttura anche più complessi di questa ci sono in tutto il mondo”. Secondo l’archistar il ponte è un’opera necessario e servirà a collegare l’Italia alla Sicilia e la Sicilia all’Europa. Con un grande valore simbolico: “In un periodo di guerre pensare ai ponti è pensare a una società in cui migliora la comprensione tra popoli differenti”. Non mancano però due criticità: la messa a terra sul territorio da entrambi i lati, il ponte dovrà integrarsi nella città che accoglie e gli spostamenti interni delle due regioni che rimangono ancora molto lenti e in alcuni casi inesistenti.
IL PD CHE AMA(VA) IL PONTE: CRACOLICI IN SICILIA E FALCOMATA’ A REGGIO CALABRIA
“Non c’è nulla di storico, se non lo spreco colossale che questo intervento rappresenta: miliardi di euro destinati a un’opera inutile, che sarà ricordata nei manuali di storia come uno dei più grandi errori nella gestione delle risorse pubbliche italiane”. A scriverlo è il Gruppo dei deputati del PD. Però c’è chi fra i dem sottoscrive il progetto del Ponte non conferendogli nessuna bandiera politica. Tra questi troviamo il siciliano Antonello Cracolici e il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà. Contravvenendo a chi fa il bastian contrario all’interno del partito i due si dicono ottimisti sul Ponte del ministro Salvini vedendolo come un volano per le altre infrastrutture regionali.
CRACOLI, SI’ MA NON CON FONDI PER OSPEDALI
Antonello Cracolici, 62 anni, commercialista milita sin da giovane a sinistra, prima nella Federazione dei giovani comunisti, poi nei Democratici di Sinistra, fino alla fondazione del Pd di cui è membro della direzione nazionale. Già parlamentare all’Assemblea siciliana per sei legislature, è presidente della commissione regionale antimafia. “Il Ponte non è né di destra, né di sinistra” ha detto di recente il dem siciliano. Contravvenendo a chi all’interno del suo partito dice no per partito preso ha invitato a studiare e ad approfondire i temi. C’è un ma: è sostenitore del ponte purché l’investimento non sottragga risorse destinate alle infrastrutture della Sicilia accaduto quando Salvini ha dirottato sul Ponte 1,3 miliardi di fondi che erano destinati alla Sicilia ovvero i 6,8 miliardi assegnati dallo stato attraverso il Fondo di sviluppo e coesione. La conseguenza è che è stata bloccata la realizzazione di tre grandi ospedali”.
FALCOMATA’, DAL NO, AL SI’ PER RIDURRE L’ISOLAMENTO E DI NUOVO NO
Sindaco dem di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà nel 2014 nel suo programma elettorale aveva detto esplicitamente “No al Ponte” con lo slogan “La nostra terra non ha bisogno di altre cattedrali nel deserto, di altri pacchetti Colombo per sopire la coscienza dei cittadini dell’area metropolitana dello Stretto”. Ma cambia idea dal 2016 quando Renzi aprì all’ipotesi ponte facendo una prima giravolta ma con riserva: “Dobbiamo essere visionari, se il ponte è inserito in un sistema complesso che comprende aeroporti e porti, alta velocità e infrastrutture, allora è un bene, da solo sarebbe una cattedrale nel deserto”. Nel 2019 chiama tutti a fare uno sforzo culturale e ragionare sul progetto per arrivare alla sua partecipazione al convegno “Palermo/Helsinki: il corridoio con il ponte sullo Stretto per lo sviluppo sostenibile del Mezzogiorno d’Europa” nel corso del quale sostiene che il ponte sullo Stretto deve essere l’occasione anche per ridurre le distanze e l’isolamento. Oggi ancora un ripensamento.
Su Instagram bolla quella del Ponte una “passerella elettorale”, ricorda che “da Reggio Calabria non è mai arrivato un “no” ideologico al Ponte” ma “una richiesta legittima di coinvolgimento delle popolazioni dello Stretto” e lamenta numerose mancanze, tra queste: “Nessuna risposta sul definanziamento dell’Alta Velocità, per la quale è ormai certificato che servono ancora 17 miliardi (più del finanziamento stimato per il Ponte)”; “Nessuna risposta sul tema degli espropri e dell’impatto dei cantieri, nessuna sulle prescrizioni ambientali e paesaggistiche”; “Nessuna garanzia su come si intende prevenire infiltrazioni mafiose”; “Nessuna chiarezza sul dirottamento delle risorse della Coesione, fondi che erano destinati a scuole, asili, infrastrutture per il Sud che sono stati destinati al fantomatico progetto del ponte”;”Nessuna rassicurazione sulla chiara violazione delle norme europee e sulle irregolarità procedurali” e “Nessun aggiornamento sugli altri progetti fondamentali come la SS 106, il raddoppio della ferrovia jonica, o il taglio dei fondi per la manutenzione delle strade provinciali”.