A settembre il Governo varerà il decreto che riscrive le regole sulle retribuzioni dei top manager pubblici. Secondo fonti di Policy Maker, gli stipendi supereranno abbondantemente il tetto dei 240.000 euro annui, cancellato dalla Corte Costituzionale. Ecco chi esulta
A settembre vedrà la luce il decreto per riparametrare gli stipendi dei super manager pubblici. La tanto attesa norma farà lievitare i compensi annuali di molti dirigenti. È quanto rivelano fonti certificate di Policy Maker, ponendo l’accento sulla portata degli aumenti degli stipendi. Tutti i dettagli.
DECRETO SUGLI STIPENDI DEI SUPER MANAGER IN ARRIVO
I super manager pubblici possono esultare. Il nuovo decreto del Governo, in arrivo a settembre, potrebbe portare aumenti degli stipendi fino a un terzo rispetto alla busta paga attuale. Tutto nasce dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale il limite di 240.000 euro per le retribuzioni nel settore pubblico. La sentenza n. 135 del 2025, ha stabilito che il tetto temporaneo introdotto nel 2014, non aggiornabile e scollegato da un parametro oggettivo, oggi non è più giustificato.
Di conseguenza, deve essere parametrato allo stipendio del Primo Presidente della Corte di Cassazione, che attualmente ammonta a circa 313.000 euro lordi annui, comprensivi di indennità. Tuttavia, la sentenza non fissa un limite, ma indica solo un punto di riferimento.
IL DECRETO NEL CASSETTO
L’onere di fissare il nuovo tetto per decreto spetta al Presidente del Consiglio dei ministri, dopo aver consultato le Commissioni parlamentari competenti. Un’impostazione che non è un “liberi tutti”, ma mira a definire nuova impostazione che eviti automatismi rigidi e penalizzanti, valorizzando al tempo stesso le professionalità con ruoli di responsabilità elevata nel settore pubblico.
Il nuovo decreto, che sarebbe già pronto nel cassetto del Governo, comporterà però un aumento degli stipendi dei super manager.
CHI ESULTA
La riparametrazione degli stipendi riguarda manager pubblici che operano in enti, autorità indipendenti e istituzioni pubbliche. L’abolizione del tetto dei 240.000 euro riguarderà gli stipendi dei grandi manager delle Autorità indipendenti: Banca d’Italia, Consob (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa), AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato), AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) e IVASS (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni). Il futuro decreto è una buona notizia anche per diversi enti pubblici e istituzioni: INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale), INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro), Agenzia delle Entrate – Riscossione, Agenzia del Demanio, ISTAT, CONI e Sport e Salute S.p.A.