L’Italia conquista la leadership UE nell’agroalimentare con €44,4 mld di valore aggiunto e €69 mld di export. Crescono innovazione e agri-tech; restano sfide su consumi interni, dazi e sostenibilità.
Secondo il Rapporto sull’Economia Agroalimentare 2025 di BPER, il valore aggiunto dell’agricoltura ha raggiunto la cifra di 44,4 miliardi di euro, con un numero di imprese pari a 670 mila, un incremento del 9% rispetto all’anno precedente e un export agroalimentare di 69 miliardi (+7,5% nel 2024). Superate Francia e Spagna e guadagnando il primato europeo. Ma non mancano criticità soprattutto nel mercato interno della filiera, oltre alla minaccia “dazi”.
I RISULTATI DEL REPORT
L’agricoltura italiana conquista la leadership europea per valore aggiunto nel 2024, in un contesto internazionale piuttosto incerto. €44,4 mld e +9% dai 38,9 mld dell’anno precedente l’Italia conquista la leadership UE superando la Francia (€35,1 mld €, -7,2%) e la Spagna (€39,5 mld, +16,2%). La produzione europea rimane fiacca con una produzione in aumento di +0,5% in volume ma in calo di -1,5% in valore (€529 mld).
Tra i comparti è un’annata positiva per le coltivazioni in particolare nell’ortofrutta e vino, mentre risultano in forte calo i prodotti cerealicoli, foraggi e olio d’oliva. Il valore aggiunto agricolo cresce in tutte le regioni, specie al sud. I buoni risultati sono dovuti aI ridimensionamento dei costi intermedi associato a una contrazione dei prezzi dei beni e servizi impiegati (-4,5%).
I risparmi maggiori si sono registrati nelle spese sostenute per mangimi e prodotti energetici (-8,2% e -19,4%). Persiste un’alta concentrazione del valore aggiunto creato in 3 regioni: Sicilia, Lombardia e Veneto. Qui il valore aggiunto è superiore alla quota di imprese attive nella regione, denotando una maggior produttività nel settore. I costi degli input agricoli calano, pur restando su livelli superiori alla media pre-crisi energetica, accompagnati da prezzi finali che non accennano a scendere.
La crescita del fatturato dell’alimentare è stata leggermente superiore a quella dell’industria totale, e l’incidenza valore aggiunto/fatturato è scesa al 17,6% (contro il 22,3% dell’industria totale), segnale di un’involuzione della domanda interna. Le vendite alimentari interne nel 2024 hanno segnato -0,8%, e il peso dell’alimentare nella spesa totale delle famiglie è sceso al 18% nel primo trimestre 2025, segnale di un «trauma» sui bisogni primari a causa dei prezzi finali alti.
L’EXPORT E LA MINACCIA DAZI
Le filiere più dinamiche sono quelle orientate all’export, alla trasformazione di qualità e all’innovazione tecnologica. Il commercio estero si conferma motore di crescita, con un export agroalimentare in espansione sostenuto dalla tenuta del Made in Italy.
Con 69 miliardi di esportazioni il settore alimentare contribuisce per l’11% alle esportazioni totali del paese. L’export è legato fortemente al mercato europeo con il 70% dei prodotti, così come sul fronte delle importazioni.
Questo non significa che la questione dazi sia sottovalutata, anzi la minaccia paventa scenari preoccupanti se non coadiuvati da un incremento dei consumi nazionali. Dopo l’Europa, gli Usa sono la seconda destinazione dell’export agroalimentare con circa 8 miliardi di euro di vendite. L’imposizione di tariffe del 20% su tutti i prodotti agroalimentari europei porterebbe ad un rincaro da +1,6 mld per i consumatori americani, con un calo delle vendite che danneggerebbe le imprese italiane, con perdite stimate tra i €4 e i €7 mld.
Senza considerare che i dazi potrebbero incrementare il fenomeno dell’ “italian sounding”, cioè la produzione di alimentari non italiani utilizzano nomi, immagini, o simboli che richiamano l’Italia, inducendo i consumatori a pensare che siano prodotti autentici italiani, come per esempio “Parmesan”.
INNOVAZIONE TECNOLOGICA
L’agri-tech, la digitalizzazione e i modelli agro-energetici rappresentano assi strategici di sviluppo, con ricadute su occupazione e investimenti. Si registra una crescita delle tecnologie più innovative, tra cui quelle geospaziali(45%), l’intelligenza artificiale (33%), tecnologie per l’analisi delle immagini(19%) e la robotica (7%). L’IA ha assunto un ruolo centrale trasformando processi produttivi e passando dall’11% al 33%. Prevalentemente viene usata per: prevedere rese e malattie, automatizzare operazioni agricole come irrigazione, semina e raccolta e monitorare colture.
CRITICITÀ
I consumi alimentari interni rimangono stagnanti in volume, con la spesa che cresce solo in valore a causa dell’inflazione: la quota di spese alimentari sul totale delle spese delle famiglia è in costante diminuzione. Il raffreddamento della domanda internazionale, soprattutto in presenza di tensioni geopolitiche e commerciali persistenti, potrebbe esporre il settore a un rallentamento delle esportazioni e quindi della crescita complessiva.
Rimangono sfide legate alla sostenibilità, all’accesso al credito e alla frammentazione di mercato, soprattutto per le realtà minori. Le imprese agricole e agroindustriali restano esposte a pressioni strutturali: concentrazione in determinati segmenti di settore, invecchiamento demografico, limitata innovazione e diversificazione verso la multifunzionalità delle imprese del settore.