Dopo Washington, l’Europa cerca la rotta comune tra cautela e fermezza. I leader Ue si mostrano uniti di fronte a Trump e diffidenti verso Putin
Archiviato il vertice di Washington, i leader dell’Ue si riuniscono in videoconferenza nel Consiglio europeo convocato dal presidente Antonio Costa e nel nuovo summit dei volenterosi presieduto da Starmer e Macron. Alcuni accordi raggiunti soprattutto nell’invio del team di militari della coalizione negli Usa. Ma c’è scetticismo verso Putin e una certa fretta nel concludere gli accordi viste anche le giravolte di Trump. I leader europei vogliono dimostrarsi uniti verso la politica di Trump ma collaborativi nella strada verso un accordo, in attesa di vedere fino a che punto Putin è disposto a una tregua. Mercoledì 20 agosto si riuniranno i capi di stato maggiore dei 32 paesi Nato.
IL CONSIGLIO EUROPEO DOPO WASHINGTON E I VOLENTEROSI
I 27 leader europei si sono riuniti dopo il vertice di Washington in videoconferenza in un Consiglio europeo in cui il presidente Costa si è detto rassicurato: “Dopo tre anni e mezzo di guerra, l’attività diplomatica sta accelerando. Accogliamo con favore questa iniziativa”. Costa ha evidenziato le urgenze da mettere sul tavolo delle trattative come la fine degli attacchi con un cessate il fuoco, la ripresa degli scambi di prigionieri, le garanzie di sicurezza. La prima è che l’Ucraina mantenga forze armate per difendere la sua sovranità. Nella nuova “riunione dei Volenterosi”, invece, guidata dal premier britannico Erik Starmer e dal presidente francese Emmanuel Macron, si è deciso che le squadre dei militari della coalizione incontrino a breve la controparte americana per concordare una strategia da tenere a Kiev. Francia, Regno Unito e Germania sono favorevoli all’invio di truppe in Ucraina con garanzie americane. Downing Street si fa portavoce di una linea decisa verso il Cremlino attraverso sanzioni finché Putin non si dimostrerà pronto a intraprendere azioni concrete. L’Eliseo, invece, spinge per un quadrilaterale con l’Europa: “I prossimi quindici giorni saranno cruciali”.
LE POSIZIONI EUROPEE
Gran Bretagna, Francia e Germania, sono propensi a inviare forze a terra, lontano dal fronte ma con compiti logistici di protezione, per impedire nuovi attacchi soprattuto dopo la giravolta di Trump che ha esplicitamente escluso una presenza militare Usa a terra ai microfoni di Fox: “Avete la mia garanzia: non ci saranno truppe americane in Ucraina” , “non manderò soldati, ma possiamo parlare dei cieli”. La maggior parte dei paesi europei considera necessaria una “rete di sicurezza” statunitense per l’intelligence e la difesa dei cieli. Per Mark Rutte, segretario della Nato “il fatto che Trump abbia detto voglio partecipare alle garanzie di sicurezza è un grande passo avanti”.
LA POSIZIONE DI MELONI
L’Italia da sempre si è detta contraria all’invio di truppe italiane e ripropone l’articolo 5 della Nato come soluzione al conflitto. Opzione accolta con plauso anche da Antonio Costa. La premier è al fianco di Trump ma mantiene una posizione di cauto pragmatismo. Non tocca l’argomento del cessate il fuoco né di temi specifici.
LO SCETTICISMO VERSO PUTIN
Tra i leader europei c’è fretta di concludere gli accordi ma c’è anche molto scetticismo: “Non ci si può fidare di Putin per quanto riguarda il rispetto delle promesse o degli impegni assunti”. Lo scrive su X la responsabile della politica estera dell’Ue, Kaja Kallas, confermando a settembre un altro pacchetto di sanzioni. Secondo l’alto rappresentante della politica estera “le garanzie devono essere solide e credibili”.