Stasera alle 19 si chiuderanno i seggi in Norvegia per il rinnovo dello Storting, il Parlamento del Paese, e per eleggere le cariche a livello regionale e comunale. Ecco gli scenari possibili
Sono circa quattro milioni i norvegesi chiamati a esprimersi in un voto dal peso cruciale e dall’esito incerto. I sondaggi assegnano un lieve vantaggio al premier uscente Jonas Gahr Støre, ma la formazione di una nuova maggioranza appare tutt’altro che scontata: servirà un delicato gioco di alleanze o, in alternativa, un governo di minoranza.
Grande attenzione anche al fronte populista di destra, accreditato come seconda forza politica del Paese.
LO SCONTRO SULLA TASSAZIONE
In un Paese in cui l’inflazione ha raggiunto il 6% per i beni alimentari, il ceto medio ha visto ridotto il proprio potere d’acquisto e le disuguaglianze sociali sono aumentate, i temi della campagna elettorale si sono incentrati su tassazione, costo della vita, diseguaglianze ed energia.
I laburisti vorrebbero mantenere i tributi attuali, anche se parte della sinistra chiede alzarli alla fasce più ricche per finanziare i servizi pubblici.
Attualmente, il governo di centro-sinistra ha applicato un’aliquota dell’1% sui patrimoni superiori a 1,76 milioni di corone norvegesi (circa 150mila euro) ma ha offerto sconti, in particolare per il patrimonio immobiliare.
La destra propone di abolire completamente l’aliquota, mentre le forze più centriste spingono per un taglio complessivo delle tasse.
BATTAGLIA SU GAZA ED ENERGIA
Altro argomento è il finanziamento a Israele del Fondo sovrano (2mila miliardi di dollari) con la sinistra che chiede di disinvestire nelle compagnie israeliane coinvolte nella guerra a Gaza (Caterpillar è uscita dal Fondo per l’uso dei suoi bulldozer nel conflitto).
Quanto all’approvvigionamento energetico, dopo la chiusura dei rapporti tra Europa e Mosca, la Norvegia ha aumentato le esportazioni di gas e petrolio verso l’Ue e ora si trova a dover attingere a nuove fonti da sfruttare, con la destra che spinge forte su questa possibilità.
CHI STA VINCENDO NEI SONDAGGI
I sondaggi vedono in vantaggio i laburisti (27%), secondi i populisti di destra Frp (21%) in ascesa e terzi i Conservatori (14,4%) con la percentuale più bassa mai registrata.
Per ora sarebbero 9 i partiti sopra la soglia di sbarramento del 4%. Si profila un parlamento frammentato con un centro sinistra composto da Laburisti, Socialisti, Verdi, Centro e, forse, Comunisti e un centrodestra di Conservatori, Partito del progresso, Cristianodemocratici e Liberali.
Secondo le proiezioni i laburisti dovrebbero raggiungere 88 seggi, 3 in più della soglia minima di maggioranza ma in calo rispetto ai 100 del 2021, e comunque dovrebbero guidare il Parlamento con una coalizione che Støre potrebbe ampliare includendo il partito comunista rosso e i verdi. Agli altri due partiti i restanti 81 seggi non sufficienti per governare.
I CANDIDATI: STØRE SPERA NEL SECONDO MANDATO
La sfida vede da una parte l’attuale premier (Ministro di stato) e laburista (Arbeiderpartiet) Jonas Gahr Støre, che spera in un secondo mandato. Già ministro degli Esteri e della Sanità, nel 2021 Støre ha guidato la coalizione di centrosinistra alla vittoria, stringendo un patto con il Partito di centro e la Sinistra Socialista. A sfidarlo ora ci sono Sylvi Listhaug del Partito del Progresso (Frp) ed Erna Solberg del Partito dei Conservatori.
GLI AVVERSARI: CHI SONO SILVI LISTHAUG ED ERNA SOLBERG
Volto della destra populista, Listhaug è considerata la “Giorgia Meloni norvegese” (cfr. le Figaro) ed è data al secondo posto nei sondaggi. Ministra per l’Agricoltura e l’Alimentazione dal 2013 al 2015 e successivamente passata al dicastero per l’Immigrazione, è conosciuta per lo stile comunicativo diretto e polemico e per la linea oltranzista riguardo alle richieste di asilo.
Solberg, invece, guida i Conservatori dal 2004 ed è già stata premier dal 2013 al 2021. Soprannominata “Erna di ferro”, ha svecchiato il partito, mantenendo una linea europeista e atlantista. Negli ultimi 4 anni è stata leader dell’opposizione.
DESTRA E CENTRODESTRA NON VANNO D’ACCORDO
La vittoria della destra sposterebbe di certo il Paese su posizioni più intransigenti, ma è vero anche che il partito Frp ha un volto più moderato e non paragonabile alle sue omologhe europee, l’Afd tedesca o il Rassemblement National in Francia.
Peraltro l’eventuale vittoria dei partiti di centrodestra non agevolerebbe una coalizione pacifica tra Solberg e Listhaug, visto in disaccordo su chi dovrebbe essere il prossimo ministro.