Alla Lumsa la presentazione del centro di formazione focalizzato sul futuro dell’Africa: un progetto nato per creare un ponte con l’Europa e creare un partenariato tra le due realtà
Un centro dedicato all’Africa per dare ai 9 mila studenti dell’Università degli strumenti per avere una visione aggiornata del Continente, adeguata alla realtà e scevra da stereotipi: è l’idea alla base del progetto del LUMSA University Africa Center, presentato ieri nell’ateneo romano in una tavola rotonda dal titolo “Educazione, competenze e crescita in Africa e in Europa”.
“Un contenitore che oltre a studiosi abbia spazio per l’imprenditoria, la formazione e porti in Africa i nostri studenti per fare esperienze accademiche e conoscere realtà imprenditoriali locali, giornalistiche e intellettuali” come sostiene Pietro Sebastiani, Ambasciatore, Direttore del LUMSA University Africa Center e Consigliere di Amministrazione dell’Università.
IL POTENZIALE DELL’AFRICA
L’Africa ha i numeri e un potenziale infinito. L’aspetto demografico è il motivo più ovvio per occuparsi di questo continente, tanto più che entro la fine del secolo potrebbe rimpiazzare l’Asia.
Un dato su tutti (fonte Ocse): se tutti i bambini in Africa dovessero frequentare la scuola e acquisire le competenze minime, l’economia africana crescerebbe per 22 volte da qui alla fine del secolo.
Ma se per l’educazione primaria è stato fatto molto, per quella secondaria e per il mercato del lavoro la strada è ancora lunga. Si calcola che ogni anno nel Continente 27 milioni di persone entrino in età lavorativa: Secondo i dati, L’80% degli studenti africani delle superiori aspirerebbe a una professione altamente qualificata ma soltanto l’8% lo trova. Eppure il 73% delle imprese lamenta di non trovare competenze di cui ha bisogno: per questo educazione e creazione di competenze sono le strade da percorrere per aiutare l’Africa a compiere una svolta decisiva.
“E’ un momento storico in cui occorre guardare verso l’Africa che è nostro presente e futuro. Al centro ci sono gli studenti chiamati a scambiarsi e a conoscersi e diventare i protagonisti” spiega il Magnifico Rettore Francesco Bonini.ì
Stefania Giannini, Vice Direttore Generale dell’UNESCO per l’Educazione, già Ministro dell’istruzione conferma la tendenza demografica in atto: “Nel 2050 nel mondo, un giovane su tre sarà africano, è necessaria la chiave per trovare complementarità, opportunità e mobilità” e per questo la formazione è la base. “71 milioni di giovani africani non studiano, né lavorano né seguono programmi di formazione, il 38% della popolazione giovanile. L’educazione superiore arriva al 9%”.
NASCE IL LUMSA AFRICA CENTER
In questo quadro, il LUMSA University Africa Center è un tassello in più che si va aggiungere a progetti bilaterali come il Campus Africa e il Piano Matte, una piattaforma di collaborazione (con 194 stati membri) che ha l’obiettivo di collegare istituzioni intorno a 3 priorità: rafforzare le infrastrutture di ricerca, la collaborazione universitaria e il riallineare i curricula e i bisogni del mercato del lavoro che va creato. Da una cultura del sussidio a un partenariato con una visione strategica larga e lunga.
Quello che si auspica attraverso programmi come quelli creati dall’Università Lumsa è un partenariato per creare competenze in cui istituzioni di formazione siano coinvolte insieme a quelle africane per migliorare l’adeguazione tra domanda e offerta e migliorare la migrazione.
L’AFRICA PER L’AFRICA
Si tratta di un business che deve coinvolgere anche l’Africa per l’Africa e per le persone coinvolte nella diaspora. Secondo Cleophas Adrien Dioma, Presidente Esecutivo dell’Italia Africa Business week, alla cooperazione manca questo aspetto: “non si può continuare ad aiutare se non c’è prospettiva e trovare spazi che permettano di elaborare un percorso di formazione per i giovani è fondamentale”.
La prospettiva da cui guardare la diaspora deve essere reciproca, un ponte per le imprese che deve funzionare lì e qui. L’Europa e l’Africa devono poter cooperare perché quest’ultima ha come riferimento solo il vecchio continente, non esistono lavorativamente alternative.
IL RUOLO DELL’EUROPA
“Se chiedi a un giovane keniota dove vuole andare non dirà mai in Cina, ma in Europa. Se Cina e Russia stanno arrivando è perché l’Europa non c’è. Noi siamo europei parliamo francese” ribadisce Dioma. In quest’ottica anche il Piano Mattei permette di focalizzarsi sul continente in modo sistemico e ampio con progetti di formazione e di maestranze in Egitto, Costa d’Avorio, progetti sulla catena del freddo per l’esportazione dell’agricoltura. I binari da seguire sono due: creare formazione in loco per l’Africa (ad esempio la Fondazione Enel ha fatto corsi per le energie rinnovabili) e discutere con gli imprenditori di Confindustria per coinvolgere le imprese italiane e l’offerta di lavoro, anche perché nel decreto flussi sono previsti 500 mila posti di lavoro.
LA FABBRICA SAN PIETRO DI ICCROM
Un’altra iniziativa aggiunta al Lumsa Africa Center parte anche dall’Iccrom, organizzazione indipendente nata nel ’56 formata da 138 paesi membri, braccio operativo del post-guerra che ha contribuito a sviluppare progetti di formazione ed educazione anche in Africa.
Aruna Francesca Maria Gujral, Director-General ICCROM ribadisce come la formazione attraverso tirocini possa essere utile per la crescita: “noi con la Fabbrica di San Pietro abbiamo 6 mesi in cui i ragazzi vengono a Roma e 6 mesi in Africa, con progetti che hanno una richiesta dall’Africa e servono a creare skills e maestranze. Con Lumsa ora abbiamo firmato un accordo in cui faremo fare ai ragazzi delle esperienze di condivisione in lingua. Sarà un’incubatore di crescita con tecniche all’avanguardia”.