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Tutte le tappe della Flotilla verso Gaza

Quali porti ha toccato la Flotilla? Quanti gruppi si sono uniti? A che punto è la navigazione verso Gaza? E perchè la mediazione del governo italiano è stata respinta?

La Global Sumud Flotilla, composta da 52 imbarcazioni, ha lasciato Creta e si sta dirigendo in acque internazionali. Le navi si trovano a 366 miglia nautiche da Gaza, fra due giorni dovrebbero giungere nel territorio palestinese. Nelle ultime ore si è aggiunto un altro gruppo di navi: una decina di imbarcazioni con sessanta persone a bordo di 15 nazionalità diverse, soprattutto francesi, “La Flottila della Libertà” da Catania.

I 200 attivisti da 44 paesi sono partiti da Spagna, Italia e Tunisia con l’obiettivo di rompere il blocco navale imposto da Israele e consegnare direttamente alla popolazione della Striscia di Gaza 250 tonnellate di cibo e aiuti. Il piano è raggiungere il porto di Gaza tentando anche di aprire un corridoio per garantire rifornimenti essenziali ai civili.”Siamo in acque internazionali. La situazione è rischiosa ma speriamo che le pressioni di questi giorni le tutelino dagli attacchi”, ha commentato Maria Elena Delia, portavoce italiana del Global Movement to Gaza. Sono 59 gli italiani che partecipano all’iniziativa tra cui 4 parlamentari di AVS e Pd.

LA PARTENZA E I PORTI

La partenza ufficiale della Flotilla è avvenuta il 31 agosto a Barcellona dove 5 mila persone hanno salutato i 300 naviganti, ma 5 imbarcazioni sono dovute tornare indietro per il mare agitato, per poi ripartire il 1 settembre con soste tecniche il 3 settembre nelle isole di Minorca e Maiorca. Anche il convoglio italiano da Genova è partito il 31 agosto con 45 tonnellate di aiuti. Il 4 settembre si sono raccolti altri naviganti da Tunisi e Grecia, mentre l’11 settembre dal porto di Siracusa sono partite le altre imbarcazioni. I 4 convogli, spagnolo, italiano, tunisino e greco sono partiti in diverse date per poi incontrarsi nel Mediterraneo e far convergere le barche verso Gaza creando un fronte marittimo coordinato. Il 14 settembre altre 18 imbarcazioni sono salpate da Catania e il 19 settembre dal porto di Portopalo di Capo Passero in Sicilia le altre imbarcazioni spagnole si sono riunite al convoglio italiano e tunisino.

GLI ATTACCHI

Nella notte tra l’8 e il 9 settembre nel porto tunisino di Sidi Bou Saiduna una delle imbarcazioni, la “Family” ha subito un attacco incendiario, le autorità tunisine stanno svolgendo le indagini ma hanno smentito che si sia trattato di droni. Nella notte fra il 23 e il 24 settembre sono state attaccate 14 navi, di cui 3 gravemente, in acque internazionali al largo dell’isola di Creta con droni e sostanze chimiche. Nessuno a bordo è rimasto ferito.

LA PROPOSTA DEL PATRIARCATO DI GERUSALEMME

Il 24 settembre è stata resa nota una mediazione fra il Ministro degli Esteri, Tajani e il Patriarcato latino di Gerusalemme, presieduto dal cardinale Pizzaballa per affidare a quest’ultima istituzione il cibo e i beni a bordo delle barche della GSF, in modo da farli sbarcare al vicariato di Cipro dov’era attivo un corridoio marittimo, per trasferirli al porto di Ashdod, in Israele e garantirne l’arrivo nella Striscia di Gaza, attraverso un altro corridoio supervisionato dalla Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia. Gli organizzatori della Flotilla hanno diffuso un comunicato in cui si confermava l’intenzione di proseguire con il resto della flotta. Maria Elena Delia, la portavoce italiana del Global Movement to Gaza ha lasciato Creta per arrivare a Roma e gestire da qui le mediazioni istituzionali e sul ruolo del governo nella proposta del Patriarcato di Gerusalemme ha dichiarato: “Il governo si è appropriato di un canale che si stava esplorando con il cardinale Pizzaballa, portandolo su strade diverse. C’erano diverse opzioni sul piatto che non siamo riusciti a sviluppare anche per l’intromissione del governo”.

 

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