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Zaia

Perché in Veneto può scoppiare un caso Zaia

La candidatura del governatore Luca Zaia come capolista in Veneto finisce nel mirino degli alleati e della Lega romana. “Prendo atto che sono un problema”. Scoppierà un caso?

La campagna elettorale del Veneto si incendia e il governatore Luca Zaia rischia di diventare un problema per la coalizione di centrodestra. Tra due giorni si aprirà ufficialmente la campagna e il governatore Luca Zaia ha denunciato il fuoco incrociato che sarebbe scoppiato sulla sua candidatura come capolista in tutte le Provincie del Veneto: “Prendo atto che sono un problema”. Il veto sul nome del Doge arriverebbe non solo dagli alleati di Forza Italia e Fratelli d’Italia, ma anche dalla stessa anima romana della Lega. Scoppierà un caso Zaia?

TUTTI CONTRO TUTTI NEL CENTRODESTRA PER IL VENETO

La campagna elettorale si incendia ancora prima di aver depositato le liste per le elezioni Regionali del 23 e 24 novembre. L’unica certezza riguarda il candidato governatore: Alberto Stefani. Il segretario della Lega, Matteo Salvini, spesa di poter contare sul suo campione Luca Zaia per colmare le distanze con Fratelli d’Italia e assicurarsi una solida rappresentanza nella Regione. Foza Italia, invece, avendo ceduto alla Lega la poltrona di presidente, vuole consolidare il suo primato nella coalizione di centrodestra con un risultato a doppia cifra. Anche il numero uno di Forza Italia, Antonio Tajani, vuole dettare le sue condizioni: l’ex sindaco leghista Flavio Tosi assessore per la Sanità, in aggiunta a un altro incarico.

A complicare ancora di più la già intricata situazione, si è aggiunto il recente sfogo di Luca Zaia. “Prendo atto che io sono un problema”, ha detto il doge in piazza San Marco in occasione del trentacinquesimo anniversario della Commissione di Venezia, organo consultivo del Consiglio d’Europa, denunciando lo scontro che si starebbe consumando nel centrodestra sulla sua candidatura nella lista di Alberto Stefani.

LA DENUNCIA DI ZAIA: FUOCO INCROCIATO SUL MIO NOME

La cancellazione del nome Zaia sotto il simbolo della Lega è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il destinatario principale dello sfogo del Doge è Lega romana, ritenuta responsabile dell’incertezza sul suo futuro. Sarebbe in atto un vero e proprio fuoco incrociato su Zaia, secondo il Governatore, il quale non ha alcuna intenzione di rinunciare a un posto nella sua Regione per un seggio da parlamentare.

“Prima sparisce la lista civica Zaia. Poi, così leggo, anche la possibilità del mio nome nel simbolo. Prendo atto che sono un problema. Non è mai accaduto in nessun Paese che si vieti a una persona di utilizzare il proprio nome per la campagna elettorale. Mai, se qualcuno ne trova uno, gli offro la cena”, ha detto il Doge secondo quanto riporta l’edizione veneta del Corriere della Sera.

“Ma siamo noi che pensiamo sempre al domani come scrive Seneca nel De brevitate vitae che cito nel mio Fa’ presto, vai piano: La vita non è breve, l’uomo la rende tale. Staremo a vedere cosa accadrà. Leggo di tutto, che potrei fare il sindaco di Venezia, correre alle suppletive, diventare presidente del consiglio regionale, di Eni o del Coni”, ha aggiunto Zaia, sottolineando che “c’è piena sintonia con Salvini rispetto alla campagna elettorale che stiamo affrontando: benissimo la candidatura di Stefani che garantisce continuità con un’amministrazione che è stata trionfale in questi quindici anni”.

ZAIA DIVENTA UN CASO?

Il campione della Lega diventerà un caso? Molto dipenderà da Zaia, ma le intenzioni del Doge sarebbero sconosciute anche allo stesso Carroccio veneto. Alcuni leghisti pensano che la critica del governatore sia solo uno sfogo, altri invece pensano che potrebbe davvero fare un passo indietro sulla candidatura come capolista in ogni provincia del Veneto, privilegiando la sua Treviso. Una scelta, quest’ultima, che mirerebbe a concentrare gli sforzi elettorali su una sola Provincia, invece di scontrarsi con altri candidati di peso.

“Ad esempio, l’attuale assessore allo Sviluppo Roberto Marcato (11.657 preferenze nel Padovano cinque anni fa) e il veronese Stefano Valdegameri (11.370 nel 2020 con la lista Zaia). E ci sarebbe pure lo spauracchio dei 72 mila voti presi in Veneto da Roberto Vannacci, poi eletto a Bruxelles, e contro cui il presidente si è spesso sbilanciato in modo lapidario”, si legge su Il Corriere della Sera del Veneto.

LE POSSIBILI MOSSE DEL DOGE

Le intenzioni di Zaia sarebbero sconosciute anche allo stesso Carroccio veneto. Alcuni leghisti pensano che la critica del governatore sia solo uno sfogo, altri invece pensano che potrebbe davvero fare un passo indietro sulla candidatura come capolista in ogni provincia del Veneto, privilegiando la sua Treviso. Una scelta, quest’ultima, che mirerebbe a concentrare gli sforzi elettorali su una sola Provincia, invece di scontrarsi con altri candidati di peso.

“Ad esempio, l’attuale assessore allo Sviluppo Roberto Marcato (11.657 preferenze nel Padovano cinque anni fa) e il veronese Stefano Valdegameri (11.370 nel 2020 con la lista Zaia). E ci sarebbe pure lo spauracchio dei 72 mila voti presi in Veneto da Roberto Vannacci, poi eletto a Bruxelles, e contro cui il presidente si è spesso sbilanciato in modo lapidario”, scrive il giornale veneto.

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