L’annuncio è arrivato dallo stesso direttore e fondatore in una lettera. Il Vernacoliere, lo storico giornale satirico livornese, dopo il numero di novembre sospenderà le pubblicazioni. Per ora si parla di una riorganizzazione con la speranza di continuare.
Dopo 43 anni chiude i battenti il celebre giornale livornese, satirico e dissacrante. Un po’ per stanchezza ma anche per la crisi dell’editoria sempre più forte. Non è chiaro se passerà il testimone a qualcun altro.
IL DIRETTORE CARDINALI: “SONO UN PO’ STANCHINO”
«Nessuno è eterno. Neanche Mario Cardinali. Dopo sessantacinque anni di Vernacoliere, arrivato alla soglia dei novant’anni si sente francamente un po’ stanchino» così scrive nella lettera d’addio, Mario Cardinali il deus ex machina del celebre giornale satirico livornese. Non è chiaro se il sito online continuerà a essere attivo. «Il mercato è cambiato. La società è in declino e i social hanno ammazzato il dibattito», confessa a Repubblica. «I soldi ormai faticano a rientrare». E forse è anche una certa sensibilità cambiata rispetto agli anni d’esordio, che non è moralismo. E una società cambiata rispetto a quella degli anni ’80.
GLI ESORDI E LA DIFFUSIONE
Il Vernacoliere è nato nel 1982 dalle radici del periodico locale di controinformazione Livornocronaca, poi la svolta satirica e linguistica di 23 anni fa e la diffusione regionale dal 1984 e interregionale successivamente. Il giornale ha raggiunto una tiratura media di 25 mila copie a numero, diffuse nelle edicole di tutta la Toscana e in parte di quelle di Umbria, Liguria, Emilia, Lazio, Lombardia, Piemonte e Veneto e con migliaia d’abbonati in tutta Italia e all’estero.
LE POLEMICHE PER IL PAPA
Il giornale non ha mai risparmiato nessuno: politici, papi, poteri forti, i pisani, passando per il dileggio di pubblicità come quella che promuoveva un famoso cioccolatino. L’esordio arriva nel 1982, dopo che Cardinale ha provato la strada dell’agente di pubblicità e di alcuni piccoli giornali. La prima locandina crea scompiglio e polemiche ma fu anche la sua fortuna: papa Wojtyla visita lo stabilimento Solvay di Livorno e il Vernacoliere esce con il titolo: «Boia, ‘r Papa a Livorno». Mal capita perché in livornese, Boia è solo un’esclamazione.
LA LIBERTA’ IN PRIMIS
«Siamo arrivati a vendere anche 40 mila copie al mese. Il numero che ha venduto di più, 65 mila copie, è stato quello su “Mani Pulite”: “Come Di Pietro: Operazione culo sudicio”». Famoso è il suo no a Berlusconi e la rinuncia a un assegno in bianco. Il direttore generale della Mondadori chiese i diritti dell’agenda del Vernacoliere e Cardinali rispose con un no secco «la mia libertà non è in vendita». Cardinali è sempre stato fuori da associazioni, organizzazioni religiose, partitiche o militari.
L’INTERVENTO DI GIANI E SALVETTI
«Telefonerò a Cardinali, gli chiederò un incontro per capire se possiamo fare qualcosa per sostenerlo». Lo ha detto Eugenio Giani, a margine degli Stati Generali della Cultura 2025 oggi a Firenze riconoscendo nel Vernacoliere “un pezzo fondamentale della cultura toscana”. Anche il sindaco di Livorno, Luca Salvetti è sceso in campo «Ho già convocato Cardinali. Vedremo tutte le strade che possiamo percorrere per trovare una soluzione».