Cos’è il Consiglio Supremo di Difesa, chi ne fa parte e la storia di questo organo attraverso le diverse presidenze della Repubblica
Nella struttura costituzionale della Repubblica italiana, il Consiglio Supremo di Difesa (CSD) rappresenta un punto di raccordo tra indirizzo politico, esigenze operative e garanzie istituzionali. È un organo collegiale previsto dall’art. 87 della Costituzione e presieduto dal Presidente della Repubblica. La sua funzione di alta direzione politica nel settore della difesa e della sicurezza ha contribuito a garantire stabilità e continuità nei momenti più delicati della storia nazionale.
EINAUDI E L’INTEGRAZIONE EURO-ATLANTICA
Fin dall’avvio della vita repubblicana, il CSD ha svolto un ruolo strategico, permettendo all’Italia di orientarsi nel contesto internazionale. Pur avendo natura consultiva e di indirizzo, le sue valutazioni influenzano profondamente l’azione del Governo. Luigi Einaudi, primo Capo dello Stato a guidarne i lavori, esercitò un ruolo attivo nel favorire l’integrazione dell’Italia nell’architettura atlantica. La sua influenza, discreta ma autorevole, contribuì a consolidare la scelta euro-atlantica come riferimento della politica estera e di difesa.
PERTINI E L’EQUILIBRIO TRA SICUREZZA E LIBERTÀ
Negli anni successivi, il CSD divenne un presidio fondamentale anche nella gestione delle emergenze interne. Durante gli anni di piombo, Sandro Pertini richiamò più volte la necessità di preservare l’equilibrio tra sicurezza e libertà, evitando che l’impiego delle Forze Armate potesse compromettere il primato dell’autorità civile. L’obiettivo era di mantenere la risposta dello Stato entro un quadro democratico, nonostante la gravità degli attacchi terroristici.
COSSIGA E LA CRISI DEGLI EUROMISSILI
Nel contesto della crisi degli euromissili, la presidenza di Francesco Cossiga vide il CSD impegnato nella valutazione dei rischi legati al delicato equilibrio tra deterrenza e stabilità. La linea sostenuta dal Capo dello Stato contribuì a mantenere una posizione coerente con gli impegni assunti nella NATO, preservando la credibilità dell’Italia nell’Alleanza e verso i partner europei.
SCALFARO E LE CRISI BALCANICHE
Con la fine della Guerra Fredda, le riunioni presiedute da Oscar Luigi Scalfaro acquistarono particolare rilievo nella gestione delle crisi balcaniche. Attraverso il CSD, il Presidente promosse una lettura della sicurezza nazionale che riconosceva la prossimità geografica e politica dell’area, sostenendo un ruolo attivo dell’Italia nelle iniziative internazionali e nella tutela della popolazione civile. La crisi dell’Ex Jugoslavia contribuì a trasformare il modello difensivo nazionale
CIAMPI: LA SFIDA DEL TERRORISMO GLOBALE
Nel nuovo millennio, i Presidenti Ciampi e Napolitano guidarono il CSD in una fase segnata dall’emergere di minacce non convenzionali. La presidenza Ciampi coincise con la lotta al terrorismo globale, la trasformazione delle Forze Armate, le prime discussioni sulla cybersicurezza e la ridefinizione dei
In più occasioni sostenne la necessità di concepire la sicurezza nazionale come un sistema integrato, in cui tutti i livelli istituzionali cooperano. Questa impostazione sarà poi formalizzata nel Libro Bianco della Difesa. Appoggiò il passaggio al modello professionale, la riorganizzazione dello strumento militare e una visione delle missioni internazionali orientata alla stabilizzazione, alla ricostruzione e tutela dei diritti della popolazione civile. Anche nel contesto complesso del 2003, Ciampi ribadì nel CSD che l’Italia doveva agire nel quadro del diritto internazionale e delle Nazioni Unite, adottando una linea prudente e multilaterale sull’intervento in Iraq. Favorì inoltre una lettura strategica del Mediterraneo, ritenuto cruciale per sicurezza energetica, migrazioni e stabilità regionale.
NAPOLITANO: LA LIBIA, IL RUOLO NELLA NATO E LE NUOVE MINACCE IBRIDE
La presidenza Napolitano affrontò una fase altrettanto impegnativa: crisi libica, missioni NATO, riforma della difesa, cyber minacce, crisi economica e instabilità mediterranea. Il Presidente sostenne l’importanza di adempiere con coerenza agli impegni assunti in ambito NATO e Unione Europea, contribuendo alla sicurezza collettiva.
In una serie di riunioni nel 2011 sulla Libia, appoggiò una linea coordinata con l’ ONU e l’Alleanza Atlantica, autorizzando l’impiego delle basi italiane e chiedendo al governo chiarezza nelle decisioni operative e diplomatiche. Sulle minacce cibernetiche auspicò un approccio integrato e un sistema di risposta nazionale adeguato alla complessità del rischio.
NAPOLITANO: LIBIA, NATO E LE NUOVE MINACCE IBRIDE
La presidenza Mattarella coincide con una fase in cui la sicurezza assume una dimensione multidisciplinare: cyber, energetica, sanitaria, migratoria e, dal 2022, il ritorno della guerra convenzionale in Europa. Fin dall’inizio del mandato ha sostenuto nel CSD che la sicurezza italiana sia inseparabile da quella dell’Unione Europea e dal sistema euro-atlantico. Le riunioni dedicate alla guerra in Ucraina hanno visto il Capo dello Stato assumere una posizione netta: ferma condanna dell’aggressione russa, sostegno dell’Ucraina e difesa della legalità internazionale.
Sempre più spesso ha richiamato l’attenzione sulle minacce ibride – droni, attacchi cyber, manipolazioni informative – e sulla necessità di un adeguato rafforzamento delle capacità nazionali. Sul fronte mediorientale ha espresso preoccupazione per la grave situazione umanitaria nella Striscia di Gaza e ha condannato l’attacco terroristico contro Israele.
Pur nella distinzione dei ruoli delineata dalla Costituzione, ciascun Presidente ha contribuito, attraverso il CSD, a definire una visione coerente delle priorità nazionali, sempre nel rispetto dei principi costituzionali. Per questo il Consiglio Supremo di Difesa resta un presidio di stabilità e continuità nell’indirizzo strategico della Repubblica.

