Tra i 400 emendamenti segnalati per la Manovra 2026 sono ben 6 le proposte di condono
Il partito della premier tira dritto sulla nuova sanatoria edilizia, ma trova l’opposizione della Lega di Matteo Salvini. Attesa per il vertice di oggi a Palazzo Chigi, a cui parteciperà anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti per provare a trovare una quadra tra le richieste di modifica al testo della manovra.
I CONDONI DI FDI NELLA MANOVRA
Come riporta Il Fatto Quotidiano, tra le proposte edilizie che i meloniani hanno “segnalato” come fondamentali ce ne sono due che riguardano il condono del 2003, l’ultimo targato Berlusconi. Il primo emendamento prevede che la misura possa essere estesa a tutto il territorio nazionale previa approvazione delle singole regioni. La misura è attesa dalla Campania, unica regione che non recepì nei termini la normativa statale, lasciando sospese migliaia di pratiche.
Il secondo emendamento garantisce che per sanare gli abusi non sia richiesta, come è previsto oggi, la doppia conformità normativa (quella vigente al momento della sua realizzazione e quella vigente al momento della domanda) ma solo quella alle norme edilizie precedenti il 2003.
Un altro emendamento riapre i termini dei condoni dal primo, quello di Bettino Craxi del 1985, per gli abusi terminati entro il 30 settembre 2025. Un quarto torna ancora più indietro, con le “difformità parziali” precedenti il 1977 e prevede di tornare in regola con 1.032 euro.
PIANI CASA REGIONALI
Il quinto emendamento meloniano connette tutto ai piani casa regionali, il che permetterebbe ai condonati e condonanti, secondo le leggi del 1985, 1994 e 2003, di partecipare ai regali di volumetrie per chi ristruttura un immobile inserite nei piani casa regionali. Il sesto emendamento condonista di FdI prescrive che i Comuni debbano rispondere entro il 31 marzo 2026 a tutte le richieste inevase dal 1985 in poi.
Non c’è scritto cosa succede in caso contrario. Ma qui interviene la proposta della Lega del silenzio -assenso. La problematica è che le domande inevase sono milioni. Secondo i dati del centro studi Sogeea per i i tre condoni ci furono 15 milioni di domande inevase, oltre 4 milioni al 2019. La Campania era in testa alla classifica con 656 mila davanti a Lazio e Sicilia.
QUANTO COSTANO I CONDONI
I condoni costano e non solo in termini ambientali ed estetici. Lo Stato mette di tasca sua circa 24 mila euro ad abuso. Dal 1985 ha incassato 15 miliardi dai condoni edilizi e ne ha spesi tre volte tanti in oneri di urbanizzazione (trasporti, fognature, illuminazione). Del resto, come dice il ministro dell’interno Matteo Piantedosi, “l’alternativa al condono è l’abbattimento delle case e lo sgombero di migliaia di persone che nessuno fa”.
IL MECCANISMO DEL SILENZIO-ASSENSO
L’emendamento sulla sanatoria edilizia non va giù a Salvini che rilancia con il meccanismo del silenzio-assenso: i Comuni devono rispondere massimo entro sei mesi ai cittadini che hanno fatto domanda di condono 5 anni fa o 40 anni fa, pagando; se non lo fanno l’immobile è in regola. “Il silenzio assenso vuol dire che quell’immobile ha tutti i diritti e tutti i permessi” ha detto.
COSA PENSAVA LA MELONI NEL 2022
Sui condoni la premier Giorgia Meloni sembra aver cambiato rotta. Appena eletta nel 2022, in un’intervista con il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, parlava criticamente dell'”Italia dei condoni” rivendicando l’opposizione del suo partito verso quello di Ischia del governo Conte 1 nel 2018 che, come riporta Il Fatto Quotidiano in realtà era un modo per accelerare le pratiche inevase nell’isola. A novembre 2022 l’alluvione nell’isola aveva risollevato il problema della sanatoria e la Meloni contraria in modo trachant agli abusi edilizi e agli interventi non fatti, si appellava a «un approccio culturale diverso. Ogni euro investito sulla cura del territorio è un euro investito per dare ai nostri figli un’Italia più sicura e protetta» sosteneva.
La premier ricordava di aver votato il “condono” su Ischia inserito nel decreto sul ponte Morandi del governo Conte 1 quasi controvoglia e solo perché strettamente necessario vista l’urgenza di quei giorni: «Votammo in ogni caso il provvedimento perché la priorità era dare risposte a una città che affrontava un’emergenza senza precedenti» aggiungeva.

