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La quota dell’Odg Lazio aumenta: chi paga copre chi non paga

I giornalisti morosi e la solita banda degli onesti: il rincaro della quota d’iscrizione all’Odg Lazio è il sintomo di un modus operandi del Fisco italiano

Come ogni anno, di questi tempi, è arrivata puntuale – anche questa volta – la comunicazione “importante” del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, che ci ricorda di dover rinnovare il pagamento della quota di iscrizione all’Ordine. Quest’anno, però, c’è una novità: la quota annuale viene aumentata a 110 euro dagli attuali 100.

Potrebbe sembrare una notizia utile solo agli addetti ai lavori, e quindi non di interesse generale, eppure le motivazioni riguardano tutti e sono davvero lo specchio dei tempi. Il Consiglio, infatti, giustifica l’aumento del 10 per cento non solo con i non meglio precisati rincari dei costi di gestione, come se il giornalista non avesse anch’egli subito l’aumento dei “costi di gestione” che però non può scaricare su altri, ma anche, testualmente, con le mancate entrate dovute all’alta percentuale di morosità.

PAGARE DI PIÙ PERCHÉ ALTRI NON PAGANO

Insomma, così come per qualsiasi onesto contribuente italiano, anche al giornalista viene chiesto di pagare di più perché c’è qualcuno che non paga nulla. In questi casi si dice “pagare tutti per pagare meno”, slogan abusatissimo che non è mai servito né ad incoraggiare gli evasori a pagare, né tantomeno a consentire a chi evasore non è a pagare di meno. Qualcuno ha mai ricevuto una comunicazione dal Fisco che informi che quest’anno si pagheranno meno tributi perché nell’anno precedente sono stati recuperati soldi dall’evasione? Ne dubito.

L’ALBO DEGLI EVASORI (CHE NON ESISTE)

Se però per il Fisco è piuttosto difficile scoprire gli evasori totali, dal momento che non esiste un Albo degli evasori, nel caso dei giornalisti l’Albo esiste eccome, e l’esercizio della professione è subordinato proprio all’iscrizione a tale Albo. Scoprire chi non paga – e indurlo a pagare – sarebbe quindi semplice, se solo vi fosse la volontà di farlo. Invece no: si preferisce far pagare di più chi già paga, esattamente come accade ad ogni buon contribuente.

LA TENTAZIONE DI “FARE I FURBI”

E allora verrebbe voglia di seguire il consiglio di Totò in La banda degli onesti: fare i furbi, adeguarsi, saltare l’ostacolo a piè pari e passare tutti dalla parte dei vari “ragionieri Casoria”. Si sa, però, come andò a finire: alla fine gli onesti non sono capaci di diventare disonesti e continuano a pagare per tutti.

GIORNALISTI VERI E FALSI

Così come i giornalisti veri continuano a pagare, mentre i giornalisti falsi, cioè coloro che millantano di essere giornalisti senza però essere iscritti all’Albo, la fanno franca perché le sanzioni disciplinari possono essere inferte a chi è giornalista per davvero, non a chi dà l’impressione di esserlo. Quindi il giornalista vero che sbaglia è soggetto ad avvertimento, censura, sospensione e radiazione, mentre il “giornalista” furbetto del quartierino continua a fare ciò che vuole, senza timore o quasi. Se sommassimo la lentezza di una eventuale reazione dell’Ordine contro l’esercizio abusivo della professione giornalistica alla ben nota lentezza dei processi in Italia, questa ipotetica causa finirebbe quando ormai il sedicente giornalista ha fatto in tempo a diventarlo veramente. E allora sì che potrebbe essere sanzionato. Paradossalmente, quindi, alle volte converrebbe “fare” i giornalisti piuttosto che “essere” giornalisti.

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