Marano non è il primo membro della Rai a finire al centro della bufera per accuse di nepotismo, lottizzazione e vecchi equilibri di potere
Il caso Marano riaccende il dibattito sulla governance della Rai. Le accuse di “parentopoli”, rilanciate da La Repubblica e finite in Parlamento, si inseriscono in un contesto già segnato da polemiche sulle nomine ai vertici del servizio pubblico e sulla sua indipendenza editoriale. Ecco tutte le nomine finite al centro delle critiche.
MARANO SOTTO ACCUSA PER PARENTOPOLI
Il consigliere della Rai con funzioni di presidente Antonio Marano è tornato al centro delle cronache per l’accusa di “parentopoli”. Secondo le ricostruzioni di La Repubblica, Marano avrebbe assunto in Rai Pubblicità il fidanzato di sua figlia. Pd, Avs e M5S hanno presentato interrogazioni a proposito della vicenda. Da parte sua, il membro del Cda si è difeso affermando che “la ricostruzione di Repubblica non è attendibile e il titolo – Assunto a Rai Pubblicità il genero di Marano. Lui chiede audit. Pd: azienda non è affare di famiglia – quantomeno diffamatorio”.
Non è la prima volta che Marano finisce al centro delle polemiche. Infatti, rappresenta una figura storica dell’azienda, associata in alcuni ambienti a vecchi equilibri di potere interni alla Rai legati ai partiti politici. Gli ultimi rumors parlano di un possibile avvicendamento sulla poltrona del Prime Time, dove potrebbe sedere Stefano Coletta, figura chiave della tv pubblica prima dell’avvento del Governo Meloni. L’attuale direttore Williams Di Liberatore troverebbe subito un nuovo posto di lavoro come direttore dell’intrattenimento Day Time, secondo la stampa, grazie anche al supporto dell’amico Marano.
LE ACCUSE ALLA PRESIDENTE DELLA RAI
La nomina di Simona Agnes a presidente della Rai ha suscitato le ire dell’opposizione. La scelta dell’imprenditrice indicata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze è finita al centro delle polemiche per l’accusa di “lottizzazione politica”. Infatti, le opposizioni sostengono che il Governo avrebbe scelto Agnes esclusivamente per rafforzare la presenza politica della maggioranza nel Cda, rischiando di danneggiare la necessaria indipendenza editoriale della tv pubblica.
Le critiche si allargano alla presunta eccessiva vicinanza rispetto alla governance Rai, essendo la figlia del noto dirigente Biagio Agnes. Un fatto che, secondo l’opposizione, rischierebbe di favorire reti di potere “di sistema”, rispetto a un profilo totalmente indipendente.
L’AD RAI NELLA BUFERA
Anche la nomina dell’influente ad della Rai, Giampaolo Rossi, è finita nella bufera. Il manager ed ex dirigente Rai è spesso citato nei dibattiti come emblema di “TeleMeloni”, la presunta politicizzazione dei vertici della tv pubblica. Infatti, opposizioni e stakeholders più critici accusano il Governo di orientare le linee editoriali e le nomine interne della Rai.
LA PREDILETTA DI MELONI SPACCA LA CAMERA
L’elezione di Federica Frangi ha spaccato la Camera dei Deputati. Infatti, la componente proposta da Giorgia Meloni ha raccolto numeri molto netti dalla maggioranza (174 voti), mentre PD, IV e Azione si sono astenute o non hanno partecipato al voto per protesta contro l’intero processo di nomina percepito come sbilanciato politicamente. Infatti, secondo sindacati e parti dell’opposizione, la nomina di Frangi e altri parlamentari rifletterebbe un CdA meno pluralista e troppo orientato ai partiti di governo.
NATALE E DI MAJO, I CRITICI
Roberto Natale e Alessandro Di Majo sono i due componenti dell’opposizione interna al Cda. Natale è un giornalista e sindacalista storico (Usigrai, Fnsi) eletto su indicazione del M5S.Natale e l’avvocato Alessandro Di Majo, eletto con voto in quota M5S, si sono mostrati spesso critici rispetto alle scelte editoriali e di governance della tv pubblica. Infatti, ha votato contro molte delle principali nomine interne suggerite dalla maggioranza e dall’AD, mettendo in luce la divisione trasversale all’interno del CdA.

