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Andrzej Duda rieletto (per un pelo) presidente della Polonia

Duda

Duda sarà il presidente della Polonia per altri 5 anni. Il leggero scarto con lo sfidante Trzaskowski è però il segno di un Paese profondamente diviso

Il capo di Stato uscente Andrzej Duda ha vinto le elezioni presidenziali in Polonia con il 51,2% dei voti al secondo turno. Una vittoria che permette al governo del partito conservatore Diritto e Giustizia (PiS) di proseguire con il proprio programma iniziato nel 2015. Il suo sfidante, il sindaco liberale di Varsavia Rafal Trzaskowski, esponente di Piattaforma Civica (Po), il partito europeista di centrodestra che è stato al governo dal 2007 al 2014, ha sfiorato la vittoria con il 48,9% dei voti. La suspence si è protesa fino all’ultimo momento visto che i sondaggi di ieri sera li davano testa a testa. La posta in gioco per il partito al potere era molto alta, il PiS intende infatti andare avanti con la propria agenda di riforme che mira a controllare sempre di più il sistema giudiziario e quello mediatico.

IL PASSATO DI DUDA

Duda, nello scorso mandato, insieme al primo ministro Mateusz Morawiecki, ha introdotto leggi che hanno indebolito l’indipendenza del sistema giudiziario, ha ridimensionato le responsabilità polacche nei campi di concentramento nazisti e ha cercato in più occasioni di ridurre l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza. Per quanto riguarda la giustizia – l’ambito su cui l’UE ha criticato di più la Polonia – a gennaio è stata approvata una legge che permette al governo di punire con multe o licenziamenti i giudici che ne criticano le riforme giudiziarie e le nomine di cariche pubbliche. Una legge che proibisce ai giudici di svolgere inoltre qualsiasi attività pubblica che possa essere considerata politica. Inoltre, nel settembre 2015, Duda si era opposto al piano europeo di ricollocamento dei rifugiati, indicandolo come un’imposizione da parte dei paesi europei più ricchi.

DUDA, LO STATO SOCIALE E L’OMOFOBIA

Uno degli argomenti della campagna elettorale dello sfidante di Duda, Trzaskowski, consisteva proprio nel promettere che avrebbe fatto uso del diritto di veto presidenziale per bloccare qualunque progetto di legge dannoso per le norme democratiche. I polacchi hanno tuttavia preferito accogliere le riforme economiche e sociali del governo conservatore, che ha sviluppato nel corso dei mesi uno Stato sociale distribuendo importanti aiuti alle famiglie, abbassando l’età pensionabile e alleggerendo la fiscalità. Duda è intervenuto sui valori cristiani del Paese, a cui i polacchi sono ancora molto legati. Questo intervento è stato l’inizio di un processo di radicalizzazione della sua politica, che ha visto il PiS proporre il divieto di adozione alle coppie omosessuali facendo anche aumentare l’omofobia in Polonia. Trzaskowski aveva immaginato invece una Polonia più aperta al mondo e all’Europa, più tollerante e desiderosa di ritornare su quelle controverse riforme che avevano messo il Paese nel mirino dell’UE, a causa del pericoloso allontanamento dai valori democratici. Tuttavia, non è riuscito a convincere la maggioranza dei cittadini.

UN PAESE DIVISO

Il leggero scarto tra i due avversari è il segno di un Paese profondamente diviso. Metà degli elettori desidera continuare con Duda e con la politica del PiS, che mira a ristrutturare radicalmente la Polonia; l’altra metà vorrebbe invece far avanzare il Paese in una direzione più europeista e democratica. Un altro dato emerso da queste ultime elezioni è l’alto tasso di affluenza alle urne, 67,9%, superiore anche a quello del primo turno, che si attestava a 64,4%. “Stiamo raccogliendo informazioni su diverse irregolarità”, ha riferito all’agenzia di stampa Reuters Tomasz Siemoniak, esponente di Piattaforma Civica. Lo scarto tra le due Polonie sembra dunque poter essere ancora minore di quello riportato dai dati ufficiali.

DUDA VISTO DAI POLACCHI DI ROMA

Ascoltando i commenti informali di alcuni membri della vasta comunità di polacchi che abita a Roma, il profilo di Duda viene a delinearsi come quello di uno “yes men” che “fa tutto quello che gli dice Jarosław Kaczyński, il fondatore (insieme al fratello gemello Lech) del PiS (2001). Duda ha conquistato i voti di anziani e cattolici con bonus pensioni e altri piccoli aiuti alle famiglie che lo hanno reso molto popolare, mentre molti giovani hanno sostenuto con forza il suo sfidante. Duda ha ottenuto popolarità intestandosi anche meriti non suoi, come quelli che in realtà andrebbero riferiti a Donald Tusk, primo ministro della Polonia dal 2007 al 2014 e presidente del partito Piattaforma Civica (lo stesso di Rafal Trzaskowski), come per esempio alcuni investimenti nelle infrastrutture, che sono stati completati quando Tusk era ormai diventato Presidente del Consiglio europeo (2014).

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