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Nuovo default in Argentina, dopo le primarie?

Ecco cosa succede in Argentina, in vista delle elezioni del 27 ottobre

Domenica sono state svolte le elezioni primarie in Argentina, elezioni preliminari per la definizione dei candidati nei diversi partiti per le elezioni del 27 ottobre 2019. Il presidente in carica Mauricio Macri è stato sconfitto da Alberto Fernandez.

Risultati, però, che non piacciono ai mercati: il peso, la moneta argentina, è scesa fino a un minimo di 65 pesos contro il dollaro. Andiamo per gradi.

I RISULTATI DELLE ELEZIONI

Partiamo dalle ultime novità politiche. Mauricio Macri, presidente uscente dell’Argentina, ha raccolto il 32% dei consensi contro il 47% di Alberto Fernández, professore di diritto penale all’Università di Buenos Aires e capo del gabinetto durante la presidenza di Nestor Kirchner, che ha stretto un’alleanza con l’ex presidente Cristina Fernandez de Kirchner, come vicepresidente.

ARGENTINA A PICCO

Un risultato che non piace ai mercati: il peso, la moneta argentina, è scesa a un minimo di 65 pesos contro il dollaro (il crollo della moneta rende più costoso pagare il debito argentino, che è in dollari americani). Le azioni argentine quotate a Wall Street, invece, hanno perso, circa il 20% e il rischio Paese è aumentato a 900 punti base.

Qualche analista sostiene la possibilità di uno shock finanziario entro le prossime 48 ore.

MACRI VERSO STABILITA’ ECONOMICA

Perchè i risultati delle primarie hanno dato avvio a questo crollo sui mercati? Semplice: Mauricio Macri è stato eletto Presidente dell’Argentina nel 2015 e ha avviato una serie di riforme, come scrive il Corriere della Sera, per una stabilizzazione dell’economia e, magari, una futura crescita del Paese.

Macri è un liberale, promotore di riforme strutturali, che ha provato a mettere fine allo statalismo e alla politica di favoritismi dei governi peronisti precedenti, guidati prima da Néstor Kirchner e, dopo la sua morte, da sua moglie Cristina Fernández.

L’AIUTO DEL FONDO MONETARIO

Macri, nella sua strada per risollevare l’Argentina, ha anche chiesto l’aiuto del Fondo monetario internazionale (Fmi) con un prestito da 56 miliardi di dollari. Prestito subordinato alle riforme.

I NUMERI DELLA GESTIONE MACRI

L’impegno di Macri non significa certo che l’Argentina navigasse nell’oro. A fine 2018, secondo i numeri diffusi dal Corriere, il debito era pari all’86% del Pil e l’Fmi prevedeva che sarebbe sceso attorno al 75% alla fine del 2019.

UN NUOVO DEFAULT?

I mercati temono che il ritorno della politica peronista possa fermare le riforme e rinnegare quanto fatto fino ad ora dal Presidente uscente. Il debito potrebbe arrivare al cento per cento del Pil.

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