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Bielorussia, perché il referendum voluto da Lukashenko inquieta l’Occidente

Bielorussia Lukashenko Media

Alexander Lukashenko potrà beneficiare dell’immunità a vita. Ma, soprattutto, scompare l’obbligo per la Bielorussia di rimanere una “zona denuclearizzata”

Non poteva capitare in un momento peggiore. Si fatica infatti a ricordare un momento della storia recente in cui le relazioni tra Est e Ovest sono state tanto complesse. E, sebbene la Bielorussia non sia ufficialmente coinvolta nell’invasione russa dell’Ucraina (secondo Kyiv Independent  truppe bielorusse sarebbero entrate nell’Oblast ucraino di Chernihiv ), la notizia che Alexander Lukashenko abbia stravinto il referendum che rafforza i suoi poteri inquieta più di un osservatore.

 


La consultazione referendaria alla quale più del 65% dei bielorussi ha  detto sì riguarda l’adozione di emendamenti che rafforzano i poteri dell’ex militare Lukashenko. Il presidente 67enne, al governo in Bielorussia dal 1994, può procedere ora con la riforma che gli consentirà di beneficiare dell’immunità a vita.  Tutto ciò è solo marginalmente bilanciato dall’introduzione, nella costituzione bielorussa, di un limite di due mandati presidenziali, perché tale limite varrà solo per i successori di Lukashenko.

Ma ciò che più inquieta gli osservatori internazionali è che scompare l’obbligo per la Bielorussia di rimanere una “zona denuclearizzata”. Questo articolo sarebbe sostituito da un altro che esclude ogni “aggressione militare dal territorio” della Bielorussia. In più occasioni dall’inizio dell’anno gli Stati Uniti hanno allertato i partner europei dal momento che questa modifica consentirebbe il dispiegamento di armi nucleari russe in Bielorussia, Paese al confine con l’Ucraina e la Polonia.

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