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Braccio di ferro Francia-Germania su vertici Ue. Italia vuole commissario economico

Al vertice di Bruxelles iniziata la battaglia per Commissione e Bce

La partita per la nomina dei nuovi vertici dell’Unione europea è tutta da giocare, con Emmanuel Macron e Angela Merkel impegnati in un braccio di ferro sul nome del futuro presidente della Commissione Ue. Il vertice informale dei capi di Stato e di governo dell’Unione che si è svolto ieri a Bruxelles ha confermato che i risultati delle elezioni europee, con Ppe e Pse che per la prima volta non sono in grado di dar vita a una maggioranza, hanno delineato un quadro di estrema incertezza nei rapporti di forza a livello comunitario.

WEBER VS TIMMERMANS

Al momento il Ppe e i Socialisti restano fermi sui nomi dei propri spitzenkandidat, i candidati presentati al momento delle elezioni: il bavarese Manfred Weber e l’olandese Frans Timmermans. In questo confortati dalla decisione del Parlamento di Strasburgo. Ieri, prima dell’arrivo a Bruxelles dei leader, la conferenza dei presidenti dell’europarlamento ha approvato a maggioranza (contrario l’Alde, i liberali di Guy Verhofstadt vicini a Macron) una nota in cui riconferma la posizione a favore del principio degli spitzenkandidat. Significativamente, però, il documento non contiene un impegno dell’Europarlamento a votare contro un candidato presidente della Commissione, designato dal Consiglio europeo, che non sia anche uno dei candidati presentatisi durante la campagna elettorale.

SUPER ATTIVO MACRON

Nella contesa, al momento, il grande protagonista è Macron, deciso a rompere lo schema degli spitzenkandidat. Ieri il presidente francese è stato il più attivo. Prima del vertice ha pranzato con i negoziatori liberali (il belga Charles Michel e l’olandese Mark Rutte) e socialisti (lo spagnolo Pedro Sanchez e il portoghese Antonio Costa), poi ha incontrato il gruppo di Visegrad e infine ha avuto un bilaterale con Merkel. Macron ha puntato le sue carte sulla commissaria europea alla concorrenza, la danese Margrethe Vestager, che formalmente non era candidata ma che fa parte del ‘Team Europe’ dell’Alde, la squadra di potenziali candidati dei liberali per tutte le cariche più alte. Essendo l’Alde determinante per formare una nuova maggioranza, il veto di Macron su Weber e Timmermans ha grande valore. Tanto che la stessa Merkel, al termine della riunione ha ammesso che “tutti devono essere pronti al compromesso”.

TOTONOME PER LA BCE

A sottolineare la delicatezza della situazione, per la prima volta, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha imposto a tutti i leader di lasciare il telefonino fuori dalla sala della riunione. Lo stesso Tusk ha poi spiegato che c’è una maggioranza di Paesi che vogliono due donne ai vertici delle istituzioni Ue. Per la guida della Banca centrale europea, invece, si fanno i nomi del tedesco Jens Weidmann, del francese Francois Villeroy de Galhau, dei finlandesi Oli Rehn e Erkki Liikanen e dell’olandese Klaas Knot. Tusk ha ricordato che la presidenza della Bce “non è una competizione di partito” ma la scelta tra un ‘falco’ e una ‘colomba’, dopo il mandato di Mario Draghi, è una decisione politica rilevante.

IL RUOLO DELL’ITALIA

In questo quadro, l’Italia sulle nomine principali al momento sembra giocare un ruolo minore. Matteo Salvini ha ottenuto una affermazione rilevante sul piano interno ma a livello continentale la Lega sarà relegata all’opposizione e ancor più marginale sarà il ruolo del Movimento 5 stelle. All’Italia, come a ogni Paese, spetta di diritto un commissario. Il governo italiano chiede di poter scegliere un commissario economico (concorrenza, mercato interno, industria), con la Lega che pensa alla candidatura di Giancarlo Giorgetti. Il peso che Roma mette nella trattativa non appare di primo livello ma il premier Giuseppe Conte potrebbe sfruttare a suo vantaggio la possibilità di avere una “compensazione” per l’uscita di Draghi.

Adesso ci sono circa tre settimane di tempo per trovare una quadra e arrivare con il pacchetto pronto al Consiglio europeo del 20 e 21 giugno.

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