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Chi critica (e perché) lo European Beating Cancer plan

European Beating Cancer Plan

Per molti esperti, il progetto da 4 miliardi di euro non tiene conto del principio della riduzione del danno ed equipara le sigarette tradizionali ai prodotti senza combustione – ecig e prodotti a tabacco riscaldato. Lo European Beating Cancer plan rischia così di mancare gli obiettivi ambiziosi sulla salute pubblica e di trasformarsi in tassazione indiscriminata

In questi giorni si fa un gran parlare del Recovery Plan, il piano predisposto dall’Unione europea per la ricostruzione post pandemica. Ma c’è un altro “plan” molto importante, sempre in campo economico sanitario: è l’European Beating Cancer, ovvero il progetto con cui la Commissione Europea intende ridurre significativamente il numero di morti per cancro. Non è la solita campagna a una vita salutare: il ragionamento che c’è dietro è tanto semplice quanto lungimirante: il Vecchio continente non è “vecchio” solo di nome, ma anche di fatto. Una popolazione sempre più anziana deve essere assistita e rischia di essere soggetta a malattie croniche che hanno un peso notevole sul welfare. Ma se non si può ringiovanire gli europei, si può almeno spronarli ad avere uno stile di vita più salutare.

CHE COS’È L’EUROPEAN BEATING CANCER PLAN

Quello studiato dalla Commissione è un progetto che prevede investimenti per un totale di 4 miliardi del bilancio comunitario. L’obiettivo principale è arrivare alla “generazione zero tabacco”: l’abbattimento della percentuale dei fumatori dal 25% di oggi (22% in Italia), al 5%. Per fare questo si passerà attraverso una stretta annunciata su tutti i prodotti cari ai tabagisti. Ma lì sorgono i primi problemi e più di un dubbio.

La Commissione europea intende infatti colpire anche i nuovi prodotti, come le sigarette elettroniche. Viene così ignorato il principio della riduzione del danno con una equiparazione tra le sigarette tradizionali e i prodotti senza combustione – ecig e prodotti a tabacco riscaldato, come se di fatto questi ultimi fossero pericolosi per la salute al pari delle sigarette tout court.

Contro questa decisione si schierano non solo i produttori dei prodotti moderni, ma anche esperti, medici e scienziati di tutto il mondo che avallavano la riduzione del rischio, suggerendo di integrare, i tradizionali principi di prevenzione e cessazione. Si accusa così la Commissione di aver colpevolmente ignorato oltre 30 studi indipendenti e i pareri di oltre 10 enti regolatori, oltre alle recenti decisioni e approcci regolatori, come quello dell’FDA, secondo cui i prodotti senza combustione dovrebbero essere trattati diversamente dalle sigarette per velocizzare il passaggio dei fumatori che non smettono dal fumo di sigaretta ai prodotti innovativi.

GLI ESPERTI CONTRARI ALLO EUROPEAN BEATING CANCER PLAN

Secondo Fabio Beatrice, professore presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Torino e fondatore del Centro Anti-Fumo dell’ospedale San Giovanni di Torino, “Il piano contro il cancro annunciato dalla Commissione Ue nei giorni scorsi ha obiettivi molto ambiziosi. L’abbattimento della percentuale dei fumatori dal 25% di oggi (circa il 22% in Italia) al 5% nel 2040, per creare ‘una generazione zero tabacco’, è lodevole. Ma ridurre significativamente il numero di morti per tumore con una stretta su sigarette elettroniche e tabacco riscaldato è utopistico e irrealizzabile”.

“Non è chiaro – aggiunge Beatrice – quali strategie metteranno in atto i signori della Commissione Europea nei casi di soggetti resistenti alla proposta di cessazione, ovvero quelle persone che non vogliono smettere di fumare, che poi sono la stragrande maggioranza. Basti pensare che in Italia, su 12 milioni di tabagisti, appena 8mila si rivolgono ai Centri Anti-Fumo. Di questi, solo il 45% riesce nell’intento, in genere sono adulti che hanno avuto un tumore. Sicuramente i giovani non accedono a queste strutture”.

Per Francesco Riva, presidente del C.O.C.I. (Cenacolo Odontostomatologico Centro Italia): “L’European Beating Cancer contro il tabagismo rischia di non produrre gli effetti sperati, perché prevede una stretta sui nuovi prodotti equiparandoli alle sigarette tradizionali. Ma è un errore – afferma – poiché, rispetto alle sigarette tradizionali, questi dispositivi non prevedono la combustione. Sebbene non siano privi di rischio, rappresentano sicuramente delle alternative valide per tutti quei fumatori adulti che continuerebbero a fumare. Dunque, se si vuole ridurre la percentuale di fumatori, bisogna farlo con gradualità. Anche gli pneumologi consigliano ai tabagisti di utilizzare e-cig e tabacco riscaldato pur di smettere con le sigarette tradizionali perché con questi dispositivi non viene inalato il catrame”.

Del medesimo avviso Andrea Fontanella, direttore del Dipartimento di Medicina interna dell’Ospedale Buon Consiglio Fatebenefratelli di Napoli e presidente Fondazione Fadoi (Società scientifica di medicina interna): “Ridurre la percentuale dei fumatori in Europa dal 25% di oggi al 5% entro il 2040 è cosa buona e giusta, ma per farlo servirebbe un atteggiamento di praticità, invece quello della Commissione Ue è un provvedimento draconiano: non si possono equiparare le e-cig e il tabacco riscaldato alle sigarette tradizionali. L’obiettivo è giusto, ma la strada che si vuole percorrere è sbagliata. Chi troppo vuole alla fine nulla stringe”.

CHE SUCCEDE ORA?

I lavori sul piano europeo proseguono ma non sono ancora conclusi. La Commissione speciale sul cancro – Beating Cancer Committee (BECA) del Parlamento Europeo lavorerà adesso a un report che sarà pubblicato il prossimo settembre, mentre il 4 febbraio scorso si è aperta la fase di consultazione. La speranza di chi avanza le critiche che abbiamo riportato è che le istituzioni comunitarie prendano in considerazione il ruolo che i nuovi prodotti senza combustione possono giocare nella lotta al fumo e nel raggiungere l’obiettivo della prevalenza inferiore al 5% senza penalizzarli indiscriminatamente nella tassazione.

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