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Chi è al-Jolani, il leader dei ribelli che hanno rovesciato il regime di Assad in Siria

Abu Mohammed al-Jolani

Da islamista a pragmatico, il profilo di al-Jolani che alla guida degli insorti ha dato inizio a una nuova era in Siria

Il regime di Assad è finito. Damasco è in mano ai ribelli a guida islamica che annunciano l’inizio di una ‘nuova era’ in Siria dopo 50 anni di governo del partito Baath. Il leader degli insorti al-Jolani si inginocchia e bacia la terra: “Il futuro è nostro, il dittatore è caduto, e questa è una vittoria per tutta la nazione islamica”. Festa e saccheggi, assaltata la Banca centrale. Il rais Assad è fuggito a Mosca con i familiari e la Russia ha concesso loro asilo politico.  Intanto, le forze di terra israeliane sono entrate nel Paese per la prima volta dalla guerra dello Yom Kippur dell’Ottobre 1973, per stabilizzare il controllo dell’area di confine.

CHI E’ AL-JOLANI, DALLE ALTURE DEL GOLAN ALLA GUIDA DI HAYAT TAHRIR AL-SHAM

Abu Mohamed al-Jolani, il leader islamista alla guida della coalizione ribelle siriana Hayat Tahrir al-Sham (HTS), è una figura complessa e controversa. Nato nel 1982 a Riyad, in Arabia Saudita, da una famiglia siriana benestante, Jolani è cresciuto nel quartiere di Mezeh, un’area di lusso di Damasco. Tornato in Siria nel 1989, la sua famiglia ha mantenuto uno stile di vita agiato. Durante gli anni giovanili, ha dimostrato di essere un buon studente, ma gli eventi globali lo hanno avvicinato gradualmente al jihadismo.

L’INIZIO DEL RADICALISMO

Jolani si è avvicinato alle idee jihadiste dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Secondo il portale Middle East Eye, ha iniziato a frequentare discussioni clandestine nei sobborghi emarginati di Damasco. L’invasione statunitense dell’Iraq nel 2003 lo spinse a lasciare la Siria per unirsi ad al-Qaeda in Iraq, allora guidata da Abu Musab al-Zarqawi. Qui ha trascorso cinque anni in detenzione, esperienza che ha ritardato la sua ascesa nei ranghi dell’organizzazione.

FONDAZIONE DEL FRONTE AL-NUSRA

Nel marzo 2011, con lo scoppio della guerra civile siriana, Jolani tornò in patria e fondò il Fronte al-Nusra, il ramo siriano di al-Qaeda. Tuttavia, nel 2013 rifiutò di giurare fedeltà ad Abu Bakr al-Baghdadi, futuro leader dello Stato Islamico, mantenendo il suo legame con al-Qaeda fino al 2016. In quell’anno, Jolani annunciò la rottura ufficiale con l’organizzazione madre per evitare attacchi occidentali contro il suo gruppo.

DA JIHADISTA A PRAGMATICO

Jolani ha progressivamente modificato il suo approccio, cercando di abbandonare la retorica radicale. Ha smesso di indossare il tradizionale turbante jihadista, preferendo una tuta militare, e si è presentato come un leader più moderato. Tuttavia, la sua metamorfosi non ha convinto molti analisti, che lo definiscono un “radicale pragmatico”. Nel corso degli anni, il gruppo HTS, da lui guidato, ha istituito una sorta di governo civile nella provincia di Idlib, pur affrontando accuse di abusi e crimini di guerra da parte delle Nazioni Unite.

IL RUOLO DI AL-JOLANI NELLA CADUA DI ASSAD

Il 27 novembre 2024, al-Jolani ha guidato l’offensiva che ha portato alla caduta del regime di Bashar al-Assad. Durante questa operazione ha iniziato a firmare comunicati con il suo vero nome, Ahmed al-Sharaa, richiamando le sue radici familiari nelle Alture del Golan, territorio annesso da Israele nel 1967. A differenza dello Stato Islamico, Jolani ha affermato di non voler attaccare l’Occidente, puntando invece alla creazione di una repubblica islamica in Siria.

Islamista, pragmatico, moderato, guida dei ribelli, degli insorti: la figura di al-Jolani divide l’opinione pubblica e gli analisti. Per i suoi sostenitori è un leader realistico, capace di adattarsi alle circostanze per raggiungere i suoi obiettivi; per i suoi oppositori è un opportunista che non ha mai abbandonato completamente la sua visione estremista. Quale sarà realmente il futuro della Siria?

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