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Chi è Aleksandr Dugin, padre di Darya morta in un’esplosione a Mosca

Dugin

La russa Darya Dugin è morta in quello che sembra essere un attentato. L’obiettivo era il padre Aleksandr, filosofo molto vicino a Putin?

È morta Darya Dugin, figlia di Aleksandr Dugin,  l’ideologo sovranista di Putin. L’auto su cui viaggiava la ragazza, che aveva solo 30 anni, è saltata in aria nei pressi del villaggio di Velyki Vyazomi, alla periferia di Mosca, in quello che sembra essere un attentato.

L’obiettivo vero, scrivono alcuni, sarebbe stato il padre. I due, infatti, tornavano da un evento pubblico insieme e avrebbero  dovuto viaggiare sulla stessa auto, ma Dugin avrebbe all’ultimo istante preso un altro veicolo.

Chi è Aleksandr Dugin

Nato a Mosca nel 1962, Dugin è cresciuto  in una famiglia di tradizioni militari: il padre era un ufficiale dei servizi segreti sovietici e la madre una dottoressa. Laureato in filosofia, ha completato il suo percorso di studi co due dottorati di ricerca, uno in scienze politiche e l’altro in sociologia. Ha frequentato il Circolo Južinskij, un movimento dissidente secondo cui il mondo moderno è degenerato. Dopo aver vissuto più di 10 anni a Parigi (1980-1992), Dugin raggiunge la popolarità mettendo la firma su “Fondamenti di geopolitica”, un manuale di geostrategia pubblicato nel 1997. Nel 2000 fonda il Partito Politico Panrusso Eurasia, che nel 2003 diventa organizzazione non governativa con il nome di Movimento Internazionale Eurasiatista.

Ha insegnato all’Università statale di Mosca dal 2008 al 2014, dove era a capo del Dipartimento di Sociologia delle Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Sociologia. È stato professore presso l’Università Fudan di Shanghai, in Cina.

La filosofia di Dugin

Dugin è considerato il padre dell’eurasiatismo contemporaneo (neo-eurasiatismo), cconiugando il tradizionalismo integrale, principalmente di René Guénon e Julius Evola, con il pensiero di Martin Heidegger, e dando vita a un nuovo “tradizionalismo russo”.

Una figura chiave per Putin

Dugin è molto vicino a Vladimir Putin. Seppur non ricopre incarichi ufficiali nel Governo, il filosofo “ha fornito a Putin la base ideologica del nuovo imperialismo russo, teorizzando in chiave moderna canoni del patriottismo per sostituire gli slogan sovietici. Sono stati i suoi testi e i suoi discorsi a tracciare quel disegno sovranista che legittima l’ambizione alla leadership euroasiatica e all’espansionismo verso i confini “sacri” della Russia zarista: l’invasione dell’Ucraina è scaturita anche da queste idee, che legittimano agli occhi di una parte del popolo russo – ma non solo – la “missione di grandezza di Mosca”. Una spinta in cui la figlia aveva affiancato il padre, tanto da venire inclusa pochi mesi fa nella lista nera delle sanzioni britanniche”, scrive Repubblica.

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