Un attacco su vasta scala, uccisi i vertici delle forze armate iraniane e delle guardie rivoluzionarie
Nella notte Israele ha colpito duramente il cuore dell’apparato militare iraniano. Secondo quanto riferito dalle Forze di Difesa israeliane, oltre 200 caccia da combattimento, supportati da sofisticate operazioni di intelligence, hanno condotto un attacco coordinato su più di cento obiettivi all’interno del territorio iraniano. A queste operazioni si sono aggiunti droni esplosivi lanciati direttamente dal suolo iraniano, probabilmente con il supporto operativo del Mossad. Il risultato è stato devastante: almeno tre tra i più alti vertici militari iraniani sono stati uccisi, insieme ad altri alti ufficiali e scienziati coinvolti nel programma nucleare di Teheran.
Tra le vittime principali figura il generale Mohammed Hossein Bagheri, capo di stato maggiore delle forze armate iraniane. Considerato il più alto ufficiale militare della Repubblica Islamica, Bagheri aveva il compito di coordinare sia l’esercito regolare (Artesh) sia il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC). Figura chiave nella struttura del potere iraniano, era spesso indicato come il secondo uomo più potente del regime dopo l’ayatollah Khamenei. Nato nel 1968, fu tra gli studenti che nel 1979 parteciparono all’assalto all’ambasciata statunitense a Teheran. Suo fratello, stratega di rilievo e alto ufficiale delle Guardie, era ammirato da Qassem Soleimani. Dopo la sua morte, Bagheri ne aveva raccolto l’eredità, scalando i vertici militari. Si era anche ipotizzato un suo futuro ruolo politico ai massimi livelli.
ESMAIL QAANI: L’EREDE DI SOLEIMANI
Un altro nome di primo piano tra i leader uccisi è quello di Esmail Qaani, comandante della Forza Quds, il braccio estero delle Guardie rivoluzionarie iraniane. Succeduto a Qassem Soleimani dopo il suo assassinio nel 2020 da parte degli Stati Uniti, Qaani ha guidato operazioni militari segrete e attività di intelligence in tutta l’area mediorientale. Figura chiave nella strategia di “esportazione della rivoluzione islamica”, ha sostenuto e armato milizie come Hezbollah in Libano, gli Houthi in Yemen, e gruppi filo-iraniani in Siria e Iraq. La Forza Quds è anche ritenuta responsabile di attentati contro obiettivi israeliani all’estero. La sua eliminazione rappresenta un duro colpo per l’architettura militare regionale dell’Iran.
HOSSEIN SALAMI: LA GUIDA DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE
Tra i caduti figura anche Hossein Salami, capo delle Guardie della Rivoluzione, una delle strutture più potenti e temute del regime iraniano, con funzioni che vanno dall’intelligence interna alle operazioni esterne. Salami, 65 anni, era entrato nell’IRGC durante la guerra Iran-Iraq negli anni ’80. Nominato comandante supremo nel 2019 da Khamenei, ha incarnato la linea più dura del regime, apertamente ostile all’Occidente e determinata a sviluppare armamenti nucleari. Le sue dichiarazioni pubbliche non lasciavano spazio a dubbi: “cancelleremo Israele dalle carte geografiche” e “spalancheremo le porte dell’inferno” erano frasi che usava con regolarità per ribadire la posizione dell’Iran. Il giorno prima dell’attacco aveva ribadito che l’Iran era “pronto per ogni scenario”.
ALTRI VERTICI ELIMINATI
L’operazione ha colpito anche Ali Shamkhani, consigliere politico dell’ayatollah Khamenei, e Gholamali Rashid, vice capo dello stato maggiore delle forze armate. Rashid, in particolare, dal 2016 comandava il Khatam al-Anbiya, il quartier generale operativo unificato delle forze armate. Figura centrale nella pianificazione delle operazioni militari congiunte, era anche coinvolto nei programmi legati all’uso di droni militari e nel loro trasferimento a forze alleate in Medio Oriente e alla Russia. Il suo ruolo era cruciale nella supervisione delle esercitazioni militari e delle attività offensive e difensive della Repubblica Islamica.
OBIETTIVO ANCHE IL PROGRAMMA NUCLEARE
L’attacco non si è limitato ai vertici militari. Tra le vittime risultano anche due importanti scienziati nucleari: Fereydoun Abbasi, ex capo dell’Organizzazione per l’Energia Atomica iraniana, e Mohammad Mehdi Tehranchi, fisico e presidente dell’università Islamic Azad. Entrambi erano coinvolti nel controverso programma nucleare dell’Iran, e la loro eliminazione si inserisce in un tentativo israeliano di rallentare o destabilizzare i progressi di Teheran in questo campo.