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Chips Act, cos’è e perché è cruciale per la sopravvivenza industriale dell’Ue

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Tra i punti essenziali del Chips Act: investimenti in R&D, partnership tra pubblico e privato, stretta sull’export e regole più flessibili sugli aiuti di Stato per le aziende

L’Unione europea passa al contrattacco. Negli ultimi tre anni Bruxelles ha imparato due cose: la prima è che non eravamo preparati a fronteggiare una pandemia, ma nessuno al mondo del resto lo era; la seconda che abbiamo grosse difficoltà a reperire i semiconduttori sul mercato. E qui non si può dire di essere in ‘buona’ compagnia, perché la Cina, che si era mossa per tempo accaparrandosi diverse miniere africane, produce la maggior parte dei chip presenti sul mercato. Chip cruciali per oggetti in prevalenza asiatici, come cellulari, fotocamere e smartwatch, ma anche per la nostra industria, a iniziare dall’automotive, fino al comparto strategico della difesa. Per questo oggi l’Unione europea ha presentato il Chips Act, col quale intende rilanciare la strategia industriale comunitaria, in modo da evitare che la crisi dei semiconduttori possa ripresentarsi ciclicamente.

 

COS’È IL CHIPS ACT

Il Chips Act prevede “investimenti considerevoli: 15 miliardi di euro in ulteriori investimenti privati e pubblici entro il 2030, che si aggiungono ai 30 miliardi di euro che abbiamo già pianificato”, finanziati “dal Next Generation Eu, dal programma Horizon e dai bilanci nazionali”, ha spiegato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.

“Con lo European Chips Act – ha detto la numero 1 del massimo organo comunitario – vogliamo fare dell’Ue un leader industriale in questo mercato strategico, ci siamo prefissati l’obiettivo di avere nel 2030 qui in Europa il 20% della quota di mercato globale della produzione di chip, ora siamo al 9%, ma durante questo periodo la domanda raddoppierà, questo significa quadruplicare i nostri sforzi”.

Quanto ai soldi messi sul piatto, 12 miliardi di euro saranno fondi pubblici (sei dal bilancio comunitario e sei dai governi nazionali) per la ricerca e lo sviluppo di semiconduttori sicuri ed efficienti dal punto di vista energetico, cui aggiungere gli oltre 30 miliardi di euro di investimenti pubblici già previsti dai governi, sostenuti dal Recovery Fund, dal programma Horizon Europe e dai bilanci degli Stati.

“L’obiettivo dell’Europa sarà quello di stabilire un approccio cooperativo” con i rivali principali come Taiwan, Singapore, Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti, per “affrontare la sua sicurezza dell’approvvigionamento”. Parimenti, potranno essere imposti più agevolmente blocchi all’importazione e tollerati gli aiuti di Stato alle imprese di un settore la cui rilevanza è, ormai, strategica.

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