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Come sono andate davvero le elezioni in Portogallo

Portogallo

Cinque cose da sapere sul voto in Portogallo. L’analisi di Riccardo Pennisi

Elezioni in Portogallo, com’è andata in 5 numeri e 5 lettere.

1. E’ una specie di pareggio.

2. I socialisti arretrano dal 41 al 28,7%: una sconfitta? Non troppo, se anche il centrodestra di Luis Montenegro si ferma al 28,7%, perdendo l’occasione storica del sorpasso. Poche centinaia di voti di differenza: le schede dall’estero decideranno chi è il più votato.

3. Chi festeggia davvero però è l’estrema destra di Chega. In due anni, salita dal 7 al 18%.

4. La sinistra radicale del Bloco de Esquerda resta debole, nonostante la nuova dirigenza.

5. Nessuno dei due grandi partiti ha la maggioranza assoluta.

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A. I socialisti di Costa erano al potere dal 2015 – prima in coalizione col Blocco di Sinistra, poi da soli. Ma il tracollo elettorale chiude quel capitolo. In effetti è un voto anticipato, per le dimissioni di Costa a novembre, in rocambolesco scandalo, ancora non chiarito. Sembrava che lo riguardasse direttamente: si scoprì poi che l’interessato era un suo ministro omonimo, Costa anche lui. Per non sbagliare, ora il segretario si chiama Pedro Nuno Santos.

B. La coalizione di centrodestra Alleanza Democratica non ha sfondato: ha persino meno voti di prima. Lo stesso vale per i suoi alleati Liberali. Ma al suo leader, Luis Montenegro, restano più opzioni, perché i socialisti sono senza alleati. Infatti, nonostante i tanti voti persi dai socialisti, il Blocco di Sinistra, decisivo negli anni ’10 con Catarina Martins, una delle protagoniste della primavera progressista in Europa Meridionale, ora guidato dalla 38enne Mariana Mortágua, resta al 4,4%. La federazione dei comunisti scende al 3,3%.

C. Non è dunque possibile una riedizione della “geringonça” (l'”accrocchio”, una cosa che funziona anche se a rigore non dovrebbe), cioè la coalizione parlamentare di sinistra-sinistra dei primi governi Costa. L’accrocchio si ruppe nel 2022 quando la sinistra radicale non votò la finanziaria, facendo cadere il governo. Una decisione che ha spalancato la strada all’estrema destra.

D. André Ventura sarà il re delle copertine post-voto. Con i complimenti di Orban, Meloni, Le Pen, Abascal, Bolsonaro, il leader di Chega entra di diritto nell’internazionale nazional-populista di rito trumpiano, ormai attore fondamentale dell’arena politica di Europa e Americhe. Come da manuale, è la retorica anti-immigrazione a trascinare un partito che come i suoi omologhi capitalizza al meglio il dissenso, la rabbia e la paura presenti nelle province dell’Occidente.

E. E i seggi di Chega servirebbero, per un governo di destra-destra. Montenegro ha promesso che non lo farà. L’alternativa sono le classiche larghe intese coi socialisti, il che non spezzerebbe l’ancora al “centrão” – il grande centro tipico della politica portoghese. Oppure, al centrodestra resta appunto l’opzione dell’accordo con Chega. Molti conservatori lo vorrebbero: soluzione dal forte carattere ideologico, con l’esordio dell’estrema destra al governo a Lisbona.

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