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Commissione Von der Leyen, Brexit e migranti. Cosa succede in Europa

Commissione

Tutte le ultime novità sull’Ue nel Taccuino Europeo a cura di Andrea Mainardi

Fino all’8 ottobre, i membri di 18 commissioni del Parlamento europeo continuano a testare i candidati per la nuova Commissione europea. E già si comincia con due bocciature.

STOP AI CANDIDATI DI ROMANIA E UNGHERIA

Sosta con due semafori rossi la futura Commissione europea a guida Ursula von der Leyen. La Commissione giuridica (Juri) del Parlamento ha bocciato lunedì i candidati di Romania, Rovana Plumb – indicata per il portafoglio dei Trasporti –, e l’ungherese Laszlo Trocsanyi – designato per l’Allargamento. Per entrambi lo stop è stato motivato col conflitto di interessi. Secondo Politico, il no a Plumb deriva da un prestito che aveva ricevuto “operando professionalmente nell’area del turismo”. Per la Commissione non è stato chiarito come il denaro sarebbe stato rimborsato “in modo aperto e trasparente”. Più complesso il caso Trócsányi, ex ministro della Giustizia: le preoccupazioni si sono incentrate sulle sue relazioni con uno studio legale da lui co-fondato, Nagy és Trócsányi, e su varie decisioni legate alla Russia. Il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, venerdì mattina aveva difeso il suo candidato, suggerendo che il voto di rifiuto fosse collegato alla linea dura del governo contro la migrazione dall’esterno dell’Ue. Nessuno scontro aperto, tuttavia.

NUOVI NOMI IN BALLO

Orbán ha già indicato a von der Leyen il sostituto. Si tratta di Olivér Várhelyi, un diplomatico, attualmente rappresentante permanente dell’Ungheria presso l’Unione europea. Due, invece, le candidature alternative proposte da Bucarest: l’europarlamentare socialdemocratico Dan Nica – prima scelta per la primo ministro romeno Viorica Dăncilă – e, in riserva, nel caso fosse richiesta una donna, il segretario di Stato per gli affari europei Melania-Gabriela Ciot. Nica era già stata proposto per il ruolo in estate insieme a Plumb, ma la presidente eletta von der Leyen aveva scelto la seconda. Poi respinta.

COMMISSARI SOTTO ESAME

Andranno avanti fino a martedì prossimo – davanti alle commissioni dei portafogli di cui dovranno occuparsi – le audizioni dei commissari designati, prima del voto del Parlamento europeo in agenda il 23 ottobre. Non hanno incontrato particolari freni tre dei primi esaminati: lo slovacco Maros Sefcovic (futuro vicepresidente con delega alle Relazioni interistituzionali e Prospettive strategiche), l’irlandese Phil Hogan (Commercio) e la bulgara Mariya Gabriel (Innovazione e Giovani). Invitato a ritornare il polacco Janusz Wojciechowski, candidato commissario per l’Agricoltura, dopo una prima audizione martedì 1 ottobre dove non ha del tutto convinto. Qualche ostacolo potrebbe incontrarlo la francese Sylvie Goulard, già eurodeputata. Liberale, vicina al presidente francese Emmanuel Macron, è candidata a ricoprire il ruolo di commissario al Mercato interno. Ha già ottenuto il giudizio favorevole della commissione giuridica. Sostenuta, tra gli altri, da Mario Monti, ma non dai deputati di sinistra e da qualcuno tra i popolari.

APPUNTI DALL’EUROPA

BREXIT AL RUSH FINALE

Oggi il premier britannico Boris Johnson dovrebbe presentare proposte “definitive” per un nuovo accordo sulla Brexit, avvertendo che se l’Unione europea non le accettasse la Gran Bretagna lascerà questo mese senza un accordo. Johnson fornirà i dettagli del “giusto e ragionevole compromesso” durante il suo discorso di chiusura alla conferenza annuale del partito conservatore questo pomeriggio. Per gli analisti alcune questioni restano aperte. A cominciare da quelle economiche.

Timori per l’economia

Parlando con Politico, Carolyn Fairbairn, direttore generale della Confederation of British Industry, ha sottolineato come un risultato senza accordi creerebbe “l’incertezza più straordinaria, insopportabile per gli individui e le imprese”. Riporta inoltre France-Presse: la casa automobilistica Nissan ha avvertito che il no deal potrebbe portarla a rivedere la sua decisione di realizzare un nuovo modello Qashqai in Gran Bretagna, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro.

La frontiera con l’Irlanda

L’inquilino di Downing Street deve inoltre ancora risolvere il problema dei confini tra l’Irlanda del Nord britannica e l’Irlanda membro Ue. Johnson vorrebbe mantenere l’Irlanda del Nord nel mercato unico dell’Ue fino al 2025, ma in un’unione doganale con il resto della Gran Bretagna. Ciò creerebbe due frontiere potenzialmente nuove: nel Mare d’Irlanda e sull’isola. Il primo ministro irlandese Leo Varadkar ha dichiarato: “Nessun governo britannico dovrebbe cercare di imporre posti doganali tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda”. Johnson ha replicato: qualche controllo dopo la Brexit ci sarà.

Anche i rifiuti nel mezzo

Un altro problema è maleodorante. La Gran Bretagna è tra i principali paesi esportatori di rifiuti dell’Unione. Dal porto di Dover il 15% degli scarti dei sudditi di Sua Maestà prendono la via del continente. In caso di uscita senza accordi, le frontiere potrebbero rallentare il trasporto. I Paesi Bassi, maggiore importatore di spazzatura dal Regno Unito (qualcosa come 1,3 milioni di tonnellate all’anno), hanno già fatto sapere di volere diminuire i carichi per ragioni ambientali.

NODO MIGRAZIONI

Mentre la Polonia si avvia alle elezioni (voto il 13 ottobre), sono tutte da confermare le condizioni degli “accordi” de La Valletta tra Malta, Italia, Germania e Francia sui migranti. L’ambasciatrice polacca a Roma, Anna Maria Anders, avverte: “Mai la politica delle quote”. “Varsavia accoglie solo chi condivide, con i polacchi, lingua, tradizioni e cultura”.

Spagna e Grecia non ballano

Anche Spagna e Grecia, riporta El Pais, respingono la distribuzione dei migranti pianificata settimana scorsa, contestando una proposta che affronterebbe solo i problemi dell’Italia. Pare difficile che possano firmare un accordo. Se ne discuterà l’8 ottobre in Lussemburgo, al vertice di tutti i ministri dell’Interno. Come ricorda il commissario ai migranti, Dimitris Avramopoulos, a Malta “nulla è stato firmato o adottato”.

GLI USA STRINGONO LA CINGHIA IN GERMANIA

L’ambasciata Usa a Berlino ridimensiona le spese. La feluca di Donald Trump in Germania, Richard Grenell, ha annunciato martedì di avere fatto risparmiare 20milioni di dollari ai contribuenti, e di non richiedere ulteriori risorse fino al 2021. Risparmiare denaro pubblico non può che fare piacere. Eppure la comunicazione sa di irrituale nel felpato linguaggio diplomatico.

Auto e spesa militare tra le ragioni del gelo

Segno evidente di relazioni tese tra Washington e Berlino per la politica commerciale. Trump non digerisce la forte esportazione verso gli States delle auto tedesche. E non solo. Il presidente americano si è risentito perché il governo tedesco non ha programmato un aumento delle sue spese per la difesa nella Nato fino all’equivalente del 2% del Pil entro il 2024.

LUNGA VITA AGLI ELETTRODOMESTICI

Lavastoviglie, lavatrici, frigoriferi e Tv immessi nel mercato dal 2021 dovranno durare di più. Lo ha stabilito la Commissione europea martedì, imponendo inoltre ai produttori di fornire pezzi di ricambio fino a dieci anni. Doppio risultato: risparmio per i consumatori e per l’ambiente. Le misure adottate includono, per la prima volta, i requisiti di riparabilità e riciclabilità, contribuendo in tal modo – si legge in una nota – al raggiungimento degli obiettivi dell’economia circolare, aumentando la durata degli elettrodomestici e favorendone manutenzione, riutilizzo e aggiornamento. La Commissione stima che le famiglie europee risparmieranno in media 150 euro all’anno.

CONSENSO ATTIVO PER I COOKIE

Gli utenti di Internet devono acconsentire attivamente a essere rintracciati su Internet con i cookie. Lo ha stabilito martedì la Corte di giustizia europea. La sentenza ha il potenziale per cambiare radicalmente il modo in cui si segue il Web e il grado in cui i siti Web sono autorizzati a seguire i propri utenti. Una casella pre-spuntata per il tracciamento non è sufficiente, hanno affermato i giudici. I siti Web devono invece lasciare quelle caselle vuote e consentire agli utenti di spuntarle se lo desiderano. Analizza Politico: “Spingendo gli utenti a fare una scelta attiva, la sentenza può indurre le persone a negare il consenso e potenzialmente a privare i siti Web di dati personali che ora sono la linfa vitale dell’economia digitale”.

NIZZA SI INTERROGA SULLA PRIVACY

Senza norme europee particolarmente vincolanti sull’utilizzo del riconoscimento facciale, cresce in Francia la preoccupazione per la privacy. Accade in particolare a Nizza. Oltre 2.600 telecamere a circuito chiuso e prime sperimentazioni, con la scansione dei volti di migliaia di adulti. Un nuovo test in attesa del via libera in due licei cittadini ha suscitato le proteste di studenti, insegnanti e genitori. Mentre in California diverse città ne hanno bandito l’utilizzo – temendo violazioni dei diritti umani ed errori nell’identificazione delle donne e delle minoranze –, in Europa oltre alla Francia, anche Danimarca, Germania e Regno Unito hanno condotto sperimentazioni, concedendo ampi margini di utilizzo alle forze di polizia. Così come ci si muove in Italia. Non tutti concordano. Come a Nizza, cresce il timore che una distopia della sorveglianza sia prossima.

A CACCIA DI EVASORI SUI SOCIAL MEDIA

La Commission nationale de l’informatique et des libertés (Cnil) francese ha chiesto attenzione al governo circa i piani che consentirebbero alle autorità di monitorare i social media e le attività di acquisto su siti web come eBay al fine di individuare chi commette frode fiscale. Il parlamento francese si prepara a discutere la proposta per avviare il controllo. Lo scopo è di identificare i divari tra le entrate dichiarate di una persona e il suo stile di vita, come evidenziato dai profili Facebook, Instagram e Twitter. Come ha spiegato il ministro Gérald Darmanin: l’ufficio delle imposte “sarà in grado di vedere che se hai numerose foto con un’auto di lusso mentre non hai i mezzi per possederne una”. Il sistema può rilevare anche potenziali frodi doganali sui siti di vendita online, così come può verificare dove risiede principalmente una persona, ad esempio se si sono dichiarati domiciliati all’estero ma trascorrono la maggior parte del loro tempo in Francia.

Ok la caccia alle frodi, ma serve prudenza

Per il Cnil il governo deve mostrare “molta prudenza”; i piani potrebbero equivalere ad una raccolta di massa di dati su una scala significativa, con informazioni che vengono automaticamente estratte anziché raccolte per casi specifici e sospetti. Questo – osserva la Commissione – potrebbe “cambiare radicalmente il comportamento online, dove le persone potrebbero non sentirsi in grado di esprimersi liberamente”.

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