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Confine Messico – USA, le persone non passano, le armi sì

Messico

E i cartelli della droga si fanno sempre più pericolosi. Per questo Città del Messico intende fare causa alla potente lobby americana delle armi da fuoco

Una battaglia legale imponente e a tratti disperata. Che nasconde con ogni probabilità ben altre ragioni e forse pure la speranza di spingere il governo statunitense a tornare a riaprire, almeno socchiudere, i pattugliatissimi confini meridionali, soprattutto ora che l’inquilino della Casa Bianca è cambiato.

L’accusa è pesante: la frontiera ferma le persone, i controlli sono così accurati che molti messicani sono respinti, eppure, caso strano, migliaia e migliaia di armi attraversano, a cadenza pressoché quotidiana, la frontiera. Ma Città del Messico non chiama in causa Washington: inimicarsi gli USA, tanto più che il vento è mutato e Donald Trump non siede più nello studio ovale, sarebbe controproducente.

L’avversario che i messicani intendono trascinare in tribunale, comunque, non è meno potente: 10 società statunitensi che animano la lobby delle armi, tra cui Smith & Wesson, Beretta USA, Glock e Colt’s Manufacturing. Il governo messicano lamenta danni abnormi, sostenendo non solo che il traffico illegale delle armi da fuoco provochi migliaia di vittime ogni anno (nel 2017 i decessi per morte violenta sono stati 25.339, tra quelli provocati dalla polizia e quelli mietuti dai narcotrafficanti), ma anche che sia alla base del prosperare dei cartelli della droga.

“Chiederemo di eliminare o ridurre in modo drastico il traffico illecito di armi verso il Messico, poiché coloro che producono, promuovono e incoraggiano questo business dagli Stati Uniti non possono rimanere impuniti – ha detto Marcelo Ebrard, ministro degli Esteri messicano – Che le imprese cessino le loro pratiche negligenti che causano danni in Messico e causano morti in Messico”. Ciò che il confinante meridionale degli States non può e non vuole dire, è che la lobby delle armi avrebbe ottenuto dagli USA di poter esportare senza troppi problemi le proprie merci oltre la frontiera, così da poter continuare a fare affari coi signori della droga. Paradosso nel paradosso: quella è una frontiera super controllata, ma a quanto pare chi controlla si limita a ricercare esclusivamente i messicani che provano a espatriare.

Il problema è noto anche al Dipartimento di Giustizia statunitense che in alcune occasioni aveva riportato come il 70 per cento delle armi in possesso delle organizzazioni criminali in Messico fosse prodotto, distribuito e acquistato da società statunitensi. L’espediente è noto alle autorità messicane e statunitensi, ma finora tutti alla frontiera hanno finto di non vedere: le armi vengono acquistate da cittadini americani senza precedenti penali, che possono comprarle con poche restrizioni per poi rivenderle in Messico. Ma a quanto pare a chi valica la frontiera pesantemente armato non viene mai fatta la fatidica domanda “niente da dichiarare?”

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