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Contrasto all’immigrazione clandestina passa dalla Libia (e dalla Turchia): Meloni a Istanbul, Tetteh (UN) a Roma

La stabilità della Libia e la relazione con la Turchia sono garanzie per il contenimento dell’immigrazione clandestina. La Premier Meloni lo sa e a Istanbul incontra Erdogan e Dbeibah. Intanto, Hannah Tetteh (UNSMIL), a Roma prosegue nel suo tour di incontri istituzionali 

Contrasto all’immigrazione clandestina e la stabilizzazione della Libia sembrano essere sfide intrecciate, inscindibili l’una dall’altra. Il trilaterale tra Meloni, Erdogan e Dbeibah a Instanbul lo dimostra. Inoltre, ieri, la rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per la Libia Hanna Tetteh è stata a Roma per incontri istituzionali.

IL TRILATERALE MELONI-ERDOGAN-DBEIBAH

Più cooperazione sulla gestione dei flussi migratori e sostegno alla Libia”. E’ questo il risultato ottenuto a Istanbul da Giorgia Meloni, Recep Tayyip Erdogan e il Ministro della difesa della Libia Abdulhamid Dbeibah. Un summit in cui si sono tracciate le linee d’azione per combattere le reti criminali internazionali di trafficanti di esseri umani, migliorare la prevenzione dei movimenti irregolari e “sostenere la Libia nella gestione della pressione migratoria cui è sottoposta” come ha spiegato la Premier. Un modello che potrebbe allargare la cooperazione tra Roma e Ankara anche a Tripoli. Per dimostrare l’impegno contro le reti di trafficanti, due giorni fa il primo ministro ad interim della Libia Dbeibah ha ordinato raid, condotti con i droni turchi, contro le città costiere di Sabratha e Zwara, da dove partono i barconi carichi di migranti diretti verso il nostro Paese. Nel corso del vertice di Istanbul la Premier Meloni ha ribadito “l’impegno dell’Italia per la stabilità, l’unità e l’indipendenza della Libia e il sostegno a un processo politico, a guida libica e con la facilitazione delle Nazioni Unite, che conduca ad elezioni”.

HANNAH TETTEH (UN) A ROMA

A testimonianza della ripresa del dialogo del nostro paese con la Libia, sabato 2 agosto la rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per la Libia, Hannah Tetteh, ha fatto visita a Roma, per la prima volta da quando è stata eletta. Secondo “Agenzia Nova” tra gli incontri a Palazzo Chigi c’è stato quello con Fabrizio Saggio, consigliere diplomatico della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha preso parte al trilaterale di Istanbul, mentre al ministero degli Esteri ha incontrato Laura Carpini, vice direttore generale presso la Direzione generale per la mondializzazione e le questioni  globali. Tetteh dovrebbe illustrare ad agosto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite la nuova tabella di marcia dell’Unsmil per la Libia, un impegno nato per superare lo stallo istituzionale nel Paese nordafricano in vista dell’unificazione e della preparazione di elezioni presidenziali credibili.

PROVE DI DEMOCRAZIA IN LIBIA

Nel frattempo il Presidente del Consiglio Supremo di Stato, Dr. Mohamed Takala ha ricevuto il Sottosegretario del Ministero dell’Economia e del Commercio per gli Affari delle Zone Franche, Nouri Ali Qatati, nella sede del Consiglio a Tripoli per studiare come ampliare le fonti di reddito nazionale, valorizzare la posizione geografica strategica della Libia e trasformare il Paese in un hub logistico regionale che colleghi Europa, Africa e il Mediterraneo, incentivando investimenti, esportazioni e progetti infrastrutturali legati al commercio internazionale. Al termine di due giorni di consultazioni a porte chiuse, un Comitato misto e un Comitato consultivo libico hanno raggiunto un’intesa per facilitare lo svolgimento di elezioni presidenziali e parlamentari condotte con il sostegno della Missione delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL). Da lì partirà una nuova road map politica che sarà presentata nel prossimo briefing al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

DECISIONE DELLA CORTE DI GIUSTIZIA UE SU PAESI TERZI

In concomitanza dei due eventi, venerdì 1° agosto è arrivata la decisione della Corte di Giustizia europea che si è pronunciata su richiesta del Tribunale di Roma che non ha riconosciuto la legittimità dei fermi disposti nei confronti dei migranti soccorsi nel Mediterraneo e trasferiti nei Cpr in Albania, in particolare nei confronti di due persone provenienti da Egitto e Bangladesh, inseriti dal governo nella lista di Paesi ritenuti sicuri.

Un Paese Ue, secondo la Corte, “può designare Paesi d’origine sicuri mediante atto legislativo, a patto che tale designazione possa essere oggetto di un controllo giurisdizionale effettivo”. Precisando che “Uno Stato membro non può includere nell’elenco dei Paesi di origine sicuri” un Paese che “non offra una protezione sufficiente a tutta la sua popolazione”. “Il cittadino di un paese terzo può vedere respinta la sua domanda di protezione internazionale se il suo paese di origine sia stato designato come “sicuro” a opera di uno Stato membro”  afferma la Corte. Tale designazione può essere effettuata mediante un atto legislativo, a condizione che quest’ultimo possa essere oggetto di un controllo giurisdizionale effettivo vertente sul rispetto dei criteri sostanziali stabiliti dal diritto dell’Unione.

Sentenza contestate, ufficialmente, da Palazzo Chigi con un comunicato pubblicato sul suo portale. “Ancora una volta la giurisdizione, questa volta europea, rivendica spazi che non le competono, a fronte di responsabilità che sono politiche – si legge sul sito del Governo -. La Corte di Giustizia Ue decide di consegnare a un qualsivoglia giudice nazionale la decisione non sui singoli casi, bensì sulla parte della politica migratoria relativa alla disciplina dei rimpatri e delle espulsioni degli irregolari.

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