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Coronavirus, la partita degli aiuti a Roma

Non solo Mosca e Pechino. Anche gli aiuti europei e statunitensi all’Italia nell’emergenza coronavirus. L’approfondimento  Alessandra Giada Dibenedetto

L’emergenza legata alla diffusione del nuovo coronavirus in Italia ha trasformato il nostro Paese nel teatro del confronto internazionale tra diversi attori statali decisi a testare le proprie strategie di riposizionamento globale durante e dopo la pandemia. Infatti, parallelamente alla solidarietà, l’invio di aiuti e le politiche di supporto umanitario sono uno strumento di influenza e soft power di assoluto rilievo, funzionali e supportare gli obbiettivi strategici degli Stati. Dunque, gli aiuti russi non possono essere decontestualizzati rispetto al tentativo di Mosca di riaprire il dialogo con i Paesi del G7, tornare a pieno titolo nel club delle grandi potenze globali ed ottenere sconti e capitale politico da investire nel dossier ucraino, siriano e libico. Allo stesso modo, il supporto cinese rappresenta una naturale appendice dell’esigenza di finalizzare la Belt and Road Initiative, che ha nell’Italia uno dei terminai di destinazione, nonché del bisogno di rilanciare un’immagine internazionale parzialmente macchiata dalle accuse di censura iniziale sulla reale entità del contagio da COVID -19 a Wuhan.

Tuttavia, lo stesso discorso vale anche per altri Paesi fermamente e convintamente parte della famiglia europea e atlantica. Da parte loro, la partita degli aiuti a Roma serve a contrastare le ambizioni russe e cinesi e a cercare di mantenere unita l’UE e la NATO nel momento più difficile della loro storia. Inoltre, non bisogna dimenticare il fatto che nei confronti dei partner europei e atlantici, proprio alla luce del loro status, il popolo italiano nutre ambizioni e aspettative maggiori.

Il clamoroso rumore mediatico degli aiuti cinesi e russi per affrontare l’emergenza coronavirus in Italia ha fatto passare in sordina il più silenzioso supporto fornito da Paesi storicamente alleati di Roma, acuendo il crescente sentimento euro-scettico e anti-atlantista tra i cittadini italiani. In un momento di crisi come quello attuale, ogni tipo di sostegno logistico e politico è ben accetto e le forniture di materiali sanitari ricevute da Mosca e Pechino sono un segno di amicizia largamente riconosciuto e apprezzato in tutta la penisola. Tuttavia, lo scalpore destato dalle immagini di mezzi e personale russo e cinese arrivati sul territorio nazionale ha adombrato le iniziative di altri Paesi UE e NATO a favore dell’Italia.

IL SUPPORTO AMERICANO

Durante queste settimane di crisi, gli Stati Uniti, storico alleato dell’Italia, hanno offerto un ingente supporto a Roma, mobilitando le proprie Forze Armate, ONG, team di scienziati nonché il settore privato nonostante la crescita dell’emergenza in patria. L’Air Force ha donato un sistema mobile che comprende apparecchiature mediche vitali e dieci posti letto e garantisce il supporto a 40 pazienti in 24 ore. L’Esercito statunitense, invece, ha fornito letti e sedie a rotelle alla regione Lombardia. Tali forniture sono rapidamente arrivate da oltreoceano e state ricollocate nelle aree più in difficoltà grazie alla collaborazione di lunga data tra le Forze Armate italiane e statunitensi e all’elevato livello di interoperabilità sviluppato anche in ambito NATO.  Inoltre, la ONG Samaritan’s Purse ha inviato nel nostro Paese un ospedale da campo con 68 posti letti, apparecchiature tecniche e uno staff composto da ben sessanta volontari. Tale ospedale è già operativo a Cremona, una delle città più colpite dall’epidemia di Covid-19. Anche il settore privato statunitense ha dato il suo contributo per sostenere l’Italia. Concertate dalla Camera di Commercio americana in Italia, numerose aziende simbolo degli USA hanno donato in totale ben 12,5 milioni di dollari in aiuti al nostro Paese. In aggiunta, è stata avviata una stretta collaborazione tra medici statunitensi e italiani per approfondire la conoscenza del virus e sperimentare nuove cure e vaccini. Negli ultimi giorni, inoltre, ulteriori iniziative a favore dell’Italia sono state avviate da Washington e durante una telefonata intercorsa il 30 marzo tra Donald Trump e Giuseppe Conte, il Presidente statunitense ha confermato il proprio impegno nel sostenere Roma nella dura lotta al COVID-19. Nel dettaglio, l’inquilino della Casa Bianca ha promesso al nostro Primo Ministro l’invio di ventilatori polmonari (la cui produzione è stata affidata alla General Motors), mascherine e altri materiali sanitari per un totale di circa 100 milioni di dollari in forniture mediche. Il continuo e rinnovato sostegno statunitense all’Italia, quindi, conferma la stabile e duratura amicizia tra i due Paesi.

IL SOSTEGNO DEI PAESI EUROPEI

Allo stesso modo, numerosi Paesi europei, nonostante la rapida diffusione del contagio all’interno dei loro confini, hanno fatto sentire la propria vicinanza all’Italia. La Germania ospita nei propri ospedali della Sassonia 8 cittadini italiani positivi al Covid-19 e anche la Baviera si è resa disponibile ad accogliere nostri connazionali contagiati. Tale gesto di solidarietà è sicuramente di grande aiuto in un momento in cui le strutture sanitarie del nord Italia sono in difficoltà. Berlino, inoltre, ha già inviato 830.000 mascherine, 1.500 tute protettive e un centinaio di ventilatori polmonari e altre spedizioni di materiali sanitari sono previste nei prossimi giorni, tra cui un altro milione di mascherine. Seppur esista un decreto tedesco che blocca l’invio all’estero di materiale utile a gestire la pandemia in atto, nei giorni scorsi il governo ha sospeso tale disposizione per fornire assistenza all’Italia.

Anche la Francia non ha fatto mancare il proprio sostegno all’Italia con la fornitura di un milione di mascherine e 200 mila tute protettive. Gesti di solidarietà sono arrivati inoltre dall’Austria, che ha inviato 1,6 milioni di mascherine e dalla Repubblica Ceca che consegnerà all’Italia 110 mila mascherine e 10 mila tute protettive.

A ben vedere, quindi, i nostri partner tradizionali non si sono tirati indietro nel momento del bisogno; anzi, nei limiti della condizione di crisi diffusa, hanno donato molti materiali utili a gestire l’emergenza.

L’Italia è un Paese membro dell’UE, ma anche fondatore dell’Alleanza Atlantica, la quale, in questi giorni di crisi ha adattato le proprie strutture per supportare quegli Stati più in difficoltà. Sotto il profilo logistico, la NATO ha messo a disposizione i velivoli cargo, che gestisce per conto dei Paesi membri sotto l’ombrello di un programma dedicato, per la fornitura di materiali sanitari a Paesi le cui Forze Armate non dispongono di capacità aeree adeguate. Aeri militari NATO con forniture sanitarie principalmente provenienti dalla Corea e dalla Cina sono atterrati in Romania, Slovacchia e Repubblica Ceca. Inoltre, grazie al Centro NATO di coordinamento della risposta alle catastrofi, è stato possibile inoltrare a tutti gli Stati membri le richieste di forniture di materiali sanitari da parte di Paesi quali la Spagna, il Montenegro e l’Italia e gestire i voli che hanno consegnato tali aiuti.

Per quel che concerne, invece, il ruolo più squisitamente politico, durante il prossimo incontro NATO dei Ministri degli Affari Esteri, che avverrà per via telematica il 2 aprile, è prevista una discussione sul ruolo e l’assistenza logistica che l’alleanza può fornire per far fronte all’emergenza Covid-19. D’altronde, il tavolo dell’Alleanza Atlantica può essere il luogo ideale per condividere esperienze, scambiare informazioni e incrementare le capacità di supporto reciproco e ricerca.

Nel momento di crisi in atto è d’obbligo accettare gli aiuti che la Comunità Internazionale può offrire all’Italia. Accogliere gli aiuti russi e cinesi non preannuncia un ipotetico abbandono italiano della NATO e dell’UE né tantomeno ridiscutere il ruolo italiano al loro interno. Tuttavia, non si può ignorare il fatto che le frenate di alcuni Stati UE sulla possibilità approvare misure espansive e di supporto finanziario ai Paesi economicamente più fragili e più esposti alla pandemia abbia generato malumore e tensioni e, di conseguenza, abbia ridimensionato l’impatto mediatico del supporto logistico e sanitario euro-atlantico a Roma.

L’attivismo di Russia e Cina dovrebbe servire da monito a Washington come a Bruxelles. L’Alleanza Atlantica e l’UE sono organizzazioni internazionali legate non solo da un vincolo politico-economico e militare, ma da un principio di solidarietà che ne cementifica le basi. Pur nelle differenze che sussistono tra i vari Stati Membri, entrambe le organizzazioni possono prosperare e restare unite soltanto se tutti coloro che ne fanno parte sono adeguatamente tutelati. L’indebolimento della fiducia, delle performance economica o della stabilità sociale in uno dei partner rischia di affliggere le organizzazioni nel loro insieme, con conseguenze inimmaginabili. Mosca e Pechino ne sono consapevoli e la loro partita geopolitica si basa anche su questa consapevolezza.

 

Articolo pubblicato su cesi-italia.org

 

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