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Cosa c’entra l’Egitto con la guerra in Ucraina? E perché l’India se la ride?

Egitto Ucraina

La guerra in Ucraina potrebbe far detonare nuove primavere arabe: l’Egitto è tra i Paesi più esposti al rischio “uragano di fame” paventato dall’ONU

E pensare che c’è stato un tempo in cui è stato il “granaio dell’Impero romano”. Oggi l’Egitto è invece il Paese che ne importa maggiormente dalla Russia ma, soprattutto dall’Ucraina ed è quindi quello maggiormente esposto ai continui rincari (ne abbiamo parlato qui).

GUERRA IN UCRAINA, L’EGITTO CHIEDE AIUTO ALL’FMI

“Il rapido cambiamento dell’ambiente globale e le conseguenze della guerra in Ucraina pongono sfide significative per i Paesi di tutto il mondo, compreso l’Egitto”, ha spiegato Celine Allard, capo della missione paese del Fmi, annunciando che il Cairo  ha chiesto il sostegno del Fondo Monetario Internazionale per attuare il suo programma economico globale”. “Un pacchetto di misure attenuerebbe l’impatto di questo choc sull’economia egiziana, proteggerebbe i vulnerabili e preserverebbe la resilienza e le prospettive di crescita a medio termine dell’Egitto”, ha detto Allard. “A tal fine, i recenti passi compiuti dalle autorità per estendere la protezione sociale mirata e attuare la flessibilità del tasso di cambio sono gradite”.

I NUMERI DEL NUOVO BILANCIO

Il governo egiziano ha approvato un progetto di bilancio per l’anno fiscale 2022-2023, che inizia il primo luglio, con un disavanzo previsto del 6,1%. Il governo mira a  portare il rapporto debito lordo-Pil all’80,5% ma primo ministro Mostafa Madbouly ha detto che occorre considerare gli sviluppi economici globali e interni. Per lo stesso motivo, il progetto di bilancio mira a un avanzo primario dell’1,5% con una crescita economica del 5,5%, in calo rispetto al 5,7% preventivato dall’Egitto prima della guerra in Ucraina.

L’ONU: CON GUERRA IN UCRAINA ‘URAGANO DI FAME’ IN EGITTO E ALTRI PAESI ESPOSTI

Come gli economisti di tutto il mondo avevano annunciato, mentre nei Paesi industrializzati l’alto costo delle materie prime si sta traducendo in una ondata di inflazione, in quelli meno strutturati il rischio è che lo shock economico prenda la forma delle proteste per il pane, che in Egitto, a seguito del conflitto in Ucraina, ha visto lievitare drammaticamente i prezzi, a una settimana dal Ramadan. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, in merito ha parlato di un possibile “uragano di fame” destinato a investire i Paesi più esposti. Gli ha fatto eco Gilbert Houngbo, presidente dell’IFAD, il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo è un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite che ha paventato ” un’escalation della fame e della povertà con terribili implicazioni per la stabilità globale”, ha affermato.

LIRA EGIZIANA IN CADUTA LIBERA

E se al mercato tutto costa di più, i mercati, quelli azionari, non sono certo più amichevoli nei confronti dell’Egitto a seguito della fuga degli investitori dalle economie emergenti per la guerra in Ucraina: il Cairo ha così aumentato il suo tasso di interesse di riferimento per la prima volta dal 2017 in una riunione non programmata e ha lasciato che la sua valuta si indebolisse drasticamente mentre si muoveva per assorbire gli shock dalle pressioni inflazionistiche globali.

E L’INDIA SI SFREGA LE MANI

Il ministero dell’Approvvigionamento egiziano ha avviato colloqui con l’India per ottenere il grano che viene meno dai due Paesi in guerra. L’India produce circa 108 milioni di tonnellate di grano all’anno, la maggior parte destinata al mercato interno mentre le esportazioni di grano di Nuova Delhi sono aumentate a 1,74 miliardi di dollari rispetto ai 340,17 milioni di dollari dell’anno precedente.

Il ministero intende poi calmierare i prezzi, offrendo farina al settore privato a 8.600 sterline egiziane a tonnellata, come misura per sostenere il settore privato dopo il tetto dei prezzi sul pane non sovvenzionato. È già la seconda volta che l’India si scopre strategica a livello economico nella guerra tra Russia e Ucraina. Secondo il Financial Times, infatti, Mosca sta trattando con la Banca centrale dell’India su un accordo di interscambio tra rubli e rupie che consentirebbe alle esportazioni della russe di proseguire, a dispetto delle sanzioni di Usa e dell’Unione europea.

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