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Cosa succede al Comitato europeo delle Regioni
Il Taccuino europeo di Enrico Martial per Startmag.it
Come il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione, anche gli altri organi rappresentativi dell’Unione hanno iniziato un nuovo mandato. Il Comitato delle Regioni si è riunito nella sua nuova composizione l’11 e 12 febbraio a Bruxelles, e ha eletto il nuovo Presidente e il primo vicepresidente che lo sostituirà tra due anni e mezzo. Nulla di particolare, salvo qualche scintilla nella delegazione italiana e qualche cambiamento che salta all’occhio.
GLI ITALIANI NELLO SCHEMA DELLE DUE ALLEANZE
Per anni la delegazione italiana (24 membri titolari e 24 supplenti) è stata guidata da sinistra. Diverse regioni sono ora passate a guida leghista o a coalizioni a destra. Enzo Bianco, sindaco di Catania fino al 2018 e presidente della delegazione italiana nel precedente mandato è stato sostituito l’11 febbraio dal leghista Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto (con una reputazione nelle politiche ambientali), in tandem con Alberto Cirio, presidente del Piemonte ed esponente di Forza Italia, che lo sostituirà a metà mandato.
A Bruxelles non sono visti di buon occhio questi accordi tra partiti di destra e dell’estrema destra, poiché tale la Lega è considerata. Nella delegazione italiana il PPE, il PSE e l’ECR (in cui si trovano Lega e Fd’I) hanno pesi simili. Dalla sinistra hanno provato ad accennare a un’alleanza tra PPE e PSE (riproponendo Bianco) ma l’accordo è invece passato in chiave nazionale, tra PPE (cioè Forza Italia) e ECR (cioè Lega e FdI). A quel punto, i rappresentanti del PSE (o del PD) con Enzo Bianco hanno alzato il tono, e non hanno partecipato al voto, minacciando anche assenze future.
Al Comitato delle Regioni il peso delle delegazioni nazionali è assai relativo, contano di più i gruppi politici. In questi due giorni di primo mandato sono state anche composte le commissioni: sono stati eletti Matteo Bianchi, varesino, consigliere comunale di Morazzone, e appunto Enzo Bianco, primi vicepresidenti per la Politica sociale, occupazione e ricerca (Sedec) e Cittadinanza, affari istituzionali (Civex).
SOCIALISTI E POPOLARI, CON QUALCHE CAMBIAMENTO
A dicembre 2019, ancora nel vecchio mandato, PSE e PPE fecero un tentativo per irrigidire le condizioni di costituzione dei gruppi politici, ma l’operazione non passò, anche per defezioni interne. Così, con nel nuovo Comitato delle Regioni è presente anche il gruppo politico dei Verdi.
Non è l’unico segnale di cambiamento: quello più significativo è la sostanziale scomparsa del gruppo storico di personalità che ha dominato il Comitato delle Regioni per i suoi primi 25 anni. L’ultimo esponente di quella stagione è il presidente uscente, Karl-Heinz Lambertz, della regione germanofona del Belgio.
I nuovi presidente e vicepresidente sono invece proprio di un’altra generazione. Il presidente, Apostolos Tzitzikosta, a capo della regione greca della Macedonia, ha 42 anni, ha studiato a Londra e a Washington e come primo impiego è stato staffista al Congresso degli Stati Uniti. Il primo vicepresidente (che lo sostituirà a metà mandato), il socialista Vasco Alves Cordeiro, è Presidente delle Azzorre, una regione con poteri legislativi, ed è agguerrito sui temi regionali.
Il primo mandato del dopo- Brexit registra anche l’assenza di Scozia e del Galles, di cui si ricordano i contributi vivaci e continui: il Comitato è ora composto da 329 membri, e non più da 350.
L’AGENDA DELLE REGIONI
Nell’agenda politica si leggono due grandi temi: le nuove politiche della Commissione e la Conferenza sul futuro dell’Europa. Dopo due anni, la lobby del Comitato delle Regioni sui fondi europei 2020-2027 si sta esaurendo: il Consiglio europeo dovrebbe parlarne il 20 febbraio, forse troveranno un accordo. Ci sono ora le nuove politiche, in particolare il Green Deal e l’innovazione, che hanno diretta relazione con le regioni e le città, per il risparmio energetico nelle abitazioni o la riduzione del CO2 nel traffico urbano, o per il carattere territoriale dei distretti produttivi.
Nei due giorni di lavori, il nuovo Comitato ha però affrontato il secondo grande tema politico in agenda, cioè la Conferenza sul futuro dell’Europa che sarà lanciata il 9 maggio. Cercano di trovare un ruolo, come già avvenne ai tempi della Dichiarazione di Laeken del 2001 che diede avvio alla Convenzione europea. Bisognerà vedere quale sarà, i giochi sono tutti aperti.
Articolo pubblicato su startmag.it