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Cosa succede in Birmania dopo il colpo di Stato

Colpo Di Stato Birmania

Proseguono le proteste dopo il colpo di Stato in Birmania del 1° febbraio. Cosa succederà ad Aung San Suu Kyi e quale la posta in gioco tra Stati Uniti e Cina?

Con un colpo di Stato il 1° febbraio l’esercito birmano ha preso il potere nel Paese. Aung San Suu Kyi e i vertici della Lega nazionale per la democrazia (Lnd) sono stati arrestati e i militari hanno annunciato lo stato di emergenza per un anno. I poteri sono stati trasferiti nelle mani del leader militare Min Aung Hlaing. Ad aver provocato il golpe sarebbe stata l’accusa da parte dell’esercito di frodi elettorali avvenute durante le elezioni di novembre, vinte con una schiacciante maggioranza dal partito di Suu Kyi.

COSA SUCCEDERÀ AD AUNG SAN SUU KYI

La leader della Birmania rimarrà in detenzione provvisoria fino al 15 febbraio, la polizia l’ha accusata di aver importato illegalmente apparecchiature di comunicazione dopo aver trovato nella sua casa sette radio walkie-talkie che non era autorizzata a possedere.

LE PROTESTE E GLI ARRESTI

Da sette giorni vanno avanti ininterrottamente le proteste di massa contro il colpo di Stato e con esse sono continuati gli arresti di funzionari vicini a Suu Kyi. L’esercito, per sedare le proteste, ha anche iniziato a sparare proiettili di gomma contro i manifestanti, ferendo una ragazza che si trova ancora in gravissime condizioni. Secondo quanto riportato dall’Ansa, giovedì i media statali hanno annunciato il rilascio di oltre 23 mila detenuti nell’ambito di un’amnistia, ma il gruppo Assistance Association for Political Prisoners teme che questa improvvisa decisione serva a fare spazio nei penitenziari per i prigionieri politici.

UNA NUOVA LEGGE SULLA SICUREZZA INFORMATICA

L’esercito ha ordinato ai provider del Paese di bloccare l’accesso a Facebook, dopo che il social era stato usato per coordinare azioni di disobbedienza civile. Il regime ha poi decretato la legge marziale in molte zone di Mandalay, la seconda città del Paese. La giunta militare sta inoltre preparando una legge sulla sicurezza informatica che consentirebbe allo Stato di accedere alle informazioni personali degli utenti del web per ragioni di sicurezza e costringerebbe i provider birmani ad allestire spazi per l’archiviazione dei dati dei consumatori.

LE REAZIONI INTERNAZIONALI

Intanto il 2 febbraio, dopo che la comunità internazionale ha condannato il colpo di Stato in Birmania, chiedendo all’esercito il rispetto dell’esito delle elezioni e il rilascio di Suu Kyi e dei leader politici arrestati, il Consiglio di sicurezza dell’Onu si è riunito per una seduta straordinaria.

Durante l’incontro gli Stati Uniti si sono detti pronti a un drastico taglio degli aiuti al Myanmar e a sanzioni mirate contro i vertici militari autori del colpo di Stato, mentre la Cina ha invece posto il veto sulla condanna del golpe da parte del Consiglio, schierandosi così dalla parte dei militari.

Ue e Gran Bretagna hanno chiesto una riunione d’urgenza del Consiglio dei diritti umani dell’Onu che si è tenuta ieri. Le Nazioni Unite hanno condannato l’utilizzo sproporzionato della forza per sedare le proteste.

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