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E3

Cos’è E3, il format europeo che da 20 anni parla con l’Iran 

Il formato tra Francia, Gb e Germania è nato nel 2003 per dialogare con Teheran per fermare l’arricchimento dell’uranio

È il 2003. L’Iraq di Saddam è appena stato invaso dagli Stati Uniti, il Medio Oriente ribolle, e l’Iran – grande nemico del regime iracheno – è sotto i riflettori per il suo sospetto programma nucleare. In questo contesto esplosivo, tre capitali europee decidono di muoversi in tandem: Parigi, Berlino e Londra danno vita al formato E3, un canale diplomatico alternativo e (si spera) più dialogante.

Il battesimo di fuoco arriva nell’ottobre 2003, quando i rappresentanti dei tre Paesi volano a Teheran per convincere gli ayatollah a fermare l’arricchimento dell’uranio. L’obiettivo è ambizioso: evitare un attacco militare statunitense e aprire la strada a un dialogo duraturo sul nucleare. Da allora, l’E3 ha continuato a lavorare (spesso nell’ombra), puntando su diplomazia, pazienza e realpolitik.

L’ACCORDO DEL 2015. POI ARRIVA TRUMP E LO STRAPPO

Il momento di gloria arriva il 14 luglio 2015, con la firma a Vienna del Jcpoa – il Piano d’azione globale congiunto. È l’intesa internazionale più importante mai raggiunta sul nucleare iraniano. Al tavolo non ci sono solo gli E3, ma anche le cinque potenze del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (Cina, Russia, USA, UK e Francia), più la Germania e l’Unione europea. L’Europa sembra tornata protagonista.

Nel 2018, con Donald Trump alla Casa Bianca, gli Stati Uniti si sfilano dall’accordo. È il colpo di grazia: le sanzioni tornano, la fiducia evapora. Il lavoro dell’E3 si complica. Eppure il trio europeo non molla. Continua a tessere la tela, cercando di tenere vivo il dialogo con Teheran e salvare il salvabile dell’intesa di Vienna.

L’UE ENTRA IN GIOCO E IL FORMATO SI ALLARGA

Già nel 2004, per evitare che il dialogo con l’Iran diventasse un affare “a tre” tagliando fuori Bruxelles, l’Unione europea fa entrare in campo Javier Solana, allora Alto rappresentante per la politica estera. Poi arrivano Catherine Ashton e Federica Mogherini, che diventano le voci ufficiali dell’Ue nei negoziati. L’UE si ritaglia così un ruolo di coordinamento stabile, accanto al nucleo originario dell’E3.

Nel tempo, il gruppo E3 si è allargato. Nel 2006 si sono aggiunti Cina, Russia e Usa, mentre all’Onu partivano nuove sanzioni contro Teheran. Ma l’E3 non si è limitato al solo dossier nucleare: ha cominciato a occuparsi anche di crisi come quella siriana, e di casi controversi che hanno segnato le differenze tra Europa e America, come l’uccisione del giornalista saudita Jamal Khashoggi. Oggi il formato E3 è di nuovo in campo. Questa volta a Ginevra, per esplorare ogni possibile spiraglio di trattativa che possa fermare la guerra e riportare l’Iran a un dialogo costruttivo.

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