Un bunker sotterraneo nel cuore del programma nucleare iraniano
Fordow è uno dei siti più strategici e segreti dell’intero programma nucleare dell’Iran. Situato nei pressi della città di Qom, a circa 100 metri sotto una montagna, l’impianto è progettato per resistere a bombardamenti aerei e attacchi missilistici. Proprio questa sua posizione lo rende particolarmente delicato dal punto di vista geopolitico: è qui che l’Iran arricchisce uranio a livelli potenzialmente compatibili con l’uso militare, e da qui – secondo alcuni analisti – potrebbe uscire la prima bomba atomica iraniana.
IL BUNKER SOTTERRANEO FORDOW
Non a caso è stato preso di mira dagli attacchi israeliani di queste ore, con forti esplosioni che sono state registrate nei pressi del sito. Testimoni locali hanno parlato di “tremori del terreno”, e un video diffuso da fonti dell’opposizione iraniana mostra un’esplosione e un incendio lungo la strada Teheran-Qom. A rafforzare la tesi di un attacco militare è stato un evento sismico registrato subito dopo: una scossa di magnitudo 2.5 con epicentro a Qom, a soli 35 km dal sito. Una coincidenza che ha immediatamente sollevato interrogativi sul possibile collegamento tra l’offensiva israeliana e il sisma.
Le prime analisi basate su immagini satellitari, pubblicate dalla società americana Planet Labs, hanno mostrato danni limitati all’impianto. In particolare, si nota il crollo di un muro di contenimento sul fianco della montagna, lungo una delle strade perimetrali del sito. Tuttavia, non sembrano esserci segni evidenti di danni gravi alle strutture sotterranee del centro nucleare.
AIEA: NESSUN DANNO INTERNO RILEVATO A FORDOW
Un aggiornamento ufficiale è arrivato anche dal direttore dell’Aiea, Rafael Grossi, durante una riunione straordinaria del Consiglio dei Governatori. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, al momento non risultano danni agli impianti di arricchimento dell’uranio di Fordow. Diversa la situazione a Natanz, dove è stata distrutta la sezione fuori terra dell’impianto pilota, anche se la parte sotterranea – più grande – ha subito un’interruzione dell’alimentazione elettrica che potrebbe compromettere le centrifughe.
L’OBIETTIVO DI ISRAELE: NEUTRALIZZARE IL PROGRAMMA ATOMICO IRANIANO
Per Israele, però, il sito di Fordow resta un obiettivo prioritario. La sua distruzione – come quella di altri impianti – sarebbe considerata essenziale per rallentare o impedire l’avanzamento del programma atomico iraniano. Secondo alcuni funzionari citati dal Wall Street Journal, Tel Aviv non avrebbe una chiara strategia di uscita e potrebbe essere costretta ad agire ancora se non supportata direttamente dagli Stati Uniti.
L’IRAN NON E’ ANCORA USCITO DAL TNP, “MA LA DECISIONE DIPENDE DA ISRAELE”
Nel frattempo l’Iran non ha ancora deciso di uscire dal Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), ma la valutazione sul farlo o meno dipenderà da come procederà il conflitto con Israele, ha affermato, secondo l’agenzia di stampa ufficiale di Teheran IRNA, il rappresentante iraniano presso l’Aiea Reza Najafi (nella foto). La decisione di uscire o meno dal Tnp dipenderà dagli sviluppi futuri e la responsabilità di qualunque iniziativa in tal senso grava interamente su Israele, ha detto Najafi, esortando il Consiglio dei Governatori – organo direttivo dell’Aiea – a non permettere che il suo primo “fallimento nel fronteggiare le aggressioni conduca a un nuovo insuccesso” e chiedendo passi decisi per una condanna netta di Israele, che ha accusato di “genocidio”.