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Così il Giappone difende le centrali nucleari

Giappone

Dal disastro di Fukushima il Giappone ha ripristinato solo un terzo della sua capacità nucleare, che nel 2030 dovrà generare il 20% dell’energia nel paese. L’articolo di Marco Dell’Aguzzo

Ieri il governo del Giappone ha impugnato la sentenza della corte distrettuale della città di Osaka del 4 dicembre scorso, che ha revocato le autorizzazioni per i due reattori della centrale nucleare di Oi gestiti dal fornitore di energia elettrica Kansai Electric Power.

LE PROSPETTIVE PER KANSAI

L’appello del governo darà probabilmente inizio ad una lunga battaglia giudiziaria, ma permette a Kansai di proseguire le attività nella centrale di Oi fino a quando non verrà emesso un verdetto finale. Senza l’intervento delle autorità centrali, la società – come spiega Argus – si sarebbe ritrovata completamente sprovvista di un output nucleare in un momento dell’anno (l’inverno) in cui la domanda energetica raggiunge il picco.

Kansai ha dovuto rimandare almeno a febbraio la riapertura del terzo reattore della centrale nucleare di Takahama (dalla capacità di 870 megawatt), ma potrebbero essere necessari ulteriori lavori di manutenzione dopo la rilevazione di problemi tecnici al quarto reattore della struttura.

Anche i due reattori della centrale di Oi gestiti da Kansai sono chiusi per regolare manutenzione. Il reattore numero 4 (da 1180 MW) dovrebbe però venire riattivato entro metà gennaio e dovrebbe quindi riprendere le normali operazioni a febbraio. Non è chiara invece la tempistica per la riattivazione del terzo reattore (sempre da 1180 MW).

LE CONSEGUENZE DELLA SENTENZA DI OSAKA

La sentenza della corte distrettuale di Osaka, se confermato, potrebbe avere conseguenze importanti per gli altri reattori nucleari in Giappone. È infatti la prima sentenza che rigetta il protocollo sulla sicurezza dei reattori – che Argus definisce “rigoroso” – introdotto dalle autorità giapponesi dopo il disastro nucleare di Fukushima Dai-ichi del marzo 2011.

I PIANI DEL GOVERNO PER IL NUCLEARE

Nonostante la diffidenza dell’opinione pubblica giapponese dopo i fatti di Fukushima, il governo e il Partito liberaldemocratico (ora al potere con Yoshihide Suga) hanno sostenuto l’industria nucleare nazionale.

Il nucleare infatti è e sarà una fonte importante nel mix energetico giapponese, e il governo ha ribadito che proseguirà con la politica di riattivazione dei reattori che rispettano gli standard di sicurezza elaborati dall’autorità di regolazione. Sempre il governo aveva dichiarato però di non star prendendo in considerazione la possibilità di costruire nuove centrali nucleari.

Tokyo ha intenzione di azzerare le proprie emissioni nette di anidride carbonica entro il 2050. Per il 2030 il nucleare dovrebbe arrivare a generare il 20-22 per cento dell’energia nel paese: una quota leggermente inferiore a quella prevista per le fonti rinnovabili per lo stesso anno (22-24 per cento).

L’OPPOSIZIONE PUBBLICA

Dopo il disastro di Fukushima, in Giappone sono stati intraprese numerose azioni legali per bloccare i reattori nucleari: al momento ci sono circa trenta cause in corso, anche per la chiusura di reattori già autorizzati dall’ente di regolazione sul nucleare.

Da marzo 2011 il Giappone ha ripristinato solo un terzo della sua capacità nucleare di 33.235 megawatt, vale a dire nove reattori su trentatré.

Articolo pubblicato su energiaoltre.it

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