Un’Europa sotto pressione, queste le preoccupazioni delle principali autorità economiche nella delicata e complessa partita sui dazi
Il vento del protezionismo torna a soffiare forte, e stavolta colpisce dritto al cuore dell’economia europea. L’allarme arriva da due fronti di peso: il Fondo Monetario Internazionale e la Banca d’Italia. Entrambi concordano: i dazi non sono più solo una minaccia commerciale, ma una vera e propria scossa tellurica per domanda e offerta. Le parole della direttrice del FMI Kristalina Georgieva e del governatore italiano Fabio Panetta rimbalzano da Dubrovnik a Roma come un campanello d’allarme per le istituzioni europee.
FMI: “I DAZI? UNO SHOCK A DOPPIO TAGLIO”
Parlando alla conferenza sulla crescita e la resilienza dell’Europa sud-orientale, Georgieva ha usato toni decisi: i dazi voluti dagli Stati Uniti colpiscono su due fronti. Da un lato riducono l’offerta nei Paesi che li impongono, spingendo i prezzi verso l’alto. Dall’altro, deprimono la domanda nei Paesi che li subiscono. L’effetto complessivo è uno squilibrio pericoloso per economie già fragili, soprattutto in Europa sud-orientale. Il messaggio? «Restare fermi non è una strategia». Servono riforme, investimenti, e soprattutto banche centrali indipendenti e reattive, capaci di trasmettere fiducia in tempi incerti.
PANETTA: “L’UE NON PUO’ RESTARE IMMOBILE”
Dal canto suo, il governatore Panetta nella sua relazione ha dipinto uno scenario altrettanto inquietante: la corsa ai dazi – accelerata da Donald Trump – sta erodendo le fondamenta su cui si è retto per decenni il commercio globale. Se il trend prosegue, ha avvertito, la crescita mondiale potrebbe perdere quasi un punto percentuale in due anni. E l’Italia? Nonostante segnali positivi sui mercati, è ancora in mezzo al guado. Il nodo energia resta irrisolto, i salari sono fermi ai livelli del 2000, e più del 40% delle imprese esportatrici italiane non avrebbe contromisure nel caso di dazi USA. «Serve intervenire subito» è la linea del governatore.
UN’EUROPA CHE RISCHIA LA PARALISI
Entrambi gli interventi convergono su un punto cruciale: l’Unione europea deve rispondere con una voce unica. Georgieva ha sottolineato come l’unanimità, pur essendo un pilastro del progetto europeo, rischi di diventare un freno. Panetta, invece, ha puntato il dito contro i “particolarismi nazionali” e l’incapacità di completare un vero mercato dei capitali europeo. Sullo sfondo, aleggia il dubbio sul futuro del dollaro come valuta di riferimento mondiale.