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Deforestazione, in arrivo il Sinodo sull’Amazzonia

Allarme deforestazione in Brasile. Papa Francesco organizza il Sinodo sull’Amazzonia. L’articolo di Pietro Mattonai per Affarinternazionali 

Da circa una settimana, la popolazione umana ha consumato le risorse che il nostro pianeta riesce a produrre in un anno. Il famoso Earth Overshoot Day (Eod), ovvero il giorno esatto in cui avviene il sorpasso della curva del consumo sulla curva di produzione, dagli anni Settanta ad oggi ha subito una variazione di quasi quattro mesi. In negativo, naturalmente: se nel 1971 le risorse terrestri terminavano il 21 dicembre, praticamente ad anno ormai concluso, quest’anno si è arrivati al 29 luglio, con un anticipo di tre giorni rispetto al 2018. Uno dei tanti sintomi di quel processo più ampio – il cambiamento climatico – che negli ultimi decenni ha cominciato ad avere un proprio peso specifico anche all’interno delle relazioni internazionali.

E all’interno della crisi socio-ambientale su scala globale, non può non rientrare la crescente deforestazione dell’Amazzonia (secondo evidenze satellitari, ogni minuto viene spazzato via l’equivalente di un campo di calcio). Essa è uno – se non il principale – dei polmoni verdi del pianeta: la Foresta amazzonica ha infatti la capacità di assorbire più anidride carbonica di quanta poi, effettivamente, ne produca. Un asset fondamentale per l’equilibrio ambientale mondiale che, da qualche mese, è in grave pericolo. Stando ai dati forniti qualche giorno fa dall’Istituto Nazionale per la Ricerca Spaziale (Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais, Inpe), sono stati cancellati oltre mille chilometri quadrati di Amazzonia solo nella prima metà di luglio, circa il 70% in più della superficie distrutta nell’intero mese di luglio dello scorso anno.

Numeri non certo casuali. Dal suo insediamento come nuovo presidente della Repubblica del Brasile, l’ex militare Jair Messias Bolsonaro ha perseguito l’obiettivo di trasformare il bacino amazzonico da polmone verde del mondo ad hub produttivo. Il tutto senza curarsi troppo delle popolazioni indigene, che nella Foresta amazzonica vivono, e degli effetti globali di una rapida contrazione della superficie verde dell’Amazzonia. Ed è qui che, giocoforza, entrano in scena le relazioni internazionali: dal prossimo 3 ottobre, in Vaticano, papa Francesco ospiterà numerosi rappresentanti delle comunità locali di laici e credenti per il Sinodo sull’Amazzonia. Un appuntamento che, al di là del valore religioso, avrà sicuramente anche un importante significato (geo)politico.

CAFÉ COM LEITE E SOVRANISMO

Dopo la dominazione portoghese, il Brasile si fece impero nel 1822. Un’esperienza che ebbe a finire poco meno di settant’anni dopo con un colpo di Stato. L’imperatore Pedro II, stanco ed ammalato, venne detronizzato dalla convergenza degli interessi delle oligarchie economiche degli Stati di San Paolo e di Minas Gerais. I produttori di caffè nel primo e gli allevatori e produttori di latte nel secondo, colpiti duramente dall’abolizione della schiavitù, decisero che era giunto il momento di chiudere il capitolo imperiale e dar vita a quella che, fino al 1930, sarebbe stata la Prima Repubblica brasiliana. Che, per la verità, aveva ben poco di democratico: l’alternanza al potere delle élite dei due Stati creò un sistema politico asservito agli interessi dell’industria agroalimentare che, appunto, prese il nome di Café com leite (“Caffè con latte”).

Fatte le dovute proporzioni, il Brasile rischia di trovarsi nuovamente in una simile condizione. I legami tra Bolsonaro e le industrie dell’agro-business, emersi soprattutto durante la campagna elettorale – quando l’allora candidato e attuale presidente immaginava una fusione dei ministeri dell’Agricoltura e dell’Ambiente -, sono innegabili. Una volta eletto, Bolsonaro non è venuto meno alle sue promesse: i vincoli per lo sfruttamento delle risorse e i reati per danni ambientali sono stati gradualmente ridotti, dando così la possibilità alle lobby del settore agroalimentare di investire con maggior forza nel bacino amazzonico. Ciò, naturalmente, accelerandone la deforestazione a fini economici.

Ma non c’è solo questo. Bolsonaro, a più riprese, ha voluto ribadire come il Brasile abbia piena sovranità sulla porzione di Foresta amazzonica che ricade all’interno dei confini dello Stato. Va da sé, dunque, che qualsiasi tipo di iniziativa esogena per il bacino brasiliano dell’Amazzonia rappresenti per Bolsonaro un’interferenza. Ecco perché, commentando il Sinodo convocato da papa Francesco, il presidente ha detto seccamente che “ci stanno rubando l’Amazzonia”. Per il generale Augusto Heleno Pereira, tra i membri del governo più vicini a Bolsonaro, del resto, è un mistero che la stessa foresta sia patrimonio dell’umanità Unesco: “L’Amazzonia è brasiliana, patrimonio del Brasile e dovrebbe essere gestita dal Brasile e per ad esclusivo beneficio del Brasile”, ha detto di recente.

VISIONI CONTRAPPOSTE E PRIORITÀ INCOMPATIBILI

Il Sinodo dell’Amazzonia di ottobre è parte integrante del progetto globale del pontificato di Francesco. Il Papa, con la pubblicazione dell’enciclica Laudato Si’ del 2015, ha gettato le basi per quella che lo stesso Bergoglio definisce “ecologia integrale”, paradigma non solo ambientale, ma anche – e soprattutto – sociale ed economico. Il pianeta – o, per utilizzare un termine più religioso, “il Creato” – è un sistema fortemente interconnesso, dove non si può procedere a distinzioni di competenza, sovranità e giurisdizione. La crisi socio-ambientale ha ripercussioni mondiali e non è circoscrivibile ai soli Stati nazionali: per questo, nella Laudato Si’, il Rio delle Amazzoni è “arteria del continente e del mondo”. Non (solo) brasiliana.

Un passaggio che è ripreso anche nel documento di lavoro per il prossimo Sinodo. Papa Francesco, come ormai noto, è fautore di un’agenda internazionale e mondialista: le crisi ambientali, alle quali si legano intimamente anche quelle migratorie, devono essere affrontate con un approccio multilaterale. Visione totalmente opposta, come si è visto, a quella di Bolsonaro. Anche in termini di priorità: mentre il Sinodo verterà molto sulle questioni sociali legate alla deforestazione dell’Amazzonia, per il presidente quest’ultima è tappa necessaria per garantire maggior sviluppo al proprio Paese. Due linee rette che, probabilmente, non riusciranno mai ad incontrarsi.

 

Articolo pubblicato su Affarinternazionali.it

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