Nodo finanziamenti sulla difesa comune in Ue, tra chi è favorevole all’emissione di eurobond e chi invece si aggrappa all’austerità. Si riaffaccia anche l’ipotesi Mes
Si accelera a Bruxelles sulla Difesa comune, ma il cammino è tutt’altro che lineare. Sul principio di base – rafforzare le capacità militari europee dopo anni di pace – c’è un consenso di massima tra i 27. Il problema è quando si passa ai dettagli, e le divisioni emergono tutte. Gli interrogativi, ai quali serve trovare una risposta, sono i più elementari: chi deve pagare? Come finanziare gli investimenti? E quanto spazio lasciare agli alleati extra-Ue, come Stati Uniti e Regno Unito? Il dibattito in corso al Consiglio europeo di Bruxelles mostra un’Europa divisa in blocchi, con alleanze variabili su ciascun punto chiave.
L’UCRAINA E LA STRATEGIA DELLA ‘PACE ATTRAVERSO LA FORZA’
Uno dei temi centrali della discussione è il sostegno all’Ucraina. I leader europei hanno ribadito il loro “incrollabile sostegno” a Kiev, approvando le conclusioni del vertice a 26. L’unica eccezione è l’Ungheria di Viktor Orban, che ha nuovamente espresso il suo dissenso, opponendosi alla strategia europea di ottenere la pace attraverso il rafforzamento militare ucraino. “Il Consiglio europeo ribadisce il suo continuo e incrollabile sostegno all’indipendenza, alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina”, si legge nelle conclusioni. Il messaggio a Mosca è chiaro: l’Ue continuerà a finanziare e armare l’Ucraina finché sarà necessario.
FALCHI E COLOMBE, IL NODO DEI FINANZIAMENTI
Il punto più spinoso della discussione riguarda il finanziamento della difesa comune. Da un lato, i Paesi baltici, la Polonia e i nuovi membri della Nato – Finlandia e Svezia – spingono per un’Europa “sicura, armata e unita contro la minaccia russa”, come dichiarato dal premier polacco Donald Tusk. Per loro, la priorità è aumentare il bilancio militare europeo, anche a costo di sforare i vincoli di bilancio.
Dall’altro lato, il fronte dei “frugali” – guidato da Olanda, Germania e Austria – si oppone a qualsiasi allentamento fiscale. L’Ungheria si schiera con loro, soprattutto dopo il congelamento dei fondi del PNRR da parte di Bruxelles.
EUROBOND O AUSTERITA’? LA SPACCATURA TRA NORD E SUD
Italia, Francia e Grecia guidano il gruppo dei Paesi favorevoli all’emissione di eurobond per finanziare la difesa. Questa soluzione permetterebbe di distribuire il costo degli investimenti su tutta l’Unione, evitando di pesare sui singoli bilanci nazionali. Ma il fronte nordico, capeggiato da Berlino, Amsterdam e Vienna, boccia la proposta, temendo un aumento del debito comune. L’ipotesi di utilizzare il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) per finanziare il riarmo è anch’essa oggetto di scontro: i frugali non ne vogliono sapere, mentre la Commissione europea la considera una via percorribile.
MADE IN EUROPE: FRANCIA ISOLATA
Un altro punto critico è la proposta francese di privilegiare l’industria della difesa europea, escludendo i fornitori extra-Ue. Parigi spinge per una clausola di “Made in Europe” che favorisca solo le aziende del continente, ma la maggior parte dei grandi Paesi – Germania, Italia, Polonia e Olanda – preferisce una filiera più flessibile, che includa anche partner strategici come Stati Uniti e Regno Unito. La Commissione sembra poco incline a modificare la proposta attuale, ma la pressione della Francia potrebbe complicare il negoziato.
VERSO UNA SINTESI POSSIBILE?
Nonostante le divergenze il vertice di Bruxelles conferma che l’Europa è determinata a rafforzare la propria difesa. La domanda è: a quali condizioni? Le discussioni in corso delineano un compromesso ancora lontano, con alleanze fluide e interessi divergenti.