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Digital Markets Act e Digital Services Act, cosa sono e cosa cambia per le big del tech
Il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva Digital Markets Act e Digital Services Act, pacchetti a favore dei consumatori che non piaceranno certo ai colossi del Web. Ecco perché
Sono 612 le aziende, i gruppi di interesse e le associazioni di imprese che esercitano pressioni sulle politiche dell’economia digitale dell’Ue, per una spesa complessiva annuale di oltre 97 milioni di euro con l’obiettivo di essere determinanti in ciò che viene deciso nella sala dei bottoni comunitaria. “Ciò rende la tecnologia il più grande settore di lobby dell’Ue davanti a farmaceutico, combustibili fossili, finanza e chimica”, si legge nel report “The Lobby Network- Big tech’s web of influence in the Eu”, curato dal Corporate Europe Observatory e Lobbycontrolt. Questo però non ha impedito all’Europarlamento di varare due pacchetti pro-consumatori molto invisi ai colossi della Silicon Valley (com’è noto, infatti, sono quasi tutti statunitensi): Digital Markets Act e Digital Services Act.
COSA CONTIENE IL DIGITAL SERVICES ACT
La legge sui servizi digitali (DSA) mira a porre un freno alla diffusione di contenuti illegali e fake news imponendo nuovi obblighi per i fornitori di servizi digitali come i social network che vanno dal dover reagire rapidamente, nel rispetto dei diritti fondamentali, come la libertà di espressione e la protezione dei dati, al potenziamento della tracciabilità e dei controlli sugli operatori commerciali nei mercati online per garantire la sicurezza dei prodotti e dei servizi, con l’impegno a effettuare controlli casuali dell’eventuale ricomparsa di contenuti illegali. Le piattaforme online più note e i motori di ricerca più trafficati (a partire da 45 milioni di utenti mensili) dovranno rispettare obblighi più rigorosi applicati dalla Commissione con particolare riferimento alla diffusione di contenuti illegali, agli effetti negativi sui diritti fondamentali, sui processi elettorali e sulla violenza di genere o sulla salute mentale e l’obbligo di sottoporsi ad audit indipendenti.
Bruxelles, in ambito profilazione dei cookies, raccolta informazioni e adv mirate sull’utente, chiede a tutti gli operatori più trasparenza con particolare riferimento all’uso di algoritmi per la raccomandazione di contenuti e ribadisce il divieto di pratiche ingannevoli e di alcuni tipi di pubblicità mirata, come quella rivolta ai minori e quelle basate su dati sensibili. Saranno inoltre vietati i cosiddetti “modelli occulti” (dark pattern) e le pratiche ingannevoli volte a manipolare le scelte degli utenti. Gli operatori dovranno anche consentire l’accesso ai propri dati e algoritmi da parte delle autorità e dei ricercatori autorizzati.
COSA CONTIENE IL DIGITAL MARKETS ACT
La legge sui mercati digitali (DMA) stabilisce obblighi per i cosiddetti “gatekeeper” (controllori dell’accesso) al fine di garantire un ambiente commerciale più equo e più servizi per i consumatori. Insomma, chi fa la vetrina nei negozi virtuali online non deve discriminare. Per questo i “gatekeeper” dovranno consentire a terzi di interagire con i propri servizi, ovvero le piattaforme più piccole potranno chiedere alle piattaforme di messaggistica dominanti di consentire ai propri utenti di scambiare messaggi, inviare messaggi vocali o file da un’app di messaggistica all’altra. In questo modo gli utenti avranno una scelta più ampia ed eviteranno il cosiddetto effetto “lock-in”, ovvero la limitazione a una sola app o piattaforma.
Tra i nuovi obblighi per i gatekeeper anche consentire agli utenti commerciali di accedere ai dati che generano nella piattaforma del gatekeeper, per promuovere le proprie offerte e concludere contratti con i propri clienti al di fuori della piattaforma del gatekeeper. Inoltre, i “gatekeeper” non possono più: classificare i propri prodotti o servizi in modo più favorevole rispetto a quelli di altri operatori del mercato (autoagevolazione); impedire agli utenti di disinstallare facilmente qualsiasi software o applicazione pre-installata, o di utilizzare applicazioni e app store di terzi; elaborare i dati personali degli utenti a fini di pubblicità mirata, senza il loro esplicito consenso. Se un gatekeeper non rispetta le regole, la Commissione può imporre ammende fino al 10% del suo fatturato mondiale totale dell’esercizio finanziario precedente, o fino al 20% in caso di inadempienza reiterata.
L’ENTRATA IN VIGORE DEI DUE PACCHETTI
Una volta adottati ufficialmente dal Consiglio (per quanto riguarda il Digital Services Act si prevede nel corso del mese di luglio mentre il Digital Markets Act a settembre), entrambi gli atti saranno pubblicati nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea ed entreranno in vigore venti giorni dopo la pubblicazione.
Il regolamento sui servizi si applicherà quindici mesi dopo l’entrata in vigore o dal 1° gennaio 2024 successivamente all’entrata in vigore (qualunque sia la data posteriore). Per quanto riguarda gli obblighi per le piattaforme e i motori di ricerca online di grandi dimensioni, le nuove norme si applicheranno prima (quattro mesi dalla loro designazione da parte della Commissione).