Flessibilità, incentivi e revisione anticipata delle regole sulle emissioni: l’Ue lancia il nuovo piano auto che conferma lo stop ai motori termici nel 2035
Bruxelles traccia la rotta per il futuro dell’automotive. La Commissione europea ha ufficializzato il Piano d’Azione per il settore, confermando il divieto di vendita per le auto a combustione interna dal 2035. Ma c’è una novità: la revisione del regolamento sulle emissioni di CO₂ sarà anticipata al secondo semestre del 2025. Una mossa che arriva dopo settimane di trattative con governi e industria, con l’Italia in prima linea nel chiedere maggiore flessibilità per tutelare il comparto.
NEUTRALITA’ TECNOLOGICA, SPAZIO ANCHE AI BIOCARBURANTI
Uno degli aspetti centrali del nuovo piano Ue è l’inserimento del principio di neutralità tecnologica, che apre alla possibilità di nuove soluzioni alternative ai motori elettrici. Oltre agli e-fuels, richiesti dalla Germania, si riaccende anche il dibattito sui biocarburanti, fortemente sostenuti dall’Italia. “Valuteremo quali altre tecnologie potranno avere un ruolo” ha dichiarato il commissario ai Trasporti, Apostolos Tzitzikōstas, lasciando aperta la porta a sviluppi futuri nel post-2035.
MULTE PIU’ FLESSIBILI PER I PRODUTTORI DI AUTO
Un’altra concessione importante riguarda la flessibilità sulle multe per le case automobilistiche. Per evitare il rischio di sanzioni immediate – stimate dal settore tra 15 e 16 miliardi di euro – Bruxelles ha deciso di modificare il meccanismo di valutazione della conformità alle norme sulle emissioni: non sarà più basato su un solo anno, ma su una media calcolata su tre anni (2025-2027).
IL PIANO UE PER L’AUTO TRA INCENTIVI E INVESTIMENTI
Per stimolare la domanda di veicoli elettrici e garantire la competitività dell’industria europea, la Commissione ha delineato inoltre una serie di misure. Tra queste: incentivi all’acquisto di auto elettriche a livello nazionale ed europeo; schemi di leasing sociale per veicoli nuovi o usati; elettrificazione delle flotte aziendali, che rappresentano il 60% del parco auto dell’UEe; investimenti in infrastrutture di ricarica, con 500 miliardi di euro destinati a nuove colonnine, soprattutto per i mezzi pesanti; sostegno alla produzione di batterie europee, con un fondo da 1,8 miliardi di euro; 1 miliardo di euro per l’innovazione, con particolare attenzione ai veicoli connessi e autonomi.
CRITICHE E REAZIONI POLITICHE
Le reazioni al piano sono state contrastanti. L’Associazione europea dei produttori di auto ha riconosciuto i passi avanti nella direzione di un approccio più pragmatico, ma ha sottolineato l’urgenza di misure più concrete per potenziare la rete di ricarica e sostenere la domanda.
Sul fronte politico, l’Italia ha rivendicato il risultato ottenuto. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha parlato di una vittoria parziale, affermando che il governo ha “costretto Bruxelles a rimuovere la trappola delle multe e ad anticipare la revisione”, ribadendo però la necessità di “superare la follia del Green Deal”.
Dall’Europarlamento, invece, le reazioni sono state critiche. Carlo Fidanza (FdI) ha definito il piano “deludente”, Paolo Borchia (Lega) lo ha giudicato “insufficiente”, mentre Salvatore De Meo (Forza Italia) ha chiesto di riconsiderare lo stop ai motori termici. Anche i Verdi e il Movimento 5 Stelle hanno espresso insoddisfazione, con i pentastellati che hanno annunciato una mobilitazione il 21 marzo a Torino per chiedere maggiori investimenti nel settore.